Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Mentre sto scrivendo ho la fortuna e il privilegio di poter guardare gli alberi di Piazza Italia di San Giuliano, il sole potente scende dietro il tetto della casa di fronte alla mia ed esce dal quadro della finestra della stanza da cui scrivo. Chiusi in casa, dalla finestra o dal balcone, non vediamo altro che angoli particolari di città, e paesi. Sotto casa mia la piazza è deserta e silenziosa. Il centro di San Giuliano è quasi irriconoscibile, nessuno per strada, negozi chiusi, nessun ragazzo all’ora dell’aperitivo. Silenzio, se scendessi avrei l’impressione di essere rimasto l’unico uomo al mondo. Ogni tanto sento il rumore del distributore automatico delle sigarette, segno che per fortuna è passato qualcuno. O un cane che abbaia, a chi abbaia? Se si ha fortuna si sente il cinguettio degli uccelli. La causa di questo precipitare nella fantascienza è un virus. In Parigi che dorme, un film di René Clair del 1923, c’è una situazione analoga. Ma alla fine si scopre che è colpa di uno scienziato pazzo che ha inventato un raggio paralizzante. Basta azionare una leva in un laboratorio, tornano ad affollarsi le strade, riecco le voci e i rumori e ritorna la vita nella città.
Un mio ex alunno, Pierluca, che ora segue in videoconferenza le lezioni universitarie della facoltà di ingegneria di Pisa, il 30 marzo mi ha scritto su WhatsApp: “Sembra che resteremo in casa ancora un mesetto, se non oltre… Inizio a credere che potrebbe essere ancora lunga questa quarantena, come vede queste notizie?”
La domanda è questa: quanto durerà? quando finirà?
Non lo so, posso solo riferire quello che ho letto e che mi ha colpito nella settimana trascorsa. In questa domenica delle palme si legge sulle home dei quotidiani on-line che il coronavirus rallenta, per l’Iss è iniziata la discesa e dovremmo cominciare a pensare alla fase due se questi dati saranno confermati.
Sul sito dell’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), un centro di ricerca universitaria sostenuto dalla Banca d’Italia ma indipendente, si possono leggere alcune previsioni, magari non esatte ma plausibili.
Riprendo un articolo di Federico Fubini pubblicato dal Corriere della Sera il 31 marzo e reperibile in rete intitolato: “Quando finirà davvero? Quota zero a metà maggio”. Studiando i dati elaborati dai matematici dell’Eief, Fubini scrive: “Se gli analisti non hanno sbagliato i calcoli” e gli italiani rispetteranno le misure adottate, “tra la metà della prima o la fine della seconda settimana di maggio, alle tendenze attuali, in quasi tutte le regioni d’Italia e in tutti i grandi campi di battaglia contro questa epidemia può arrivare il giorno zero: quello senza nuove diagnosi di tamponi positivi, nessun nuovo contagio (o pochi e isolati)”.
Gli scenari regionali variano. Il Veneto tende verso quota zero contagi registrati il 14 aprile. Il Lazio, poco prima di Calabria e Campania, il 16 aprile. L’Emilia Romagna tende verso la soglia il 28 aprile e la Lombardia già il 22. Ultima la Toscana, dove la curva si sta piegando più lentamente, con una soglia prevista il 5 maggio.
Conclude Fubini. “Potrebbe essere lontano non più di tre settimane il momento in cui si tampona - non si chiude, non si cicatrizza - la ferita più dolorosa di questa tragedia”.
Sempre il Corriere, domenica 5 aprile pubblica un Primo Piano intitolato: “Quanto durerà?” L’articolo, a firma di Alessandro Trocino, è molto chiaro: “I tempi sono ignoti: fine aprile per gli ottimisti, metà maggio per i cautamente ragionevoli, oltre l’estate per i più intransigenti”. Secondo il biochimico Enrico Bucci: “Il contagio zero non ci sarà prima di metà maggio”. A quel punto potrebbe essere fatto un patto col diavolo: noi ti conteniamo e tu ci lasci lavorare, si legge. Per il virologo Palù sono due i dati per capire quando il tasso di contagiosità di un virus (valore Ro) arriverà sotto l’1, ovvero “quando ogni infetto contagerà meno di una persona e il grado di immunità della popolazione”. In ogni caso la soluzione definitiva saranno vaccino e farmaci.
Raggiunto al telefono a Washington da Giuseppe Sarcina, il fisico informatico Alessandro Vespignani, uno dei massimi esperti di “epidemiologia computazionale”, tra le molte cose interessanti che dice estraggo questa: “Non possiamo illuderci di tornare alla completa normalità a giugno o a luglio… Dovremo essere in grado di mantenere le cautele necessarie di distanza sociale, ma soprattutto di tracciare i casi positivi, eseguire i test per isolare le possibili persone infettate. Occorre essere in grado di fare i tamponi porta a porta” (Il Corriere del 5 aprile).
Passerà, certo, passerà, come sono passate tutte le epidemie del passato. La lezione da trarre da questo momento difficile mi pare sia una lezione di umiltà. Facciamo quello che possiamo, la conoscenza è importante per migliorarci, ma la scienza non ha tutte le soluzioni, anzi. Come ci ha insegnato Leopardi, la natura è più grande e forte di noi, lo sforzo da fare è stringerci insieme: “e quell’orror che primo / contro l’empia natura / strinse i mortali in social catena”.
Non siamo in guerra contro nessuno, sappiamo quello che già un ragazzino di terza media, come era Pierluca, che studia Leopardi e il poeta soldato Ungaretti, sa: siamo esseri fragili, dobbiamo imparare a essere fratelli.
Queste ultime riflessioni le devo a Carlo Rovelli, fisico teorico, che dal Canada, dove attualmente lavora, ha scritto "La pandemia e la scienza", un bell’articolo (Corriere, 1 aprile) da cui trascrivo le frasi finali.
“Non siamo padroni di tutto, non siamo immortali: siamo quello che siamo sempre stati, foglie che il vento d’autunno spazza via. Allora cerchiamo di allungarla questa nostra vita, combattiamo insieme con tutte le nostre forze: questo stiamo facendo tutti insieme, ed è una bellissima battaglia… Perché la vita è bellissima e viverla è ciò a cui diamo più valore”.
Si è fatta sera, ovviamente non c'è nessuna leva da azionare, ma un mondo più solidale da immaginare. Auguri a tutti noi.