Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Credo di essere l‘ultima arrogante e un po’ demodé di sinistra che ignora volutamente Sanremo. Invece ascolto su Amazon Music uno splendido Pino Daniele “e mi vuoi sono esattamente come te … né più né meno. Né un passo indietro né uno avanti“ che assomiglia a mio marito, forse chissà per le origini a metà che lo accomunano a lui. D‘altronde sono pervicacemente umorale e vendicativa, qualche volta un po’ torva, lo ammetto. E il passo “indietro“ me lo sono legata al dito.
Capisco che il povero Amadeus si sia trovato, provvisoriamente, al centro di critiche negative. Non sempre ce la fai ad esprimere sempre concetti politicamente corretti e “popolari“. Certe volte ti scappa quello che pensi reamente e se può far piacere ai tradizionalisti familiari c’è ancora chi di fronte a certe affermazioni mantiene il punto. e non gli basta che si ricentri la ricerca di consenso con una grande donna che parla di una madre disperata che il passo indietro non l’ha neppure ipotizzato. Hanno fatto prima a calpestarla (Jebreal dalla D‘Annunziata…)
Siate rouge e noir diceva un tempo Monsieur Dubierre. Definiti direi io oggi.
Ma torniamo a noi …il libro è di un autore a noi vicino, di Filettole. La Cuzzole del racconto. Questa volta è stata l‘acchiappatrice ad incuriosirmi parlando di questo libro e di solito ho delle belle sorprese quando le storie raccontate parlano del nostro territorio. L‘emozione, condivisa con lei, è nata piano piano, alla seconda lettura. C’è un po’ della mia vita paesana in quello che racconta Tofani , l’autore, ma anche l‘insofferenza per un posto in cui ho scelto di vivere. Che ripercorro nei miei sogni com’era o come lo avrei voluto nel quale ritornavo con sollievo dopo ogni viaggio. In questo libro si toccano con sana e incantevole leggerezza ogni aspetto umano vissuto nel microcosmo che rappresenta una piccola comunità. il “paese”. Lo stare insieme, il pettegolezzo come forma di comunicazione, tra il bieco e il beffardo, i soprannomi iconici, i rapporti di coppia veri, i tradimenti, la disabilità e il sesso, la fatica di vivere. Lavorare stanca…E se da una parte si fa la croce dinanzi alla disabilità di Enrico, pensando meglio a loro che a noi, dall’altro “Centimetro“ lo accoglie sulla sua slitta di cartone per fargli provare l‘ebbrezza dello scivolare. Nel mezzo la storia che si intreccia al proprio esistere, le scelte politiche, il funerale di Berlinguer, la Costa Concordia. Il Circolo Arci, luogo d’elezione di un‘umanità variegata. Poi se si imbastardisce è un problema paesano, di difficile controllo, credetemi. Un po’ disgustoso ma rientra nel senso di comunità. Anche se Martino, fratello di Enrico, non riesce proprio a starci dentro.
Un po’ come me che aspirerei a grandi spazi. Qualche volta.
Poi penso che se mi si arruffano le penne, come spesso succede, posso sempre aprire la porta ed attraversare la strada.
Non mi respingeranno…