Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
(R)ESISTERA’ L’ITALIA DOPO IL 2020?
Oggi ci sembra lontano, ma il “dopo” arriverà relativamente presto. Se ne avvertono i segnali e per molti aspetti è già qui.
Siamo, giustamente, impegnati sul fronte sanitario. Bene così, con tutti i pregi dimostrati, ma anche con i limiti, che possiamo superare in corsa se la “regia” si aprirà alle migliori idee, mettendosi all’altezza delle grandi competenze e disponibilità collaborative delle quali il nostro Paese è ricco. Ma non possiamo rimandare al “dopo” un ragionamento e decisioni per fronteggiare, già oggi, una crisi economica che si preannuncia come la più grave, per ampiezza e profondità, della nostra storia. Il rischio è che quanti saranno risparmiati dall’epidemia, diverranno vittime di condizioni economiche e sociali insostenibili. Con tutte le conseguenze umane e di tenuta della democrazia facilmente immaginabili.
Ha fatto bene il Presidente Mattarella a richiamare alla memoria lo spirito unitario che caratterizzò lo sforzo della ricostruzione nei primi anni del secondo dopoguerra. Sarà bene ricordare che in quegli anni, tra il ’43 e il ’48, ci furono ben nove governi i quali, tuttavia, riuscirono a garantire la stabilità necessaria non solo per fondare la Repubblica democratica, con la sua Costituzione e le prime elezioni libere e universali, ma anche a mettere le basi per la rinascita economica. Quei governi, presieduti da Badoglio (2), Bonomi (2), Parri (1) e De Gasperi (4), erano tutti governi di Unità Nazionale, cioè con la partecipazione di tutte le forze politiche, dai monarchici ai comunisti.Quando ci diciamo che niente sarà come prima non possiamo nasconderci che, in queste settimane, un Paese che vuole continuare ad esistere non solo deve abbandonare anche gli schemi politici del “prima”, ma deve capire dove andare economicamente in un “dopo” che è già qui. Perché la pandemia era imprevedibile, ma la crisi economica globale che sta arrivando è tutta già prevedibile nelle sue linee generali ed è già oggi possibile prefigurare gli scenari futuri e le relative misure da prendere con tempestività.
Tutte le Agenzie internazionali specializzate prevedono un crollo del nostro Pil che potrebbe arrivare fino al – 11,6% nel 2020. Se questo accadesse è immaginabile in quale panorama sociale verremmo precipitati. Così come sono immaginabili i contraccolpi sulla stessa tenuta democratica del Paese.Ma dobbiamo sapere che il fronte interno risentirà di quello mondiale, nel quale una Italia indebolita diventerebbe una facile preda, da parte di Stati e soggetti economico-finanziari sovranazionali, ai quali faceva gola già prima della pandemia. Si veda, ad esempio, il ruolo dell’Eni insidiato nel Mediterraneo e in Africa sia dalla Russia che dalla Turchia. E l’Eni è un asset strategico non solo per la nostra indipendenza energetica, ma per la nostra indipendenza senza aggettivi.
Mai come in questo frangente abbiamo bisogno di una Unione Europea nuova e più forte. Le misure messe in campo dall’UE hanno recuperato il ritardo di comprensione della gravità evidenziato dieci giorni fa. Ma non bastano. Il nostro interesse è per un cambiamento profondo dell’UE, al quale diversi Paesi resistono, chi chiudendosi a difesa dei propri “risparmi” dalle “pretese” delle economie eccessivamente indebitate come quella italiana, chi profittando della crisi per accentuare la stretta contro la democrazia, come in Ungheria. Sarà una battaglia durissima anche su questo fronte vitale, perché nessuno potrà farcela da solo. Ma per farlo dovremo garantirci il massimo possibile della coesione interna, sia sociale, sia politica.Dunque se vogliamo seguire la moral suasion di Mattarella, soprattutto se vogliamo garantirci le migliori condizioni per vincere una guerra economica dura e che potrebbe durare a lungo, tutte le forze politiche dovranno impegnarsi, trovando nell’emergenza alcuni punti di incontro. Perché è evidente che per affrontare con speranza di successo quella guerra ciò che abbiamo in campo oggi, pure con le migliori delle intenzioni, non può bastare. Non so dire in quale forma e in che modo, non spetta a me farlo, ma sono convinto che presto occorrerà combattere in forme nuove, come è nuovo lo scenario economico che già si profila.
Che ogni forza politica si misuri alla luce del sole, le persone valuteranno. Abbiamo donne e uomini in grado di farcela, enormi risorse umane e competenze. Abbiamo un popolo che, se non diviso dalla ricerca individualista di obbiettivi particolari o da quella ossessiva di una impossibile rivincita di opposte ideologie, ma unito da una convincente rappresentazione dell’interesse nazionale, può vincere qualunque avversità.
Parliamone seriamente.
Senza anatemi.