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L’Eurogruppo è stato un successo. Grazie all’Italia
Irene Tinagli* sabato 11 Aprile 2020
Non avrei mai immaginato che fosse così difficile per certi politici capire la differenza tra decidere di modificare le regole di un trattato sull’assistenza finanziaria agli Stati e decidere di farvi ricorso.
Così come non avrei immaginato il livello di confusione e commenti scatenati due minuti dopo l’accordo raggiunto dall’Eurogruppo da parte di persone che non avevano neanche letto il testo (e men che meno compreso).
Devo dire che anche parte della stampa ci mette del suo, ho visto commenti e titoli completamente fuorvianti. Provo brevemente a chiarire due punti chiave che molti non sembrano aver capito.
1) L’Eurogruppo ha trovato accordo sulla MODIFICA delle regole del MES, non sull’adesione di uno o più Paesi a questo programma. In cosa consiste la modifica? Nel creare, all’interno del Mes, una linea di credito “speciale” dedicata all’emergenza Coronavirus senza alcuna altra condizione se non che quei soldi vengano dedicati alle spese sanitarie, dirette e indirette. Anche se l’Italia ha detto di non essere interessata a farvi ricorso, è comunque bene che la UE abbia uno strumento del genere a disposizione.
2) Tutta la bolla su “Addio Eurobond” e “Fallimento Coronabond” mi fa cadere le braccia. Nell’Eurogruppo sono passati tre programmi che si finanziano con bond europei: come verranno raccolti i 100 miliardi per il SURE? Con bond europei emessi dalla Commissione. Come si raccolgono i 200 miliardi della BEI? Con bond europei emessi dalla BEI. Come si finanzia il nuovo programma del Mes da 240 miliardi per coprire le spese sanitarie? Con i bond europei emessi dal Mes. Come si finanzierà il nuovo Recovery Fund? Questo resta da decidere dopo Pasqua, valuteranno i capi di Stato, ma trovo difficile immaginare forme di finanziamento che non coinvolgano l’emissione di qualche forma di bond europeo (ci sono varie bozze che circolano e più o meno tutte si basano su meccanismi di emissione titoli, variamente strutturati e denominati).
E’ vero: nessuno di questi titoli si chiama o si chiamerà Eurobond, non serviranno a mutualizzare il debito cumulato fino ad oggi (cosa che l’Italia non ha MAI chiesto) e ancora non hanno l’ampiezza di azione che noi vorremmo (e che speriamo di ottenere con il Recovery Fund). Ma sono bond europei garantiti da soldi degli Stati Europei (o direttamente o indirettamente tramite bilancio europeo) che serviranno per far fronte alle varie spese legate all’emergenza Coronavirus.
Questi sono i fatti, per il resto fate un po’ voi. Però nel fare le vostre considerazioni tenete anche presente che fino a due settimane fa sul tavolo non c’era nient’altro che il MES. Oggi abbiamo un pacchetto ampio, e una discussione aperta su come finanziare un Recovery Fund – un Fondo che fino a tre giorni fa molti Paesi non volevano neanche sentir nominare. E tutto questo grazie all’ostinazione e al lavoro diplomatico di un grande Paese Europeo: il nostro.
Detto questo, la battaglia va avanti e speriamo di poter ottenere ancora di più, perché ci sarà bisogno di ulteriori passi.
Irene Tinagli*
Advisor per imprese e associazioni imprenditoriali. È stata Deputata dal 2013 al 2018, prima con Scelta civica e poi con il Pd.
Specializzata in sviluppo economico e innovazione alla Carnegie Mellon University, ha insegnato all’Università Carlos III di Madrid.
È stata consulente per il Dipartimento di Affari Economici e Sociali dell’ONU. Nominata Young Global Leader dal World Economic Forum nel 2010.
Ha condotto numerosi studi e ricerche su innovazione, creatività e capitale umano. Tra i suoi libri: Talento da vendere (2008) e Un futuro a colori (2014)