Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
L’eredità
Quando, la sera, tornava dal lavoro, amava farsi un bel bagno, come diceva lui, e poi mettersi sul terrazzo seduto fuori dalla porta per vedere il tramonto, in fondo al cortile, dove il sole scendeva fra i pagliai dei vicini mezzadri. In quel modo cercava ispirazione. Era il direttore dell’ufficio imposte del Comune con la passione di scrivere. Una antica passione con cui cercava di trovare risposte alla sua vita di uomo solo.
L’avevo conosciuto quando ancora frequentavo l’Università. Eravamo diventati amici e nei momenti liberi si facevano lunghe chiacchierate che con il tempo erano diventate sempre più confidenziali tanto da conoscersi ormai molto profondamente. A me aveva confidato il suo segreto di autore e mi aveva consegnato i manoscritti perché li giudicassi. Roba di anni.
Avevo conosciuto un uomo eccezionale.
Con il lavoro di scrittore intendeva conservare il tempo trascorso; riteneva che il ricordo del passato si fa, ogni istante, sempre più debole fino all’oblio così da non avere più il potere sul presente e sul futuro; la memoria è fragile e quindi va continuamente alimentata con testimonianze di ogni genere, anche letterarie. La paura che il passato si possa perdere era per lui opprimente, perché era convinto che, con esso, si sarebbe persa l'individualità di ciascuno e quella dell'intera comunità umana. Senza passato, l'uomo, completamente sradicato, non avrebbe avuto nessun punto di riferimento ideale e sarebbe stato preda di una infinito isolamento. In sostanza era fissato sul valore di quelle tracce che, seppur lasciate dietro di noi, danno senso alla vita.
Inoltre era affascinato dalle parole, dal loro suono, dall'alchimia consolatoria che sprigionano e che nasce dai meandri dell'inconscio, insomma dal loro incantesimo e dalla loro magia. Le parole danno vita al pensiero, le idee sono astratte, esse sono reali ed hanno il potere di evocare e di far rivivere, in chi le ascolta, l'esperienza altrui, quasi fosse la propria. Se scelte in modo appropriato, le parole sanno rendere felici, diminuiscono lo sforzo intellettuale, chiarificano le nozioni e fanno rivivere emozioni e sentimenti.
Il suo intelletto era pieno di ingegno e virtuosamente corredato di talento, discrezione, buon gusto e soprattutto di cuore, ma anche di difetti, che non nascondeva. La sua natura lo portava a vedere oltre le false apparenze, a capire immediatamente l'inganno che condiziona l'esistenza umana; il contrasto tra il sogno e la realtà che tradisce sempre le aspettative e procura la consapevolezza del fallimento e la conseguente frustrazione.
In sostanza avevo conosciuto un uomo fuori dalle regole che aveva letto un enormità di libri, con una famelica voracità.
Vasco, così si chiamava il mio vicino di casa, era ancora pieno di amore e di illusioni e provava interesse per ogni cosa: quanto più si ama tanto più si desidera conoscere.
Il desiderio della conoscenza gli procurava una emozione unica; lo allontanava da quella solitudine che è propria dell’uomo dotato di sensibilità, tanto da attenuare quel senso di vuoto dato dalla consapevolezza che la realtà è effimera e tradisce sempre le aspettative.
Da buon filosofo indagare nell'intimo era la sua passione; ad ogni dubbio era come se avesse ricevuto una sfida cui reagire, con l’arte. Inventava storie, situazioni e personaggi quasi fosse destinato a creare la bellezza per sbalordire anzitutto la sua anima ed entrare in armonia con se stesso.
Questo percorso gli aveva permesso di accettarsi, di evitare il pessimismo e di accontentarsi della sua condizione con serenità.
Gli originali furono fatti leggere da un esperto, quindi spediti.
La pubblicazione del primo avvenne tre mesi dopo come romanzo, La teoria del sentimento, di duecentosessanta pagine. Vasco prese in mano quel libro, lo strinse forte e disse che lo considerava come un figlio e che ora sarebbe potuto anche morire perché aveva lasciato a tutti una grande eredità.