Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
LE BIZZARRIE DELLA SINISTRA DISSIPATA
Credo che alcune obbiezioni riguardanti la politica di Matteo Renzi e di Italia Viva non siano frutto di un ragionamento politico, ma abbiano a che fare, da un lato, con la psicologia del profondo, da un altro con una mutazione antropologico – culturale che ha coinvolto massicciamente i dissipatori, bontà loro, della sinistra massimalista e tradizionalista.Per quanto riguarda la psicologia del profondo non ho altro da aggiungere a quanto scrisse in un bellissimo articolo (“L’odio per Renzi e il lutto della sinistra” la Repubblica 17/07/2017) il professor Massimo Recalcati, che dette una spiegazione magistrale sui motivi psicoanalitici dell’avversione di alcuni nei confronti di Matteo Renzi.
Chi ne è affetto lo legga, aiuta a capirsi e a vivere meglio, al di là di Renzi.Per quanto riguarda, invece, la mutazione antropologico – culturale attribuisco quelle obbiezioni a una perdita di allenamento alla buona politica da parte di chi, avendo smarrito la bussola da molto tempo e non riuscendo a ritrovarla, o dovendosi accontentare di succedanei non completamente appaganti, ragionano secondo schemi che la “sinistra vera, quella ormai perduta” non gli avrebbe mai consentito.I casi sono tanti, ma ne cito solo un paio tra i più nazionalpopolari.Il primo riguarda il concetto di “consenso”, che è alla base della democrazia rappresentativa, ma la cui ricerca, nel caso dell’avversario Renzi, diventa un’attività disprezzabile, al limite del losco. “Lo fa” oppure “lo dice solo per guadagnare consenso”.
E chiudono lì il discorso. In democrazia tutte le forze politiche hanno il dovere di cercare il consenso, altrimenti il governo democratico su cosa si dovrebbe basare? Renzi è il politico che, più di ogni altro, si è fatto guidare dai principi e dai contenuti che riteneva utili al Paese, opinabili fin che si vuole nel merito, piuttosto che dalla ricerca del consenso purché sia. Anche sfidando l’impopolarità che, infatti, in molti casi non lo ha risparmiato, preferendo molti italiani, anche di sinistra, essere furbescamente lisciati per il verso del pelo.Infatti il secondo riguarda la notazione, ossessiva, che un partitino del 3% dovrebbe stare “al suo posto” e non interferire con le politiche dei “grandi”.
Una obiezione bizzarra, direi da vecchia concezione elitaria e “benpensante” della politica (da lì arrivare a “che roba contessa….” Il passo è breve). Sarà che mi sono formato alla scuola di un partito che non si poneva limiti di intervento in rapporto alla sua forza elettorale, che non solo era nettamente minoritaria, ma pure confinata in un isolamento che riusciva a rompere solo per una grande, pervicace e perfino rompiscatole capacità di proporre idee, obbiettivi, strategie sulle quali costruiva il consenso (per l’appunto). Se qualcuno in quel partito avesse detto “facciamocene una ragione, abbiamo solo il 20%, siamo in netta minoranza e abbiamo contro l’80% del paese, quindi diamoci una ridimensionata proporzionale al nostro peso elettorale” sarebbe stato preso per matto. Io ho imparato che una buona idea non diventa cattiva solo perché perde alle elezioni, o ha poco consenso oggi. Rileggetevi il Galileo di Brecht. Così come una idea cattiva può stravincerle con largo consenso (buttate un occhio sul Mein Kampf).
Ho imparato che è assolutamente legittimo, se combatti con le armi della democrazia, far valere le tue ragioni oltre il peso elettorale che hai. Il ruolo politico non si esaurisce tutto nel risultato elettorale e la battaglia politica democratica dura 365 giorni l’anno, non uno ogni cinque. Pretendere che questo valga per alcuni e per altri no è una roba di destra pericolosa, altro che neoliberismo.
Altrimenti non avrebbe senso la lotta politica, il dibattito pubblico, lo stesso Parlamento.
Basterebbe, come sostengono alcuni grillini doc, che il Parlamento fosse la riunione dei capigruppo che esprimessero ciascuno, come nel CdA di una S.p.A., un voto equivalente alla percentuale ottenuta alle elezioni. Il grillismo è entrato nell’anima di certa “sinistra” e l’ha corrotta senza che se ne accorgesse. In altri tempi sarebbero state definite vittime di soggettivismo piccoloborghese. Fortunatamente non sono più quelli. Oggi ci sono solo presuntuosi che fanno lezioni su cose che loro per primi hanno dimenticato. O gente fuori allenamento, che parla di partito leaderistico solo perché non ha uno straccio presentabile di leader, e obbietta sulla supervalutazione del 3% solo perché non riesce a far fruttare al meglio la sua percentuale.
Che sia il 2% o il 22% fa lo stesso.