Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Che gli imbecilli siano sempre esistiti è cosa nota. Ognuno di noi ne conosce sicuramente qualcuno! Ma quando succede una cosa come quella della deliberata distruzione di un simbolo, come la cappellina sulla via del Mare in memoria di due giovani contadini ammazzati dai nazisti, la cosa appare sotto una luce diversa.
Non c’entra la madonna perchè le immagini delle madonne in maiolica di tutte le edicole votive, che erano lì da molti anni pregate e venerate, erano già state distrutte o asportate in precedenza negli ultimi tempi. Già questo un piccolo segnale di cambiamento. Semplici vandali, in quel caso, gente senza storia e senza cultura che nella noia di una vita inutile gode del semplice atto vandalico come unica soddisfazione della sua mente vuota di idee e principi.
Qui invece sembra si sia voluta colpire anche la memoria. Il ceppo sulla via del Mare fatti celebrava la morte di due giovani migliarinesi assassinati dai nazisti. Assassinati per gusto, senza necessità, per quella particolare condizione d’animo derivata dalla guerra, da tutte le guerre, dove l’esistenza diventa molto più semplice divisa totalmente fra i due estremi della vita e della morte; dove i principi di umanità si perdono nella fatica e nel rischio quotidiano e la morte di un tuo simile perde di senso e di importanza trasformandosi in un atto che ha perso tutta la sua ferocia.
Perché i due giovani, uno appena ventenne, non erano pericolosi nemici e nemmeno partigiani, non rappresentavano una minaccia ma erano dei semplici contadini, persone umili e indifese per cui appare improbabile rappresentassero un reale pericolo per il militare nazista che gli ha uccisi.
Non sappiamo poi se questo ignobile gesto possa essere collegato alla comparsa recente proprio su questo giornale, in Storie e Paesi, dell’articolo dedicato ad un altro martire della ferocia nazista, Giuliano Magli, anche questo un ragazzino non ancora sedicenne.
Certo è che pensare che il sacrificio di questi giovani innocenti dopo appena pochi decenni non venga più guardato con dolore e ricordo ma profanato in nome di un regime e di un’idea rozza e violenta, fa molto male e anche molto riflettere. Ci si domanda dove siano finiti, nella nostra società opulenta e sempre più egoista e chiusa in se stessa, i principi che hanno portato il nostro Paese ad essere una democrazia compiuta. Che fine abbia fatto il rispetto della vita e della memoria storica, alla base stessa del nostro vivere civile.
Non penso sia opera di fanatici, nazisti o fascisti che operano in nome di un’idea, di un’idea profonda e radicata del mondo e della società e che vogliano esprimere questa loro convinzione con atti di protesta e vandalismo. Penso invece sia bassa opera di individui che non hanno idee. Né del mondo né della società in cui vivono. Penso a persone ignoranti e incivili, persone senza cultura, senza ideali se non quelli del gesto compiuto con indifferenza o con rabbia, una rabbia prima di tutto contro sé stessi, contro la loro nullità, la loro irrilevanza nel mondo.
Penso invece a quei poveri ragazzi trucidati senza colpa fino a ieri pensati con dolore, per le loro giovani vite spezzate inutilmente, per le loro famiglie distrutte e trasformati, con un semplice barbaro gesto oggi, in oggetti di protesta, di rabbia o di contestazione.
Un cambiamento misero ed epocale che dovrebbe far riflettere sull’esistenza di un problema serio nel nostro Paese: quello dell’incultura e dell’ignoranza, e non solo della storia recente, e della mancanza nella generazione più giovane di quel complesso informativo ed educativo senza il quale il Paese sta scivolando sempre di più in una condizione simile alla barbarie.