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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Pierluigi Vezzosi
BOXE O SCACCHI?

16/10/2019 - 18:14

BOXE O SCACCHI?


Uno fa a cazzotti, l'altro muove pedine: dopo il match televisivo Salvini-Renzi, spetta agli elettori decidere in quale Italia vogliono vivere.
Da poco, come è noto, è andato in onda l’incontro/scontro televisivo tra Salvini e Renzi. Era boxe o scacchi?
Gli appassionati del genere non se lo sono perso (quasi quattro milioni di spettatori non sono pochi, “around midnight”); tutti gli altri, dopo la partita dell’Italia, hanno cambiato canale o spento il televisore per dedicarsi al meritato riposo o ad altre attività ludico-motorie.
E hanno fatto male, perché meritava restare davanti al teleschermo.
Cercare di tirare le somme potrebbe essere un’opera perfettamente inutile (malgrado la storia del battito d’ali di una farfalla in Brasile, che provoca un tornado in Texas), ma ci proverò lo stesso, col rischio di annoiare i miei 10 lettori (sicuramente molti meno dei 25 manzoniani), perché credo che serva analizzare quali dinamiche possono innescarsi da un evento del genere e trarre qualche (si spera) utile indicazione per la gestione dei rapporti politici nel prossimo futuro.
È fuori di ogni dubbio che si sono scontrati due ego molto pronunciati, due persone con un ottimo concetto di sé, entrambe segnate da successi folgoranti e anche da brucianti sconfitte.
Entrambi cercavano di accreditarsi come leader nei rispettivi campi; campi lontani, ma comunque campi ben reali nella società.
Entrambi sono persone molto amate o molto detestate: insomma suscitano sentimenti molto contrastanti, perché entrambi non si tirano indietro dalla ribalta e, ognuno a modo suo, è fermamente convinto di poter dare un contributo determinante alla politica italiana.
Qui finiscono le similitudini. Ogni altro parallelo è del tutto fuori luogo, azzardato, o perfino provocatorio.
Poi entrambi si chiamano Matteo, hanno più o meno la stessa età, due gambe, due braccia, una testa (e qui molti potrebbero innestare facili battute, anche scurrili …)
Entrambi di sicuro potevano aver paura del famoso aforisma, forse di Oscar Wilde, “mai discutere con un idiota; ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza”; inoltre “la gente potrebbe non notare la differenza”. E invece la differenza si è vista, eccome.
Si è parlato tanto di politica, in modo diretto, aperto, anche se i due non hanno rinunciato a rinfacciarsi gli oscuri rapporti con le banche oppure i molto più oscuri e pericolosi rapporti con la Russia di Putin.
La consistenza dei due argomenti è risultata molto diseguale, con inconfutabili ed oggettive aggravanti per il tema Russia, ben più argomentato, attuale e scottante, ma lì chi voleva capire ha già capito da un pezzo e chi non vuole capire, ha certamente continuato a non voler capire.
Ognuno ha quindi cercato di parlare in primis al suo campo, dato che non esiste nessuno che possa essere indeciso tra i due, così lontani per modo di fare, per storia, per consistenza.
Esiste piuttosto chi dubita delle rispettive capacità di leadership nel campo di centrodestra o in quello di centrosinistra, e verso quelli i due contendenti hanno tentato di essere convincenti e di accreditarsi.
Bisognava dimostrare capacità di statista oltre che di polemista. E qui Renzi è andato sul velluto perché era documentato, con esperienza di governo e risultati da rivendicare, mentre Salvini, fresco dell’autogol di agosto, che deve ancora bruciargli non poco, ha insistito su stereotipi collaudati, corredati da affermazioni spesso del tutto campate in aria. E questo è risultato molto evidente.
Ecco, va valutato se e chi questo accreditamento lo abbia ottenuto, affermarsi come leader affidabile nel rispettivo campo.
Se io fossi un elettore di destra “normale” (quindi non un irrecuperabile pasdaran salviniano), oggi sarei molto imbarazzato e davvero preoccupato per la terribile vuotezza ed inconsistenza dimostrate da Matteo Salvini, certamente capace di galvanizzare i tifosi, ma molto meno le persone, appunto, “normali”.
Da elettore di sinistra, anche non fossi un estimatore di Renzi, non potrei che essere consolato dal fatto che, seppur ammaccato e strapazzato dal sistema dell’informazione, Renzi ha dimostrato, con la sua innegabile preparazione, di avere carte da giocare, e pure tante. Non subito, magari, ma il tempo e la mancanza di alternative di leadership nell’area di centrosinistra giocano a suo favore.
Salvini ha dietro l’ombra di Berlusconi, per niente convinto (e come dargli torto?) a lasciargli campo libero, Renzi ha l’ombra (ma anche l’opportunità) di una scissione che deve ancora produrre effetti visibili e duraturi sulla politica: la sua ambizione è ovviamente pesare molto di più di quanto oggi i sondaggi attribuiscano ad Italia Viva.
Dopo il match, due tarli lavoreranno nel profondo: quello del “Salvini in fondo è un incapace inconsistente” e quello del Renzi che “sarà pure antipatico, ma sa quello che dice”.
Serve tempo: i tarli lavoreranno, come lavoreranno anche le spinte minimizzatrici già in atto sulla grande informazione, tutta tesa a derubricare il confronto a rissa da pollaio tra due perdenti.
Troppo semplice: i due personaggi, ognuno a modo suo, sono difficili da accantonare. Resteranno lì, ingombranti come sempre e bisognerà comunque farci i conti.
Uno vuol tirare di boxe, l’altro sa giocare a scacchi, ma all’occorrenza sa anche fare a cazzotti.
Difficile che si mettano d’accordo: siamo noi che dobbiamo decidere cosa ci interessa di più. In fondo c’è, che lo vogliamo o no, una ben diversa visione del mondo ed un futuro diverso per il nostro Paese.Cit. Ernesto Trotta

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