Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Ѐ Natale.
Ѐ Giorno di giubilo per il popolo perché in questo giorno è nato Gesù, il salvatore dell’umanità. Ci aspettano giorni di festa, i bambini sono in vacanza, si sono programmate vacanze in luoghi incantevoli, sulla neve. Ci si prepara per il pranzo di Natale con cibi prelibati, tortellini in brodo, capponi, bistecche, dolci. Si berranno vini speciali, si brinderà con spumanti e Champagne.
Ci sono feste, le strade sono splendenti di luci, i negozi affollati di gente che esce con pacchi multicolori pieni di articoli raffinati ed eleganti, tutti hanno riscosso la “tredicesima”, c’è allegria dappertutto. Il protagonista di questa festa dovrebbe essere il Bambino Gesù, ma non se ne vede traccia in alcun luogo. I manifesti e le reclami mostrano, ora panettoni o pandori decorati e farciti, cioccolate, ora oggetti di lusso, automobili, vestiti eleganti. Le vetrine scintillanti mostrano gioielli, vesti preziose. Di notte c’è la messa di Natale a cui partecipano le famiglie.
C’è una atmosfera di eccitazione fra le luci delle candele, il profumo di incenso, i canti e le orazioni dei preti, porte in modo soave.
Tutti si sentono più buoni e ci si scambiano sorrisi e auguri. Sì, amiamo tutta l’umanità. I bambini sono un po’ intimoriti e un po’ assonnati ma resistono pensando alla montagna di pacchi che li aspettano sotto l’albero, portati da Babbo Natale. Dappertutto si vedono gli alberi di natale: abeti pieni di palle dorate, di luci colorate, di festoni argentati. Ma questo albero non rientra nella nostra tradizione: è stato importato dai paesi nordici e da ogni parte si vede l’immagine di Babbo Natale con la barba bianca e la giacca rossa bordata di neve che viene con una slitta trainata da renne e piena di pacchi con i doni. Anch’esso è venuto da quei paesi e c’è da domandarsi che cosa c’entri con la nascita del bambino Gesù che è avvenuta in Palestina dove non ci sono né neve, né renne, né slitte.
Ma questi simboli sono stati entusiasticamente accolti nel nostro mondo perché sono funzionali al consumismo che è la vera impronta di queste feste e che è la vera febbre della nostra società: essi sono più accattivanti dell’umile presepio che da noi si allestiva nelle case a Natale, dove si vedeva una povera capanna con le statuine del Bambino con il padre e la madre e dietro il bue e l’asinello che lo riscaldavano. Intorno c’erano a onorarlo poveri pastori e contadini con le pecorelle e poi i tre Re Magi con l’oro, l’incenso e la mirra e sulle colline di carta pesta erano poste delle povere casine di sughero dipinto, messe in improbabili posizioni e decisamente sproporzionate. Si era soliti spargere un po’ di farina sulla terra coperta di borraccina per alludere al freddo di una neve poco consueta in quelle regioni e qualcuno con degli specchi riusciva a simulare anche dei ruscelli. Ma queste semplici costruzioni, con delle luci fioche, una delle quali illuminava in pieno il Sacro Bambino, rappresentavano bene il significato pieno di umanità dell’evento e del grande messaggio che portava.
E il Bambino che dovrebbe essere il protagonista dell’Evento dov’è qui da noi?
Eh!...il bambino è nella stalla disteso sulla paglia della mangiatoia, dove i suoi genitori si sono ricoverati perché nessuno ha voluto accoglierli, perché erano poveri.
Lì la sua mamma lo ha partorito senza assistenza se non quella del povero Giuseppe, che si immagina alquanto imbranato, e lui sicuramente ha freddo ma, tende le sue manine agli uomini in un gesto di accoglienza anche se per il suo anniversario molti non si ricordano di lui.