Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Matteo Salvini esce dall’hotel Bagni di Pisa, un gruppo di giovani srotola uno striscione “San Giuliano antifascista”, subito si uniscono militanti della sinistra, antifascisti, compagni che insieme cantano “Bella ciao”, con i paesani che ringraziano per questa presenza figlia della cultura partigiana.
Il “Capitano” (scortato) della Lega, ma per qualcuno dell’opposizione è un “gerarca minore”, attraversa la piazza affollata e sale sul palco per un format che si ripete quasi identico in varie città.
Introduzione della Ceccardi, comizietto di sette-otto minuti, selfie di rito e colazione con il candidato sindaco e Matteo Salvini.
L’obiettivo è chiaro: dopo Cascina e Pisa, chiudere il triangolo “rosso” con San Giuliano, obiettivo più difficile da raggiungere perché la coalizione per Di Maio Sindaco vede anche la presenza della lista Sinistra unita.
Grazie San Giuliano, dice la Ceccardi, ma di sangiulianesi in piazza non se ne sono visti molti.
Accanto al palco, un manifesto antirazzista:
“Prima le persone” della Sinistra unita, presente anche con un volantinaggio: “San Giuliano Terme medaglia d’argento al valore civile per solidarietà e accoglienza”, e frasi antifasciste affisse accanto ai manifesti della Lega, ma nessun momento di tensione.
Salvini prende il microfono, ha la voce roca per i comizi in Emilia Romagna, e subito sfotte i democratici e gli antifascisti, “nipotini sfigati dei partigiani”, dirà più avanti.
Poi dice: “Se difendere i confini e la sicurezza degli italiani significa esser razzisti, io sono orgogliosamente razzista”, frase che ha detto già diverse volte e qualcuno prima di lui la sparò anche più grossa, ma era un duce vero e non un “gerarca minore”, però ogni volta che Salvini esibisce la parola “razzista” e ci mette a fianco anche “orgogliosamente” racimola applausi dei fan più scatenati, in realtà fa confusione e agita gli animi, perché i nostri confini non sono assediati e le città sicure si fanno con le persone libere e solidali.
E soprattutto usa un linguaggio che ammicca alla xenofobia.
Fa della facile ironia
“Qui a San Giuliano c’è un Di Maio da cambiare a Roma c’è un Di Maio con cui lavorare”, poi in modo rozzo attacca la stampa: “non li legge più nessuno i vostri cazzo di giornali” e rispunta la battuta contro i suoi bersagli preferiti:
"Piuttosto che guardare Fazio e la Gruber o vedere certi Tg preferisco guardare Peppa Pig con mia figlia".
Risate tra i fan, arriva anche un bravo!
Sentire un ministro della Repubblica esprimersi così torna in mente la vecchia battuta di Bossi: “Con il tricolore mi ci pulisco il culo”.
Tocca il punto della castrazione chimica, provvedimento inefficace, ma Salvini sa che gli porta voti, così come la legge sulla legittima difesa che apre il rischio di privatizzare la giustizia, compito che spetta in primis dello Stato.
Poi si dice contrario al Canapisa, riprende il tema delle pensioni e rilancia la flax tax, la tassa piatta che favorisce i ricchi, ironizza contro Saviano, la gente ride, “va bene - dice - perché un sorriso allunga la vita”, infine ritorna sul governo, precisa che andrà avanti per quattro anni, attacca la magistratura e conclude con il solito slogan “Prima gli italiani”, le solite battutine sui comunisti, le telecamere nelle scuole e fa la proposta, non molto nuova perché ne aveva già parlato la Gelmini, di reintrodurre i grembiulini ai bambini e alle bambine “in nome del rispetto e della parità in classe”.
Basta pensare a tutti i problemi delle scuole e alle diseguaglianze geografiche tra le varie scuole per rendere questa proposta involontariamente ironica.
Stoccata finale: “Gli unici razzisti che conosco stanno a sinistra. A casa Di Maio, qua. Qualcuno vuol fare una foto?”. Una voce: “Dove passo”. Salvini: “A destra, come sempre, a destra”.
Quest’ultima è l’unica cosa che condividiamo del comizietto elettorale di Salvini a San Giuliano.
La coalizione capeggiata dalla Lega, partito più vecchio d’Italia, passa per nuovo ma esiste da più trent’anni, è la peggiore destra che ci troviamo di fronte.
E questo ora è più evidente, ci pare.