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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Comune di Vecchiano
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Migliarino - Domenica 28 Luglio a partire dalle 19.00 fino alle 23.00
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Comune di Vecchiano
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Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
L'opinione di Pino Vincenzo
Ne avesse indovinata una dalle primarie in poi

11/6/2020 - 22:38

Ne avesse indovinata una dalle primarie in poi

 

Si sa che la strategia di Zingaretti era quella di rilanciare il Pd con un profilo spostato fortemente a sinistra.

Non avendo minimamente capito che il Pd era diventato un'altra cosa se Renzi due anni prima aveva avuto il 70% alle primarie mentre invece Orlando avesse conquistato il 20. (il 20 nel 70 ci sta 3 volte e mezzo)

Ma le esperienze ed i dati per certa sinistra non significano nulla. Per cui alle primarie lui si presentò rigorosamente con la bandiera di piazza grande ritenendo il Pd ormai inservibile al suo disegno. Parlava di partito nuovo o di nuovo partito un giorno sì a anche l'altro. Di congresso ma poi si sa come finì, a nulla come sempre.

Fallito il tentativo di dar vita ad una nuova formazione della sinistra che doveva fare chissà quale sfracelli, dopo le Europee si convinse, visto il magrissimo risultato de LeU, a riappropriarsi militarmente del Pd, puntando scientificamente ad emarginare Renzi ed i suo seguaci.

Oscurare Renzi era l'impegno quotidiano mentre tramava con Calenda per fare occupare a lui, magari con una scissione pilotata, lo spazio che si apriva al centro.

E Zingaretti non è nuovo a queste operazioni se è vero che riuscì ad essere eletto Presidente della Regione assecondando Pirozzi con uno dei peggiori risultati del centro sinistra, il 32,8%. Lui come tanti di formazione bolscevica partono dal presupposto che esiste il "loro popolo" fedele eternamente mentre invece la debacle bersaniana del 2013, dimostrava tutto il contrario.

Nel loro schema c'è quasi l'inamovibilità dell'elettorato per cui basta assicurarsi l'appoggio della Cgil e sono trionfi. Come negli anni settanta del secolo scorso. Ma tutto l'impianto é crollato miseramente. Dopo il fallimento dell'operazione di sfondamento al centro con Calenda, Zingaretti ha tentato di recuperare con l'alleanza strategica coi pentastellati. Poi vista la riottosità degli stessi ed il fallimento dell'operazione umbra ha ristretto l'obiettivo e si é concentrato su Conte, "nuovo riferimento fortissimo dei progressisti". Lo valutava un generale senza esercito, un novello Prodi, bastava staccarlo da una parte dei cinque stelle, per creare la riproposizione dell'unione di prodiana memoria. Ma anche questa ipotesi é andata a ramengo, dai sondaggi, certo tutti da verificare nella tenuta a medio e lungo termine, Conte dimostra che un elettorato al seguito ce l'ha. E non pesca al centro o a destra ma proprio nel Pd e nei cinque stelle cui sottrarrebbe cinque punti ciascuno come da sondaggio quorum, riconfermato da Masia su agorà oggi. E questo dimostra ulteriormente che l'elettorato è assai mobile e che i partiti non hanno un nocciolo durissimo e stabile ma sono sottoposti ad una variabilità impensabile.

Sono guai amari per Zingaretti e per il Pd a trazione orlandiana che vivono nella permanente incertezza del domani. I loro proclami durano il tempo di una dichiarazione come quella del partito nuovo, dello ius soli, dell'abolizione del decreto sicurezza, dell'alleanza strategica coi cinque stelle, di Conte "punto di riferimento dei progressisti".

Un vuoto strategico e comunicativo pericoloso per il Pd che non è diventato per niente l'asse di una possibile alternativa alla destra, visto i numeri che girano. Ma non sarebbe il caso di ripensare a tutte le scelte mai fatte in questi quindici mesi dal Pd? Oltre a quelle subite non solo dai cinque stelle ma anche da una formazione come Italia Viva che ha dettato la formazione del governo liquidando Salvini, imponendo una poltica di non appesantimento fiscale, come fu per l'aumento dell'Iva, della plastic tax e della sugar tax. E come ancora sul piano degli investimenti pubblici e sulle modalità di realizzarli. Dove ancora si ostinano a rifiutare il modello Genova, quando tutto il paese ne ha potuto ammirare l'efficacia e la validità.

Peccato per il Pd che brancoli nel buio e che il suo elettorato se ne allontani quotidianamente. Nonostante i sondaggi allucinanti di Cartabianca, ultima ridotta, Telekabul

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