Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Tutti dentro? No. Tutti fuori.
È facile per gli imbroglioncelli del consociativismo a spese di Pantalone polemizzare con una proposta che nessuno ha fatto o vuole.
Salvo il disperato Salvini, non certo le poche teste pensanti del modello economico industriale padano.
Il governissimo è una favola per gonzi.
Sul piatto c’è un programma gigantesco per rilanciare il paese nella modernità senza farlo degradare da G7 a G21 e allo stato è un’opera che può realizzare solo un esecutivo istituzionale: un Governo del Presidente con tutti fuori a votarne i contenuti non certo a gestirne la realizzazione.
E i contenuti sono piano shock, famiglia, riforma istituzionale e difesa dei diritti costituzionali della persona.
Tutti sono in grado di snocciolare temini populisti di rassicurazione ma quello che veramente serve immediatamente a mantenerci in linea di galleggiamento – una grande iniezione di liquidità a costo zero per l’intero sistema produttivo – l’ha invocato a grande voce appena qualche ora fa l’ex Presidente del Consiglio. Quello pratico, quello del PIL in risalita.
Naturalmente i miracolati del bingo populista non si rassegnano.
Si atteggiano a pose da grandi strateghi ma sono dentro le sabbie mobili della loro stessa predicazione.
Quale centralità politica reale - non quella che viene da sondaggi più o meno taroccati - può avere una forza come il fu PD se, per inseguire la crisi grillina, si propone come il genitore vero del populismo rinnegando la cifra riformista che non può che segnare un programma di emergenza nazionale?
Oh sì, hanno capito che devono togliere dalle mani di Matteo Renzi la golden share di ogni configurazione governativa - non ci voleva un grande e sofisticato acume - ma pensare di sostituirlo con la pattuglia dei responsabili proveniente dalla destra dimostra un difetto di lettura delle traiettorie intraprese in quel coacervo che si chiama Gruppo Misto.
Matteo Renzi, per un rilancio sopportabile dal paese dell’alleanza dell’agosto, non può che definire non negoziabili i quattro punti che ha presentato all’Assemblea Nazionale, prescindendo da ogni sua ambizione che non sia quella di concorrere alla difesa dell'interesse dell'Italia.
Il che equivale semplicemente a deragliare il gruppo dirigente che sostiene Zingaretti dal populismo verso un ritorno alla razionalità di una linea riformista. Colà hanno questa forza e questa libertà di manovra?Non ci scommetterei un soldo bucato.
Dopo lo svolgere e il riavvolgere il nastro delle soluzioni momentanee da Monti a Gentiloni, per assorbire i cicli di crisi, ci si trova di fronte a quella inedita, quella non più governabile senza una riforma istituzionale.
La cura di cavallo non basta: non è bastata con Monti e con Letta.
Non è bastata neanche con un capo di partito - Renzi - per via dell'immaturità del PD.
C'è bisogno di uno shock economico finanziario ma anche di un vestito nuovo istituzionale che ci assicuri una democrazia decidente.
Ogni paese al mondo e in Europa sta pagando un prezzo.
Noi dobbiamo finalmente liberarci del sovrapprezzo delle nostre mancate riforme.
Nessuno di quelli che possono darci una soluzione può ora sbagliare un colpo, per narcisismo e settarismo..