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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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La peste e il Nuovo Mondo
di Trilussa

29/4/2020 - 19:02


La prima peste dell’epoca moderna, dopo l’anno mille per intenderci, la cosiddetta peste nera, arrivò partendo sempre dalla Cina a causa di un batterio, non di un virus in questo caso, che si trasmise dai ratti agli uomini per mezzo delle pulci. Partì nel 1346 ma mise qualche anno a infettare tutta l’Asia e tutta l’Europa fino a scomparire quasi del tutto solo nel 1353, ben dopo sette anni di contagi e milioni di morti.

 

Il mondo non era come oggi universale e gli spostamenti di uomini e mezzi ancora primitivi per cui la diffusione fu molto lenta. Alla fine del suo percorso uccise comunque circa 20 milioni di persone ma certo le condizioni igieniche e le conoscenze scientifiche erano ancora molto approssimative considerando che si trattava di un batterio che oggi sarebbe stato sconfitto con un semplice antibiotico.


Le conoscenze limitate del tempo attribuirono la colpa della peste, come spesso accade nella storia di quel popolo, alla popolazione ebraica con persecuzioni e uccisioni diffuse. Ci fu anche una motivazione religiosa,  un flagello invocato da di Dio che provocò la nascita di molti movimenti religiosi fra cui i famosi flagellanti, religiosi che si autoflagellavano in pubblico per redimersi e invocando la cessazione dell’epidemia.


Quella del 1300 è la peste descritta nel Decameron di Giovanni Boccaccio durante la quale alcuni giovani fiorentini per sfuggire al contagio si rifugiano in campagna e a turno si raccontano novelle di cui molte a contenuto erotico.


Assai più grave della peste nera fu la famosa influenza spagnola, questa volta una vera pandemia influenzale, forse un virus particolarmente aggressivo, che si diffuse in tutto il mondo fra il 1918 e il 1920, proprio alla fine della prima guerra mondiale, uccidendo da cinquanta a cento milioni di persone su una popolazione di due miliardi di individui. L’aspettativa di vita media si ridusse di 12 anni e furono soprattutto colpiti gli anziani mentre quella del 1300 colpì soprattutto i giovani.

La differenza di età colpita pare sia dovuta alla diversa reattività del sistema immunitario, più efficace nei giovani e meno negli anziani che giustifica la prevalenza dell’età avanzata delle tante vittime di questi giorni.


Una delle complicanze più gravi della polmonite da Covid 19 è legata ad una esagerata reazione infiammatoria a livello polmonare, una polmonite bilaterale massiva che causa una grave insufficienza respiratoria che tuttavia pare moderata da quel farmaco per l’artrite reumatoide messo consapevolmente a disposizione dalla casa farmaceutica che ne detiene il brevetto. Uno dei tanti farmaci che in tutto il mondo si stanno testando per valutare la loro efficacia contro il virus o per le sue complicanze. Due sono infatti le direttrici su cui gli scienziati di tutto il mondo si stanno orientando: il vaccino specifico per il Covid e la ricerca di farmaci efficaci contro lo stesso virus o contro le complicazioni polmonari che questo determina. Per una volta tanto pare che non entrino in gioco gli indiscutibili vantaggi economici riguardo a un possibile brevetto ma ci sia una reale collaborazione fra tutti gli scienziati di ogni parte del mondo che si stanno scambiando i dati relativi alle loro ricerche. Una volta tanto la fretta e il pericolo comune, unisce.


La elevata mortalità della spagnola dipese forse da una specifica morbilità del virus ma anche dalle particolari condizioni dell’epoca: i primi del novecento, il periodo immediatamente postbellico, le scarse conoscenze mediche e altre come la malnutrizione diffusa, la scarsa igiene personale, gli ospedali sovraffollati (!!) che determinarono molte superinfezioni batteriche mortali. In Europa nel 1918 il conflitto durava ormai da quattro anni e la guerra era oramai di posizione con i soldati che si ammassavano nelle trincee favorendo il contagio.


Di questa pandemia rimane incerta l’origine, da dove cioè sia arrivato il virus mentre il termine spagnola è fuorviante perché la Spagna fu solo la prima nazione che ne segnalò la comparsa. Questa perché il paese non era in guerra e la stampa ancora libera e non condizionata dalla censura.


Ora abbiamo una nuova peste, ancora un virus, riuscito a fare il salto di specie dall’animale all’uomo. Non possiamo sapere quanta gente ucciderà ma è già pandemia, già tutto il mondo è coinvolto e nuovi focolai stanno sorgendo mentre quelli in atto sembrano mostrare solo piccole flessioni. Servono risorse, responsabilità, decisioni rapide e coraggiose, serve la partecipazione di tutti.


Certo è che il mondo che uscirà da questa pandemia non sarà più lo stesso: il mondo del troppo, il mondo dell’eccesso, il mondo della “velocità immobile” lascerà il posto ad un mondo nuovo, diverso e tutti speriamo caratterizzato da una maggiore umanità, solidarietà, uguaglianza. Che gli uomini facciano tesoro di questo dramma mondiale e ne sappiano trarre il senno per correggere gli errori che hanno portato l’umanità al parossismo delle disuguaglianze, all’ingigantimento degli eccessi: la crescita dei redditi e contemporaneamente quella dei debiti, l’aumento numerico dei ricchi e contemporaneamente dei poveri, dei denutriti e dei sovrappeso, di chi ha molto più del necessario per vivere e chi rischia di morire di fame o di sete


 “sul piano economico globale la crescita dei milionari e miliardari è contestuale a quella degli indigenti e nullatenenti, mentre su quello sociale si osserva come la vecchia distinzione fra chi ha (have) e chi non ha (have not) sia stata sostituita da quella che distingue fra chi ha molto (have a lot) e chi ha niente (have nothing)”. Un mondo profondamente ingiusto che ci offre ora la possibilità, sia pure tragica, di poter cambiare”.


Il filosofo sloveno Slavoj Žižek per il mondo nuovo parla della necessità di un “nuovo comunismo”: Non vuole spaventare nessuno ma afferma che “Il coronavirus ci costringerà a reinventare un comunismo basato sulla fiducia nella gente e nella scienza”; “Comunismo o barbarie, più semplice di così!”.
 
Non il vecchio comunismo, precisa per non passare per matto, ma una forma nuova di società con una sorta di organizzazione globale in grado di controllare e regolare l’economia e limitare la sovranità degli stati-nazione. La pandemia ha fermato la frenesia del mercato e mostrato che per affrontare la minaccia globale gli uomini di tutto il mondo, non solo proletari quindi, devono unirsi, condividere le scoperte, sincronizzare gli sforzi, ritrovare cioè un forte senso di solidarietà. Abbandonare il profitto come il bene supremo a cui sacrificare tutto il resto.
 
Il contrario del cammino del mondo prima della pandemia-sostiene Žižek --quello orientato alla ricerca dell’identità personale, spesso nazionale, rivendicata come una priorità su tutto il resto, l’America first, il prima gli italiani.
 
Di sicuro la notizia che in questo momento di sofferenza economica, quando tutti dovrebbero fare uno sforzo per contribuire nelle loro possibilità alle spese nazionali, sapere che 353 notai, ma anche avvocati e altri liberi professionisti, abbiano fatto la domanda per essere ammessi a ricevere il contributo di 600 euro per chi è stato costretto a chiudere lo studio non è un dato incoraggiante.

 

Renzo Arbore racconta del mondo meraviglioso del dopoguerra che lui ha vissuto, sia pure da piccolo, quando c’era veramente una fratellanza generale, una straordinaria solidarietà politica e sociale, tutti uniti per la ricostruzione dell’Italia ferita. Oggi purtroppo, qui da noi, le premesse non fanno ben sperare. All’impegno e l’altruismo di molti, che tutti conosciamo in prima linea di questa guerra che si combatte negli ospedali e sul territorio, si contrappongono dichiarazioni e atti sconsiderati, talvolta ignobili e addirittura riprovevoli di altri che cercano di lucrare sulla disgrazia. Sfruttare la sofferenza di tutti per meri scopi di arricchimento personale o anche per cercare di acquisire consenso politico non è il viatico migliore per uscire dalla crisi con un’idea migliore di società.
(Per le notizie sulle epidemie fonte Wikipedia)
 
 



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