Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
DA UN ARTICOLO DI LUCIANO FONTANA (Corriere della Sera)
Certamente con la bocciatura del referendum costituzionale promosso da Matteo Renzi abbiamo perso un’occasione per migliorare il nostro sistema istituzionale e di governo.
La riforma, che pure conteneva alcune soluzioni discutibili (ad esempio sull’indicazione del nuovo Senato da parte delle Regioni, eliminando l’elezione popolare), aveva però diversi pregi: prima di tutto quello di una migliore definizione delle competenze tra Stato centrale e poteri locali. Si potevano eliminare così tutte quelle sovrapposizioni e quei conflitti che rendono complicata, lenta e piena di ricorsi in tribunale l’amministrazione pubblica.
Per non parlare del superamento del bicameralismo perfetto tra Camera e Senato, della riduzione del numero dei parlamentari e della cancellazione di alcuni organi datati come il Cnel. D’altra parte lei lo dice bene: non esistono riforme perfette, promettere palingenesi non è mai una buona cosa. Meglio un paziente e serio lavoro di miglioramento che può essere sempre sottoposto alla verifica dei fatti.
Nel caso del referendum c’è stato però un altro problema che si ripresenta regolarmente nella nostra vita politica: nessuno ha discusso sul merito. Renzi ha lanciato la sfida: se gli italiani mi bocciano, mi ritiro. Tutti gli altri, anche nel suo partito, non aspettavano altro per unirsi in una santa alleanza e mandarlo a casa. «L’uno contro tutti» in Italia finisce quasi sempre con la sconfitta dell’«uno», e così è stato.
Abbiamo votato pro o contro Renzi con tanti saluti alla riforma costituzionale, ci piacesse o no.