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Segnalato il primo terremoto sul Pianeta rosso
Il lander Mars InSight della NASA ha misurato e registrato per la prima volta in assoluto un 'probabile' terremoto su Marte.
Perchè 'probabile'?
Il debole segnale sismico, rilevato dal sismometro SEIS (Seismic Experiment for Interior Structure) del lander, è stato registrato il 6 aprile scorso.
Dopo il primo, comprensibile entusiamo, una verifica era quindi d'obbligo.
Si tratta infatti del primo 'tremor', il primo segno di un'attività sismica mai osservata e registrata prima d'ora, che sembra proprio provenire dall'interno del pianeta, anziché essere causato da forze che si manifestano sulla superficie del Pianeta rosso, come, ad esempio, il forte vento.
Foto del sismometro SEIS, scattata il 110° giorno marziano o sol 110
(crediti: NASA / JPL - Caltech)
Gli scienziati, comunque, stanno ancora esaminando i dati per determinare la causa precisa di questo segnale e da probabile trasformarlo in certo.
La notizia è stata data dall'Agenzia spaziale francese Cnes, che gestisce il sismometro.
Il nuovo evento è troppo debole per fornire dati sull'interno del pianeta, che è uno degli obiettivi della sonda InSight.
La superficie marziana, al contrario della superficie terrestre, che trema di continuo a causa delle onde d'urto provocate da oceani, tempeste, agenti atmosferici e quant'altro, è estremamente silenziosa, consentendo al SEIS di percepire rumori anche debolissimi.
“Finora abbiamo registrato solo rumore di fondo, ma questo primo evento apre ufficialmente un nuovo campo, la sismologia marziana”, dichiara Bruce Banerdt, ricercatore del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, a Pasadena.
“Questo evento, denominato anche Martian Sol 128, ha dimensioni e durata simili ai sismi rilevati sulla superficie lunare dalle missioni Apollo”, aggiunge Lori Glaze, direttore della divisione Planetary Science presso la NASA.
Per inciso, si ricorda che il Sol corrisponde alla durata del giorno medio su Marte, (circa 37 minuti più lungo del giorno terrestre), misura utilizzata dalle sonde spaziali nel determinare la durata delle missioni.
Furono cinque i sismometri installati sulla Luna dagli astronauti tra il 1969 e il 1977. La loro presenza rivelò migliaia di piccoli sismi lunari, che evidenziarono un'attività sismica del nostro satellite naturale di cui non si sospettava prima di allora.
Il sismometro di InSight, installato su Marte il 19 dicembre scorso, consentirà una raccolta di dati con cui poter intrepretare il modo di formazione di altri mondi, quali la Terra e la Luna.
Altri tre segnali sismici si sono verificati il 14 marzo (Sol 105), il 10 aprile (Sol 132) e l'11
aprile (Sol 133). Rilevati dai sensori Very Broad Band, i più sensibili del SEIS, questi segnali erano persino più deboli dell'evento Sol 128, e di origine da definire.
Il team continuerà comunque a studiare questi eventi per cercare di individuarne la causa.
Indipendentemente, però, dalla causa che lo ha prodotto, il segnale Sol 128 resta di fatto una pietra miliare di non poco conto per gli scienziati.
“Abbiamo atteso per mesi un segnale come questo”, dichiara Philippe Lognonnè, responsabile del team SEIS presso l'Institut de Physique du Globe di Parigi (IPGP). “E' veramente eccitante avere la prova che Marte è ancora sismicamente attivo”.
Sulla Terra la conoscenza dei fenomeni tellurici è purtroppo diffusa e sappiamo che la loro origine è spesso collegata al movimento delle placche tettoniche.
Marte e la Luna, però, pur non avendo placche tettoniche, sperimentano ancora terremoti; causati, nel loro caso, da processi di raffreddamento e contrazioni della crosta, fonti di accumulo di forte stress che, aumentando nel tempo, arriva poi al punto di rottura e genera un terremoto.
Rilevare questi piccoli terremoti ha richiesto, ad ogni modo, un grande sforzo ingegneristico.
Sulla Terra, infatti, i sismometri sono spesso isolati e protetti contro le variazioni di temperatura e le condizioni meteo instabili.
Così, lo strumento InSight è stato attrezzato con ingegnose barriere isolanti per esser protetto dai cambiamenti estremi della temperatura marziana e dai forti venti della superficie.
La missione InSight è supportata da un discreto numero di partner europei, tra cui il CNES, che ha fornito il SEIS alla NASA, l'IPGP, l'Istituto Max Planck per la ricerca sul sistema solare, l'ETH di Zurigo, per citarne solo alcuni.