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È possibile dipingere il silenzio?
Gavia ci prova con le immagini dei mondi che lo evocano.

In un tempo fatto di parole, porre l’attenzione sul silenzio è riflettere su quello che forse più manca oggi: l'ascolto, il saper ascoltare. 
Questa nuova mostra di Gavia vuole essere come l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
diMarcella B Serpi
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Di Daniela Sbrollini, senatrice
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Di Umberto Mosso
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Di Mario Lavia
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Di Mario Lavia
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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E settembre vien danzando
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ci porta?
Tante uve, bianche e nere
fichi e mele con le pere
e di zizzole .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Fernando Bezzi
Vogliamo andare dalla padella nella brace?

19/8/2019 - 14:23

Vogliamo andare dalla padella nella brace?

 

Il governo istituzionale ha il solo scopo di impedire a Salvini di fare una manovra tutta a debito che ci porterebbe automaticamente fuori dall’Europa. Non si tratta di salvare Renzi e la Boschi ma di evitare il naufragio del Paese

Diciamo la verità. Da un punto di vista teorico se c’è una crisi di governo la soluzione migliore è quella di andare alle elezioni. Soprattutto se, come ora, siamo in presenza di una maggioranza potenziale, nel nostro caso quella di centrodestra.
Il ragionamento non farebbe una grinza  se fossimo all’interno di una repubblica presidenziale, o semi-presidenziale, dove gli elettori scelgono, con una legge elettorale maggioritaria, sia il governo che il premier.  Noi però, grazie anche ai tanti che si sono sempre opposti ad ogni e qualsiasi modifica costituzionale, siamo all’interno di un sistema parlamentare dove i partiti sono eletti con una legge sostanzialmente proporzionale. Le maggioranze insomma si formano in Parlamento e a poco o niente valgono le forme e i modi con cui i vari partiti si sono presentati alle elezioni. L’esempio l’abbiamo avuto sotto gli occhi in quest’ultimo scorcio di legislatura.

Lega e 5Stelle si erano presentati al voto su fronti ferocemente contrapposti. Una volta in parlamento però, avendo constatato che nessuno aveva raggiunto una maggioranza utile per governare, hanno fatto un accordo ed espresso un governo che l’elettorato non aveva minimamente scelto.
Ora a fronte della crisi il Presidente della Repubblica ha il dovere costituzionale di verificare se, in questo parlamento, c’è un’altra maggioranza oppure se ci sono le condizioni perché la vecchia maggioranza si possa ricomporre.

Quest’ultima possibilità appare alquanto remota. Potrebbe invece emergere una maggioranza non politica ma istituzionale. La differenza, anche se quasi tutti, più o meno interessati, fanno finta di niente, non è di secondaria importanza. Una maggioranza politica si forma su un progetto di sviluppo condiviso, si guarda insomma al futuro a medio o lungo termine. Uno o più partiti si mettono insieme per collocare un paese in un determinato quadro di alleanze internazionali, per fare alcune scelte di politica economica, per assicurare un determinato sviluppo sociale e così via. Una maggioranza istituzionale invece nasce per affrontare un’emergenza.

A fronte di un pericolo imminente le varie forze politiche accantonano le loro differenze e si mettono insieme per raggiungere un determinato obiettivo. Può essere il caso estremo di una guerra oppure di un attacco terroristico oppure il precipitare della situazione economica.
Quest’ultimo è il caso che si sta verificando oggi in Italia. Come ha illustrato con la solita competenza il prof. Petretto , nel giro di due/tre mesi l’Italia sarà chiamata a fare scelte economiche di vitale importanza. Valuti ognuno se, oggi come oggi, c’è o no l’esigenza di “mettere ordine nei conti pubblici”. Noi crediamo di sì. Naturalmente bisogna poi vedere se fra i possibili sostenitori di questo ipotizzato “governo istituzionale” c’è la condivisione degli obiettivi. Ma questo è un passo successivo, tutto da verificare. Resta comunque, prima di ogni decisione di andare al voto,  il dovere costituzionale di esplorare una simile ipotesi.
C’è poi da fare un’altra considerazione di carattere politico. Se forzando la prassi e le norme si andasse alle elezioni in tempi rapidi si avrebbe la quasi matematica certezza di una vittoria schiacciante del centro-destra a trazione sovranista fasista. Il che vorrebbe dire, a proposito della preventivata manovra economica, che assisteremmo all’ adozione di tutte le misure “a debito”, come più volte ha preannunciato Salvini. Il che avrebbe come conseguenza il raggiungimento del tanto sbandierato obiettivo di avere l’Italia fuori dall’euro non perché deciso dal nostro governo, ma perché voluto dai partner europei  che ci butterebbero fuori per non essere contagiati dal precipitare della nostra situazione economica.
In questo quadro allora è tanto scandalosa la posizione di chi cerca di vedere se esiste la possibilità di non cadere dalla padella nella brace?

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