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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Interviste di Giulia Baglini
Salviamo le api e il miele nostrano.

12/7/2020 - 13:33

Salviamo le api e il miele nostrano. Il prezioso nettare tra frodi e clima impazzito

L'apicoltura pistoiese tra difficoltà e speranze. Parlano tre imprenditori e due membri di Cia

L’agricoltura, in questi mesi di lockdown che speriamo di aver messo alle spalle definitivamente, non si è mai fermata e ha garantito ad ognuno di noi il sostentamento necessario alla sopravvivenza. C’è un settore che più di altri, nel mondo dell’economia verde, sta dimostrando estremo senso del dovere e laboriosità, come gli animali di cui si prende cura: si tratta dell’apicoltura, un’attività estremamente importante per l’ambiente e per il mantenimento della biodiversità sul pianeta, ma sempre più in difficoltà e per alcuni, a rischio di estinzione. Oltre ai cambiamenti climatici, principali responsabili del calo di produzione, negli ultimi anni la minaccia che pende su arnie e mielari nostrani si chiama miele finto e viene dalla Cina. Sembra un paradosso, ma è un falso miele che viene fatto senza api e che costa oltre 2,5 euro in meno rispetto a quello italiano. E’ creato in laboratorio, con l’aggiunta di sciroppo di zucchero e con metodologie di produzione non conformi alle norme europee, dove l’uomo si sostituisce alle api nella realizzazione del processo di maturazione.
A lanciare l’allarme è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, che denuncia pesanti ricadute non solo sulla filiera ma su tutta l’agricoltura italiana, che dipende al 70% dalle api nella loro funzione di impollinatori. Le esportazioni in Europa sono arrivate a circa 80mila tonnellate, creando una concorrenza sleale che sta fortemente danneggiando l’apicoltura italiana.
Ne abbiamo parlato con Franco Masotti, responsabile apicoltura di Cia Regionale.
Apicoltore biologico di Pontassieve, da anni porta nelle sedi istituzionali le istanze dei suoi colleghi: “Per contrastare il falso miele cinese ci vorrebbero analisi di laboratorio più accurate, in quanto chi controlla non ha gli strumenti adeguati. Un metodo potrebbe essere il riconoscimento del polline, dal quale si può risalire alla specie vegetativa della pianta e capire se il miele è importato. Di recente, la Forestale ha fatto dei controlli nei mercati, scoprendo mieli con etichette ‘Made in Toscana’ che invece sono risultati importati. Esistono anche triangolazioni con i paesi dell’Est Europa: mieli con etichette di questi paesi sono in realtà entrati illegalmente nell’Unione Europea dalla Cina.
E’ un miele che costa poco - un barattolo di miele da mezzo chilo può essere venduto a poco più di un euro – ma che subisce delle alterazioni: invece di essere lasciato a maturare viene riscaldato, perdendo così le sue proprietà benefiche.
Un altro fattore che favorisce le importazioni è che in Italia si produce il 30% di quello che viene consumato: la produzione italiana non è così grande da poter soddisfare tutta la richiesta. Da parte nostra ce la mettiamo tutta, riusciamo a produrre miele anche a settembre-ottobre, cosa che prima non accadeva.
Inoltre, per fortuna l’uso di pesticidi in Toscana è più limitato rispetto alle altre regioni e questo ci rende più tranquilli.”
Sul 2019 Masotti non ha dubbi: “E’ stato un anno catastrofico, dove i più fortunati hanno prodotto il 10-15%. Oltre ai cambiamenti climatici, gli apicoltori da circa vent’anni stanno contrastando la varroa, un acaro che succhia le linfe delle api e le fa morire. Contro questo parassita sono necessari trattamenti specifici due volte l’anno con i quali si riesce a limitare il danno, perché il 10% riesce a sopravvivere.
Un’ulteriore minaccia è rappresentata dalla vespa velutina, un calabrone di origine asiatica che è stato avvistato in Liguria e che si presume arriverà anche in Toscana.
A giugno, fortunatamente, sono arrivati dei contributi dalla Regione Toscana sotto forma di microcredito ed è in corso l’istruzione della pratica per ricevere dei finanziamenti a fondo perduto in base al fatturato dei mesi di aprile 2019 e aprile 2020". Secondo Masotti bisognerebbe prendere in considerazione un periodo più ampio, perché ad aprile gli apicoltori producono e fatturano poco. E’ a luglio che si vedono i primi risultati.
Sempre dalla Regione Toscana arrivano ogni anno dei Piani di Sviluppo Rurale, con bandi per gli apicoltori che fanno nomadismo o che vogliono acquistare nuovi mezzi o locali.
Mancano invece per gli apicoltori i premi previsti dalla PAC, la Politica Agricola Comunitaria e Masotti non perde occasione di ribadirlo nelle sedi istituzionali.
Deve passare il concetto che le api sono fondamentali per la conservazione di piante e agricoltura e per il mantenimento della catena alimentare.
Inoltre il miele è un prodotto che non dovrebbe essere usato prevalentemente in inverno, anche se le sue qualità di antibiotico e antinfiammatorio naturale sono innegabili, ma andrebbe usato tutto l’anno e considerato come un alimento. Si può usare come dolcificante al posto dello zucchero o mangiare insieme a una ricotta o a un buon formaggio.
Non tutti sanno, infine, che l’ape produce più prodotti in assoluto rispetto a qualunque altro animale: miele, polline, propoli, pappa reale, veleno (usato in farmacologia) e cera. Questi sono solo alcuni dei risultati dell’impegno di questi insetti.
Api e apicoltori lavorano in silenzio e aspettano soltanto che il loro ruolo venga riconosciuto.
Tra questi eroi silenziosi c’è un decano degli apicoltori pistoiesi, Giancarlo Beccani: lavora con le api da 35 anni, con 40 arnie allocate sulle colline di Avaglio, nel comune di Marliana e un punto vendita a Pieve a Nievole.“Fare l’apicoltore è duro. Negli ultimi anni sono andato in perdita: il cambiamento climatico ha devastato tutto e ha messo a rischio la produzione. Sono fortemente a rischio sia il miele di erica che quello di acacia.

Se con 40 arnie facevo 12 quintali di miele, oggi ne faccio al massimo 6 quintali. Non escludo che le api possano riuscire ad adattarsi rispetto alle mutate condizioni ambientali e spero davvero che l’apicoltura torni alla normalità. Confido nella produzione del miele ritardatario di agosto. Sono rimasto da solo a lavorare, l’arrivo del Covid 19 ha anche interrotto la possibilità di stare a contatto con un collaboratore che avevo trovato”.Sulle frodi, Beccani è laconico: “Mentre noi apicoltori italiani siamo strettamente controllati, la merce che viene dall’estero passa tranquillamente. Inoltre ho l’idea che le istituzioni elargiscano gli aiuti in base alla grandezza delle aziende”.
Sulla stessa linea di pensiero è anche il giovane apicoltore quarratino Denis Giovannetti, che produce miele del Montalbano con metodo biologico: "È sempre più difficile fare l'apicoltore, a causa di un clima sfalsato e irregolare. Noi possiamo solo imparare a conviverci. Più apicoltori ci sono, più api sono destinate a riprodursi e meglio è per l’ambiente. Però devono essere rispettosi e consapevoli, perché altrimenti l’apicoltura può diventare pericolosa se fatta in modo irresponsabile”. Sulle frodi Giovannetti è realistico: “Esistono in tutte le attività, ci sono sempre state e sempre ci saranno. Bisogna contrastarle seriamente, per evitare che i problemi si ripercuotano sul consumatore finale.

Chi compra un miele a scopo alimentare o curativo e trova un miele fatto in laboratorio, potrebbe avere problemi di salute. Poi c’è il problema della concorrenza, non tutti i consumatori si fanno domande quando vedono prezzi bassi, anzi spesso è l’unico criterio con il quale scelgono un prodotto. Noi continueremo a fare agricoltura in maniera sana e a farci sentire, ma devono attivarsi le istituzioni, per bilanciare gli effetti di un mercato che purtroppo o per fortuna è libero". Tra speranza e rassegnazione le ultime considerazioni di Giovannetti: "Tra tutti i tipi di allevamenti, le api sono le ultime ad essere prese in considerazione. Finché posso fare questa attività la faccio con passione e ci dedico la vita, ma non escludo di dover cambiare lavoro".
Per l'Apicoltura Gallorini, ci risponde Angelica, che con il padre Stefano produce miele biologico dell'Appennino, con 200 arnie dislocate tra la Riola e la Porrettana. Anche lei ci conferma che il calo di produzione è dipeso dalle scarse precipitazioni in inverno: è stata una stagione secca e ventosa che non ha creato le condizioni ideali per la fioritura dell’acacia, il cui miele è uno dei più richiesti. "Nonostante l’impegno individuale - afferma Angelica - l’apicoltura dipende molto dal clima e da ciò che ci circonda. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma chi la fa da padrone è l’ambiente".
Vista la sua giovane età le chiediamo quali sono le opportunità che l'apicoltura può offrire: "È un settore di nicchia, ma il fatto che ci siano sempre più giovani che decidano di diventare apicoltori, anche a livello hobbistico, è positivo ed aiuta a sensibilizzare. Sono proprio i giovani a manifestare maggiore attenzione all’ambiente ed è quindi da loro che possono partire nuovi stimoli per dare un futuro a questo settore".Sulle frodi, Angelica richiama la responsabilità individuale del consumatore, il quale non è mai stato informato sul vero valore del miele, su quanto deve costare e su quali standard deve rispettare. Può essere ora il momento di fare un po' di propaganda.
Sulle contraffazioni che minacciano l'apicoltura abbiamo sentito anche Sandro Orlandini, presidente di Cia Toscana Centro: "Esiste un sistema di marchi che se viene sfruttato correttamente può aiutare. Bisogna usare sempre il prodotto italiano, meglio ancora quello toscano. Vantiamo una produzione di qualità ma che negli ultimi anni riesce a soddisfare a malapena il consumo interno. I problemi legati agli aspetti agronomici sono sempre maggiori: la scomparsa di una regolarità climatica ha determinato cali di produzione che hanno avuto il loro picco nel 2019. Da segnalare anche episodi di morìa delle api, dovuti all’inquinamento. Gli apicoltori confidano nella fioritura del castagno, a fine stagione.
Sulla vespa velutina, bisogna concentrare gli sforzi, sperando nell’aiuto della Regione. Da parte di quest'ultima abbiamo registrato una nuova consapevolezza  rispetto all’importanza del comparto e alle difficoltà  che sta attraversando. Ne sono prova i contributi sotto forma di microcredito che sono stati istituiti.
L'ulteriore passo è di inserire i premi della Politica Agricola Comunitaria, proposta che abbiamo fatto nostra come Cia Regionale.  Ci aspettiamo che i contributi e gli investimenti per le politiche ambientali previsti dal Green New Deal, il grande piano da mille miliardi di euro per azzerare l’impatto climatico dell’Europa entro il 2050, prevedano misure per aiutare un settore che deve sostenere importanti problematiche a livello agronomico e fitosanitario.

Non ci possiamo permettere che l'apicoltura affronti ulteriori difficoltà. Noi faremo la nostra parte".


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