Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Oggi sono andato al cimitero. Sono andato a trovare i miei genitori che riposano lì oramai da molti anni. Quando ero più giovane e anche più impegnato col lavoro, ci andavo molto meno. Diciamo che ne sentivo meno l’esigenza anche mantenendo verso i miei lo stesso amore che ho avuto quando questi erano in vita. Ora, più anziano, quasi vecchio, mi viene più spesso la voglia di fare una scappatina a salutarli. Forse sento di avvicinarmi sempre di più ad una situazione a loro simile.
Ho sistemato la tomba, ho pulito, messo i fiori, rivolto un pensiero ad entrambi e poi sono andato più avanti, in un altro settore del cimitero a trovare la tomba di mia zia e di una persona che non ho conosciuto ma che mi è vicina per conoscenza indiretta. E’ lì che sono rimasto stupito e mi è venuto da pensare.
La tomba dei miei genitori è di marmo, tutto il settore è così, ed anche lì accanto a tombe più o meno curate ce ne sono molte che sembrano abbandonate. Leggendo le date di nascita e di morte ci si accorge che sono tombe di persone di solito molto anziane, morte da molti anni e probabilmente dimenticate da tempo. Molte rinascono un po’ di questi tempi, per questa ricorrenza, ma poi per tutto l’anno appaiono dimenticate.
Dispiace un po’ ma tutta la struttura mantiene una certa sua dignità, anche se disadorna, e non pone grandi interrogativi come invece succede quando si va nel riquadro della tomba di mia zia. Lì le tombe sono più recenti, qualche anno al massimo e molte non sono strutturate ma segnalate solo con una croce di legno. Sono poi i parenti che decidono o meno di erigere una piccola tomba, ma tutte di dimensioni molto contenute, secondo una regola che vige in quel settore.
In quel settore accade, contrariamente alla zona di marmo, di rimanere stupiti perché l’abbandono è talmente evidente che fa veramente riflettere. Alcune croci di legno si ergono solitarie e senza nessun orpello, non si vede né un fiore né un segno di presenza umana ma solo la targhetta di ottone con il nome, alcune anche con una foto del defunto che vi riposa. Altre addirittura sono a terra, spezzate e corrose dall’esposizione esterna, tanto che in alcune nemmeno si legge più il nome della persona che vi riposa. Guardando le date qui capita invece di rimane stupiti e increduli: tutte sono abbastanza recenti, solo di qualche anno, e molte sono di persone relativamente giovani. Non siamo nel caso del vecchio o vecchia morto da molti anni, e alcuni lo sono, ma in molti casi si tratta di persone relativamente giovani, e morte da poco tempo.
Ecco che si rimane stupiti e ci si pone delle domande specie di fronte a quelle tombe recenti di persone relativamente giovani. Come mai sono state abbandonate? Eppure non erano vecchie, tutti avranno avuto una moglie o un marito, avranno avuto dei figli, dei nipoti in qualche caso. Perché? Allora, tralasciando la possibilità che il defunto non abbia nessun parente prossimo, o che questi magari questi vivano talmente lontani da rendere impraticabile una visita costante (ma almeno la croce la potevano mantenere o incaricare qualcuno di controllare), rimane la considerazione di fondo sul valore che ognuno di noi dà alla propria vita. E questo riguarda sia il defunto che il parente assente.
Quanto vale cercare di condurre una vita in armonia e in amore con i propri cari? Cosa lasciamo, una volta defunti, ai nostri cari? Ai nostri figli, mogli o mariti, ai nostri nipoti? Lasciamo buoni ricordi, un profondo affetto, un grande rispetto, lasciamo amore sicurezza, conforto, saldi principi oppure non lasciamo niente? Sarà questo che condizionerà, in futuro, l’aspetto della nostra tomba? Oppure la fretta del mondo e della vita trascinerà anche i nostri affetti più cari lontano da noi e anche se sentiamo il desiderio, il bisogno e l’obbligo morale di recarci al cimitero abbiamo sempre troppo da fare e rimandiamo sempre?
Difficile dirlo ma certo che vedere quelle croci spezzate su un cumulo di terra accanto ad altre piene di fiori qualche domanda la pone. E’ fuori di dubbio chiedere dove vorremmo essere, quando sarà il momento, in quale delle due tombe riposare. Se in quella della croce spezzata a terra o in quella piena di fiori e di affetto. Ma ciò dipende molto da noi, dal nostro vivere quotidiano, dalla nostra capacità di amare, perdonare, comprendere, sostenere, fare sacrifici spesso anche in silenzio e senza chiedere niente in cambio.
Mi auguro, per tutti voi, che la tomba dei vostri cari sia la più luminosa, e così anche la vostra. Sempre quando sarà il momento, naturalmente, e senza fretta.
Un’appendice personale.
Al cimitero ho incontrato due miei ex pazienti. Mi hanno sorriso, abbracciato, baciato e chiamato per nome e non dottore. Ecco, questo mi ha gratificato e mi ha dimostrato che quando si opera con passione, con attenzione e affetto si riesce sempre ad ottenere queste cose. Piccole cose, forse, ma valgono molto.
Lo dico a quelli che fanno sempre tutto e solo per denaro, e soprattutto a quelli che spargono tanto odio sui social e intorno a sé. Chissà, come saranno le loro tombe.