Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Primo Piano
PD, UN PARTITO SENZA VOGLIE
Dopo gli anni rivoluzionari di Renzi, scelta la normalità, la quiete.
Leggo continuamente di proteste di elettori e iscritti Pd contro il nuovo segretario Pd, Nicola Zingaretti. Errore. È stato eletto con una larghissima maggioranza e con buone ragioni. Dopo i lunghi anni renziani durante i quali il Pd era stato chiamato a sfidare il mondo, con Zingaretti è stata scelta la quiete, la normalità.
Laura Betti e il poeta Franco Fortini, canterebbero di un partito “senza voglie” e di “voglie senza sbagli”: via la vocazione maggioritaria, i poveri saranno protetti, i ricchi un po’ redarguiti, con i 5 stelle si vedrà (mica sono tutti cattivi), i sindacati abbracciati come bravi compagni di viaggio, nessuno sarà escluso, tutti avranno un posto vicino al comandante in capo.
La rivoluzione, se quella renziana questo voleva essere, è finita. Non a caso lo stesso Renzi ha inaugurato uno dei suoi periodi Zen: che accada quello che deve accadere.
Il popolo Pd ama soprattutto due cose: stare insieme e sentirsi un po’ migliore rispetto al resto del mondo. Zingaretti, con la sua faccia bella larga, e le sue frasi spesso prive di alcun significato, è l’immagine plastica di tutto ciò. Vecchi compagni stanno tornando a casa, i programmi sono vaghi e mai definitivi, netti. La prossima settimana, probabilmente, ci sarà anche il sorpasso sui 5 stelle.
Aveva dunque ragione Prodi: senza alleanze larghe non si vince in Italia. Lui ha vinto due volte contro Berlusconi, poi non l’hanno lasciato governare, ma questa è un’altra storia.
Inutile girarci intorno: quello di Zingaretti sarà un Pd vincente, che tornerà sugli spalti e che farà da onorevole competitor al centrodestra salviniano. Salvo poi frantumarsi nei momenti decisivi (ad esempio sulla possibile alleanza con i 5 stelle).
Il Pd di Zingaretti chiede solo di esistere e di non essere dimenticato.
E l’idea di cambiare l’Italia, di farne una moderna democrazia competitiva? Ma questa era la rivoluzione renziana, archiviata. C’è ancora chi pensa a queste cose?