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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Bernard Dika si trova qui:
Sant'Anna di Stazzema - Parco Nazionale della Pace.

25/4/2020 - 22:02

Oggi sono salito a Sant’Anna insieme ad Enrico, sopravvissuto alla strage nazifascista del 12 Agosto 1944. Con lui abbiamo rinnovato l’impegno a tornare protagonisti attivi della storia. Qui sotto vi riporto un mio pensiero, lungo ma sentito, scritto poco fa. Aspetto i vostri commenti ❤️

 

Diciamoci la verità. Quanto ci manca uscire di casa in questo periodo, quanto sono opprimenti le restrizioni, quanto è asfissiante vivere senza libertà.

Oggi, 25 aprile, è la festa della Liberazione. Eppure manca l’aria: la pandemia del Coronavirus ci ha impedito di stare vicini alle persone che amiamo, ha stravolto relazioni e certezze. Sembra non esserci differenza con il 25 aprile di 75 anni fa. Non eravamo liberi allora, non siamo liberi adesso.Il senso di privazione appare simile, ma in realtà c’è una profonda differenza tra quella che fu una scelta dei partigiani, lottare per la libertà, e la nostra condizione, più simile al dovere.

Non è la stessa cosa dormire nei boschi, in montagna, e restare sdraiati sul divano di casa. Non è la stessa cosa scrivere una lettera che non arriverà mai a un figlio che combatte per la Resistenza, e non ricevere risposta a una videochiamata su Whatsapp.

La libertà è una cosa ben più seria: anche se crediamo di averla persa con il lockdown, in fondo non siamo mai stati così liberi come ora. Lo dobbiamo a tanti fattori ma, prima di tutto, a chi ha resistito tre quarti di secolo fa.

Oggi sta succedendo qualcosa di straordinario: proprio perché passiamo la giornata a scorrere indolenti le dita sullo schermo del cellulare, la festa della Liberazione entra nelle nostre vite come mai successo prima.Sui social, sui giornali, in tv non vediamo altro, se ne parla ovunque, e abbiamo finalmente il tempo per soffermarci e riflettere.

La pausa imposta dal coronavirus aiuta a ritrovare il significato di una giornata che, da tempo, non era altro che una data rossa sul calendario. Pensiamo, dal divano, a Gina Galeotti Bianchi, ad Aligi Barducci e alle migliaia di nomi incisi nel bronzo dei monumenti delle nostre città. Non si sono arresi davanti ai mitra dei soldati tedeschi.

Possiamo arrenderci noi, adesso?

L’Italia è in ginocchio, questo è vero, ma è il momento di stringere i denti. Leggiamo la storia dei partigiani per recuperare quel coraggio che credevamo di non avere. Prima di ogni cosa, però, è il momento di fare pace con quella storia. C’è bisogno di una memoria il più possibile condivisa per evitare che le fratture politiche condizionino anche il ricordo di ciò che ci ha resi liberi.

Allora la provocazione è questa. Parliamo, senza ideologismi, di quel che è stato. Se alcuni partigiani hanno sbagliato qualcosa, bene, raccontiamoci anche questo. Non censuriamo le vicende del Triangolo della morte in Emilia o i delitti commessi anche da chi osteggiava il fascismo. Se un partigiano ha ucciso un soldato tedesco, pur avendo la possibilità di assicurarlo allo giustizia, ha commesso lo stesso errore dei gerarchi del regime.

Ammettendo ciò, però, dobbiamo anche riconoscere che la maggior parte dei partigiani era fatta di gente comune che si è ritrovata con un fucile in mano per difendere proprio quel valore, la giustizia. Solo così scopriremo che siamo tutti partigiani, nel senso etimologico del termine: prendere parte.

Il nostro vivere e agire in una società democratica non può prescindere dal parteggiare per quei valori che il 25 aprile rappresenta: la libertà, la pace, la solidarietà. Sono valori universali, senza colore politico. La festa della liberazione serve a ricordare queste parole che, gli altri giorni dell’anno, sentiamo di sfuggita.

Ci siamo liberati dalla guerra che avevamo nei nostri confini, ma non dobbiamo permetterci di dimenticare che ci sono ancora nazioni dove i bambini non possono uscire di casa a giocare per paura di pestare una mina.La festa della Liberazione serve a riscoprire il senso di vivere in una repubblica, che fu possibile grazie al sacrificio dei partigiani. La repubblica, dove tutti gli abitanti difendono, insieme, l’ideale di libertà. Ancora, la fortuna di agire in una democrazia, dove ogni cittadino conta e ha la responsabilità di difenderla.

Quanto è bella la democrazia. Bisogna immaginarla come un blocco di marmo grezzo: tutti partecipano alla formazione di un’opera d’arte, che è la politica. Tutti hanno lo scalpello e sono responsabili, individualmente e collettivamente, della sua buona riuscita.


Eppure un appello a chi governa, su nostro mandato, va fatto: abbiate il coraggio di incontrarvi e non di scontrarvi. Abbiate il coraggio di trovare insieme soluzioni per il bene comune. I partigiani non erano tutti della stessa corrente politica. Nelle loro file combattevano cattolici, comunisti, monarchici, repubblicani. C’erano persino partigiani di destra.Nonostante i loro credi non coincidessero, seppero stare insieme per dei valori superiori. Accadde anche dopo il conflitto, quando partiti agli antipodi scrissero insieme la nostra Costituzione.

Molti paragonano il Coronavirus a una guerra: giusto o sbagliato che sia, per la ripartenza ci vorrà la stessa unità che animò partigiani e costituenti 75 anni fa.Il 25 aprile, oggi più che mai, ci insegna che non siamo bloccati in un presente immodificabile. Se l’avessero pensato le nostre nonne e i nostri nonni, davanti alle immagini di una stracolma Piazza Venezia inneggiante a Benito Mussolini, non avremmo mai conosciuto il valore della libertà.

Il lockdown finirà. Ma le difficoltà, adesso come in passato, sono sempre esistite.

Abbiamo bisogno di essere tutti un po’ più partigiani per superarle e tornare a essere protagonisti attivi della storia. Una storia condivisa.


 https://www.facebook.com/dikabernard98/videos/2900551796719008/

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