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Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
DI STEFANO FOLLI
IL CUL DE SAC

8/6/2020 - 9:12

IL CUL DE SAC IN CUI SI E' CACCIATO IL PD DA QUANDO HA INDICATO IN CONTE " IL PUNTO DI RIFERIMENTO FORTISSIMO DEI PROGRESSISTI"

 

Governo, perché il premier non teme il Pd07 GIUGNO 2020La semplice minaccia del "partito di Conte" crea scompiglio. Perderebbero tanti punti sia i 5S sia i Democratici. Ma il problema politico riguarda soprattutto questi ultimi

 

È bastata la vaga ipotesi - lasciata circolare senza conferme né vere smentite - secondo cui il presidente del Consiglio ha in animo di dar vita a un partito personale, ed ecco che il Pd comincia a mostrarsi insofferente verso Giuseppe Conte e le sue iniziative. Fino a poco tempo fa Zingaretti, ma non solo lui, giudicava il premier "il punto di riferimento dei progressisti".

Adesso l'avvocato pugliese è diventato un tipo non del tutto affidabile, da incalzare perché faccia presto con le politiche di sostegno agli italiani e non perda tempo con le coreografie ricche di effetti speciali e povere di sostanza quali gli "Stati generali dell'economia".

Si dimostra così l'astuzia spregiudicata del premier che ha saputo ritagliarsi uno spazio via via più largo tra i Cinque Stelle e il Pd, dando a entrambi l'impressione di essere il migliore amico di ciascuno, ma in realtà lavorando al proprio progetto. Quando Conte dice al Corriere di non sentirsi "accerchiato", almeno non più del solito, e di non temere la fine del governo, usa un tono quasi sarcastico nei confronti della sua maggioranza. Può sembrare strano, visto che il Pd gli aveva riservato il giorno prima l'attacco più aspro dalla nascita dell'esecutivo.

Cosa rende così sicuro di sé l'avvocato pugliese, alle cui spalle, come è noto, non c'è una storia politica degna di nota? La combinazione di almeno due fattori.Il primo sono i dubbi e le convenienze dei due partiti maggiori. Il M5S, sebbene lacerato al suo interno, ha tutto l'interesse a puntellare il premier che resta pur sempre la soluzione migliore per il mondo "grillino".

Il Pd invece si rende conto adesso, con la crisi sociale ed economica alle porte, che il "progressismo" di Conte non si riflette sull'immagine del partito come forza responsabile della coalizione. Al contrario, in autunno rischia di crearsi un cortocircuito: se l'avvocato del popolo avrà un po' di risorse da spendere, il merito sarà suo; se invece tali risorse saranno insufficienti - come è probabile - , il danno sarà tutto del Pd e dei suoi esponenti.Secondo punto. I sondaggi dicono che Conte è apprezzato da una percentuale ancora solida di italiani.

L'uomo dell'emergenza piace pure agli elettori del Pd, il che conferma come la mancanza di alternative dipenda anche dall'assenza di una figura fisica riconoscibile e familiare, spendibile all'occorrenza come l'anti-Conte.

Il Pd non ha saputo o voluto metterla a fuoco in questi mesi.Oggi vorrebbe dettare le condizioni al premier, ma l'operazione rischia di essere velleitaria se non c'è la volontà o il coraggio di valutare anche un ritiro dei ministri democratici dall'esecutivo. Per mille ragioni, tale volontà è mancata fino a oggi. Per cui il premier, invece di spiegare i ritardi della sua azione, può rovesciare su altri, di fatto il Pd, l'accusa di non avvertire "l'urgenza del momento".In tutto ciò la semplice minaccia del "partito di Conte" crea scompiglio.

 

Perderebbero tanti punti sia i 5S sia il Pd. Ma il problema politico riguarda soprattutto i democratici. Il messaggio da Palazzo Chigi è: ormai dovete venire a patti con me perché sono in grado di costruire una sorta di "terzo polo" e quindi posso chiedervi molto in vista delle prospettive istituzionali. Conte non ha torto: le manovre di palazzo non lo spaventano. La sua eventuale caduta dipenderà da una crisi sociale fuori controllo nei prossimi mesi.

Uno scenario estremo che nessuno si augura.

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8/6/2020 - 9:19

AUTORE:
Pivvu

....MA NON CHIAMATEMI ZINGASCONI -----
Il fallimento strategico del Pd e la ritirata di Zingaretti
Con la prosopopea tipica del personaggio, che si definiva il solo vincitore del Pd nel 2018, Zingaretti annunciava a 8 e1/2 , l'alleanza strategica col M5S. Sappiamo com'è andato il battesimo in Umbria dove la coalizione da lui auspicata é rimasta indietro di venti punti rispetto al centra destra, ma lui non sembrava demordere.
Attaccava ad ogni piè sospinto chi mettesse in discussione nella coalizione le scelte di governo come attentati irresponsabili.
E volgeva tutte le cure verso questo obiettivo cercando di cancellare dalla scena politica Italia Viva anche profittando della vicenda Open.
E incensando Conte come "il punto di riferimento forte di tutti i progressisti". Da salvaguardare anche a costo di reclutare qualche responsabile della destra per bloccare le iniziative renziane.
Una goduria per "Giuseppi" che attraverso questo cordone sanitario potè affrontare l'emergenza corona virus, trasformandola in grande occasione per accrescere la sua visibilità ed il suo attivismo.
Mettendo su un sistema di contorno quasi personale che annullavano le altre figure di governo ed il ruolo del parlamento.
Ci teneva dopo l'emergenza Conte a continuare su questa strada ed aveva lanciato la proposta degli "Stati generali" ed il piano di rinascita per continuare sulla strada di un governo a sua esclusiva centralità, ma é arrivato lo stop.
Nel Pd si sono forse resi conto del mostro che avevano creato e di quanto credito ormai godesse nel suo elettorato se é vero che il 90% degli elettori Pd esprima fiducia verso Conte mentre invece Zingaretti tra i suoi stessi elettori annaspa al 35% (fonte Ipsos).
Espressione di questo mutato orientamento é stato anche l'ulteriore sondaggio di Sky che mostrava un eventuale partito di Conte al 14,3% mentre il Pd sarebbe precipitato al 16.
Per cui contrordine nel Pd. Occorre bloccare tutte le iniziative che avrebbero dato ulteriore visibilità a Conte a discapito di ministri come Gualtieri nell'affrontare la fasi di possibile rilancio dell'economia. Giustamente, a mio avviso.
E riprendere una serie di interlocuzioni con forze politiche per evitare che fosse Conte ad essere l'ago della bilancia, su questioni dirimenti come il Mes all'interno della maggioranza.
Per cui il rapporto con Berlusconi, che oggi Zingaretti loda sperticatamente.
E gli incontri con Gianni Letta, ormai frequente visitatore del Nazzareno, tutti elementi che tentano di schiodare il
Pd nel cul de sac dove si era ficcato con la proposta dell'alleanza strategica.
Una mossa intelligente finalmente che permette anche a Forza Italia di avere più capacità di manovra all'interno del centro destra e non rimanere in balia della Lega e della Meloni.
Ritorna la politica si può dire col Zingasconi. Che amaro destino per quelli che dovevano allargare la rappresentanza a sinistra e sono costretti, fortunatamente, ad interloquire con la destra moderata.
Il tempo é galantuomo.