Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Uno sguardo molto indietro nel tempo in questo incontro speciale di Valdo:
Arrivava alla latteria di Via Manzoni con la sua caratteristica camminatura dondolante; basco blu in testa, giacchetta super abbondante per la sua esile corporatura, babuccie ai piedi.
Sempre disponibile per piccoli servizi che di norma erano gli acquisti di giornali in Piazza del Carmine o negli altri negozi della zona.
Una sosta obbligata era anche con il posteggiatore di biciclette che aveva la sede accanto al cinema estivo dove poi sorse la Upim nel 1966. Era un uomo grasso e pacioccone che stava ben comodo su di una sdraio da spiaggia posizionata sul marciapiede esterno.
Informato su tutti i pettegolezzi della zona e soprattutto sulla bontà dello spettacolo delle compagnia che si esibivano nel vicino Teatro Italia.
Titino si fermava a parlare volentieri con tutti, dal macellaio Rovini e da Pompilio il mitico negozio di alimentari.
Anche con noi ragazzi fraternizzava perché sapeva che poi avrebbe ricevuto le 10 lire per la recita a memoria di alcune preghiere.
Ma se l’ascoltatore intendeva distrarsi o sorridere, si arrabbiava molto e di scatto se ne andava rinunciando all’offerta.
Era tutto sommato orgoglioso.
Titino era ospite dell’Ospizio che a cavallo degli anni ’60 aveva sede in Corso Italia dove ora ci sono alcune banche.
Accanto negozi e bar ad un piano che hanno fatto posto al complesso San Domenico.
Nella latteria spesso se ne stava in silenzio a guardare la televisione insieme a noi; il locale aveva il banco sulla sinistra entrando mentre nel centro e a destra erano posizionate le sedie per assistere agli spettacoli televisivi.
Era sempre piena la stanza; all’epoca poche famiglie avevano il televisore in casa.
Nel pomeriggio vedevamo la TV dei ragazzi e dopo cena c’erano i grandi che assistevano alle commedie, al film una volta alla settimana e soprattutto al Musichiere con Mario Riva.
Il Giovedì era un giorno speciale perché occorreva prenotare: c’era Mike Bongiorno con il suo Lascia e Raddoppia e bisognava accontentarci a volte anche di un posticino in piedi.
Il grande televisore in bianco e nero era montato su una alta pedana in ferro e ben visibile da tutte le parti.
In estate la latteria si movimentava alla sera con gli spettatori del cinema estivo Manzoni che numerosi venivano a gustare il buon gelato prodotto in maniera artigianale dalle due donne titolari dell’attività.
Ma Titino non poteva assistere alle proiezioni perché al tramonto era obbligato a ritornare al ricovero.
Titino aveva uno sguardo dolce ma penetrante; sempre ben curato e gentile si faceva perdonare qualche sua sfuriata di troppo.
Non ricordo se per il trasferimento dell’Ospizio o per altri motivi, di Titino non si ebbero più notizie.
Così un altro caro personaggio tipico di Pisa ci ha lasciato in silenzio.
Ma il buon Titino resterà nei ricordi delle tante persone che lo hanno conosciuto.