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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Il Serchio degli altri.

1/8/2020 - 20:30


 
2* gita del ciclo “Natura fuori dal comune”
Domenica 5 novembre 1995:
Il Serchio degli altri
 
Sono passati 20 giorni ed eccoci di nuovo insieme. Non credo si possa ripetere una giornata di bel tempo e di bella compagnia come quella della gita in battello (da non credere ma eravamo in 84), ma, se e vero che il buongiorno si vede dal mattino, in futuro avremmo bisogno dei vigili urbani o del 113!
Eccoci a passeggiare lungo il nostro  (ed il loro) Serchio.

Siamo a Nave, a 4 o 5 Km da Lucca e seconda gita del nostro programma. "Nave que dicitur Herivandii", citava un testo comunale del 1077 e... fu l’inizio della discordia tra Pisa e Lucca.
Pensateci bene: Lucca aveva un bel bastimento, una "nave", che traghettava i ricchi viaggiatori che venivano dalla Via Francigena ed andavano in città (quanti siete cosa portate un fiorino); e chi li traghettava? Eriprando o Erivrando, nome di longobarda memoria, nome nobile. Pisa aveva invece a monte, vicino Cascina, una zatteraccia mezza marcia, un navaccio o “Navacchio” ed aveva pure, in un suo comune vicino a Migliarino, in una località che ancora ne porta il nome, una misera "barca". E chi erano i traghettatori? Gano e Minchio, due di branco, di quelli tera-tera (un cavallo con cavaliere un soldo, e mezzo saldo col baroccio).

A Nave passavano due dei molti bracci che il nostro Auser sparpagliava nella piana di Ponte a Moriano e che arrivavano a cingere Lucca come in una morsa. Tutti sanno cosa vuol dire "costi più del Serchio ai Lucchesi”. 
Sui due rami che correvano a destra della città, l’Ausercolo e un suo derivato, vi erano due ponti (la nave serviva quando questi erano in riparazione): il Ponte Santi Petri, l’attuale Ponte San Pietro e quello detto Marchionis (cioè del Marchese), ora scomparso.
Una vendita del 1081 cita un terreno messo in mezzo ai due ponti in questione. Un altro braccio del fiume, l’Auser propriamente detto e che oggigiorno rimane nei resti e nel nome come "canale Ozzeri", si ricollegava al fratello Ausercolo, divenuto poi Auserclo, Serclo, Serchio, vicino ad un paesino il cui nome farebbe ora pensare essere situato in posizione elevata: Montuolo. Nella pianura vecchianese della tenuta Salviati abbiamo una località detta Isola, ad indicare appunto una zona libera dagli acquitrini creati dal Serchio e sarebbe quindi logico Montuolo, come d’altra parte e logico Antraccoli, alla periferia sud di Lucca, a significare un luogo “fra le acque".
Montuolo però e a livello del fiume, non su un monte sebbene piccolo, e infatti il suo vero ed antico nome era Flexo.
Flexsus in latino significa curvo e Montuolo-Flexo era proprio cinto sui tre lati da una curva dell’Ausercolo.
Ancora da un documento del 1140 si trovano descrizioni dei due fiumi confluenti a Ripafratta, dove una controversia vedeva da una parte il pescatore Ubaldo e dall’altra un tal Marchesino che si rinfacciavano di ostacolarsi la pesca alle lamprede.
Il  nostro percorso si snoda fra golene verdi di prati lungo massicci argini e non occorre molta fantasia per rivivere antichi tempi quando, diretti ai luoghi santi, si incontravano viandanti e pellegrini che si riposavano
all’ombra degli alberi rivieraschi.
Questi maestosi pioppi bianchi sono i gattici, dalle foglie double-face che lampeggiano ad ogni minimo alito di vento e devono il loro caratteristico nome agli amenti (infiorescenze) che sono appunto chiamate gattini perché somiglianti a quei bruchi detti "gatte pelose".
O è forse vero il contrario?
Vi sarete senz’altro chiesti il perché della vegetazione e dello stato delle golene lucchesi.
Dal confine di Vecchiano fino al mare e anche nella zona della tenuta di San Rossore, zona selvaggia per antonomasia, la golena é intensamente coltivata, sia sul latodestro che su quello del comune di San Giuliano.
Perché nella Lucchesia si vedono golene verdeggianti di prati (non foraggieri) e fitte di pioppete (non da cellulosa)?
Tutto dipende dall’indole fatalista del Pisano e metodica del Lucchese.
"Vai, semina, se piove s’apre l ’ombrello, se gela ci si ‘opre e s’allaga si prende le ‘alosce! “  dice il primo.
Il Lucchese (ricordarsi sempre che due Ebrei fanno un Genovese e tre Genovesi un Lucchese) non potrebbe sopportare l’idea di arare, sarchiare, seminare le terre golenali per poi vedersele sommergere e rovinare dalle piene del Serchio.
"Sièo! E qquatrini en qquatrini!" 
Siamo arrivati ora alla pubblicità.
Guardate nella piccola pianura tra il Serchio e le colline che vanno da Filettole a Castiglioncello e poi Balbano.
C’è un paesino con un castello da favola che sembra quello dell’inizio dei programmi dei cartoni animati della Disney.
È   Nozzano, anello di congiunzione storico, geografico, geologico tra il Monte Pisano e quello di Quiesa.
Esistente già prima del 1000, non è sempre servito a difendere Lucca.
Erano soltanto case elevate dai terreni paludosi di proprietà dei vescovi lucchesi e, solo dopo la donazione ai Marchesi di Toscana e alla contessa Matilde, venne fortificato.
Donato poi al comune di Lucca nel 1126, venne ampliato e di nuovo rinforzato da Castruccio Castracani.
Passato dalle mani pisane a quelle lucchesi, poi fiorentine, poi di nuovo pisane e addirittura milanesi, il bel castello visse le sue battaglie e morì e rinacque più volte non prima di aver creato leggende e date lezioni di civiltà, come nel 1490 quando Arrigo da Colonia vi impiantò una stamperia che divenne una delle principali in Europa.
  Per moltissimi anni, fino al 1670, fu terra di confine e  dove i Pisani imperversavano impuniti (è meglio un morto in casa che un pisano all’uscio) e i furti e gli assassinii erano cosa usuale al punto tale che in Nozzano venne istituito un Commissario per il civile e il criminale che
giudicava addirittura tutti i paesi della Val di Serchio e della Freddana. 
Questa situazione durò fino al 1802 quando tutte queste località passarono sotto il giudice di Lucca.
Oggi si rivivono i vecchi sapori della cucina d’Oltreserchio e le antiche atmosfere della vita medievale durante la festa che Nozzano organizza ogni settembre.



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