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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Nodia (Nodica)-Alli spinaci: di Dino del Baglini

11/12/2019 - 14:50

                                                      Alli spinaci
                                          (Una operaia anziana 1978)
 
                                      Dammi ‘na gabbia, dai, immè la vita.
                                Accidenti alli spinaci e ar su padrone.
                                Mi sento tutta rotta e ‘ndolenzita,
                                ne le ginocchia, ner collo e ner groppone.
 
                                E te Guglierma la ve fa finita,
                                ma a quest’età dove ve ‘ndà .. ar casone.
                                Bisogna rassegnassi, ormai gliè ita
                                e vedè di buscacci la pensione.
 
                                Ormai son vecchia e addio bellezza e voglie.
                                Però tornassi agghietro, ‘olla speranza,
                                ni vorei dì ar padrone.. li vè oglie?
                                Ci porti tu ma’ cane e la tu ganza,
                                se un t’enno assai ci porti la tu moglie
                                e io piuttosto vaggo alla ‘Ostanza. 
                                                                                             Dino Baglini
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
            

Fonte: Michele Baglini- in foto: dipinto di Atos Bianchini
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13/12/2019 - 20:04

AUTORE:
Guenda

Cara Guglierma
col senno di poi siam tutti bravi,
e chissà con quanto zelo lavoravi.
Per avé du' palanche sporche di sudore
ti sei giocata la salute, non l'onore.
T'abbraccio, son siura ch'un la regalavi!

13/12/2019 - 15:32

AUTORE:
Le Parole di Ieri

BIANCHINI
Lett: n.c.
Era un eufemismo con cui si voleva indicare il letto, le lenzuola.
Andare dal Bianchini voleva dire andare a letto, nelle bianche lenzuola.
Bianchini (Atos) era anche il cognome del gestore che ha condotto la Casa del Popolo di Migliarino per una decina d’anni, dal ‘67 al ’77 circa, e che si occupava anche della proiezione delle pellicole a rullo per il cinema.
Il cinema ha rappresentato, in quegli anni, il maggior contenitore di informazioni e di cultura per le popolazioni. Molti cittadini, specie se abitanti nelle campagne, erano ancora parzialmente o completamente analfabeti ed i mezzi di informazione non diffusi ancora in maniera capillare. Per
questi il cinema, tramite le sue rubriche di informazione che anticipavano la proiezione, come la famosa Settimana Incom o i servizi dell’Istituto Luce, rappresentava ancora la fonte prevalente di notizie su un mondo che spesso terminava alla fine del proprio paese.
L’importanza di questi notiziari era ben nota ai governi nazionali e spesso venivano utilizzati per fare propaganda politica in favore della propria fazione, o di appoggio alle proprie azioni di governo.
Il cinema comunque aveva un grande fascino ed era anche l’unica occasione di svago e di cultura presente nel luogo dove si viveva, a portata di mano, o comunque di bicicletta.
Oltre il Cinema Teatro del Popolo a Migliarino esisteva anche un altro cinema, quello “dal prete” o “dalle suore” sul viale dei Pini. Era gestito dal Bianchi Alvaro e faceva una normale programmazione cinematografica. La sala era più piccola di quella del Teatro ma sufficiente per un pubblico ridotto, costituito quasi esclusivamente da paesani. In quel cinema partecipai alla prima proiezione in paese del film Per un pugno di dollari, con la regia di uno sconosciuto Bob Robertson, non ancora diventato Sergio Leone, prima che la pellicola diventasse un cult mondiale. Questo perché i registi italiani, pur famosi in tutto il mondo come massimi esponenti del neorealismo, non erano considerati adatti al genere western ed erano costretti ad utilizzare pseudonimi o nomi falsi, pur di avere un po’ di mercato.
Prima della sala, in fondo ad uno stretto corridoio, c’era un piccolo spaccio, una botteguccia dove si vendevano seme, noccioline, rigolizia ed altri dolciumi e che era gestito dalla Riesa, la mamma del Bughigo, Corucci Brunetto, un amico purtroppo scomparso in giovane età. Il fiduciario che si occupava della biglietteria si chiamava Borghi ed era un individuo magro, emaciato, misterioso che vestiva sempre di nero e non parlava mai. Incuteva anche un po’ di timore e qualche volta i ragazzi più grandi lo seguivano quando tornava a casa in bicicletta. Gli andavano dietro a corsa, in completo silenzio, nell’oscurità e lui li scacciava, inutilmente. Talvolta lo seguivano fino alla sua abitazione. Abitava accanto al Magli Lino, vicino alla bottega. Anche la casa era misteriosa, tutta circondata da una fitta siepe che non faceva scorgere niente all’interno.
Paolo del Magli racconta che nel giardino vi erano delle belle piante di melograno che ogni tanto i ragazzi andavano furtivamente a raccogliere, scavalcando la recinzione. Il Borghi pare avesse due figlie: una maggiore divenuta suora ed una minore che i ragazzi avevano scherzosamente soprannominato “la vergine”, forse a causa di una non eccezionale bellezza.


Aneddoto1
Il Bianchini raccontava che subito dopo la guerra molte pellicole arrivavano con dei pezzi mancanti, talvolta proprio nella parte finale. Quando la pellicola era terminata in sala si accendevano tutte le luci ma la gente rimaneva seduta, aspettando pazientemente la ripresa della proiezione.
Atos allora si sporgeva dal buco della cabina e gridava alla platea in attesa: “E’ finita!!”

Aneddoto2
Talvolta Atos veniva sostituito alla macchina da Osasco Canarini.
Alla ennesima rottura della pellicola, fenomeno non infrequente in quegli anni, il Duce (Loris L.) salì su una sedia al centro della sala, alzò le mani e fece segno di fare silenzio:
“Scusateci signori-disse- ma abbiamo un operatore poco pratico!”.
Dalla buca della cabina si levò un grido: “Vienci te, ….o ‘mbecille!”