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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Campanile di S. Alessandro di Vecchiano

15/8/2020 - 17:16


 
Da un opuscolo del A.R.S.A. -  G.A.V. 

Associazione Studi e Ricerche Storico Archeologiche – Gruppo Archeologico Vecchianese.


Campanile di S. Alessandro di Vecchiano.


Inizialmente la torre che tuttora asserve a campanile della chiesa di S. Alessandro apparteneva all’antico borgo di Vecchiano Maggiore.
Essendo il territorio del comune zona di confine tra Pisa e Lucca, questa come le altre torri presenti sulle pendici delle colline aveva il ruolo di torre d’avvistamento e di vedetta.
Sappiamo che nel 1345, Vecchiano venne assalito dalle truppe di Luchino Visconti, episodio al quale possiamo far risalire la distruzione degli apprestamenti difensivi del paese (la cinta muraria) nonché l’adattamento della torre, forse non interamente abbattuta, a torre campanaria.
Completato nella meta superiore nel 1386, come attesta l’epigrafe commemorativa dei lavori (REDI 1969 p 47 ) su cui è scritto:
"Facesi il muro nuovo di questo campanile al tempo di Mecho di Chelucco e di Giovanni di Lino, operai della chiesa di Sant’Alessandro a Vecchiano, nell’anno 1386" .
Il campanile che si innalza per una altezza di circa 24 metri è conservato per intero, di fronte alla chiesa di S. Alessandro, al di là della strada che li separa. È una costruzione massiccia a pianta quadrata, con riseghe inferiori fino a un terzo dell’altezza complessiva, il tetto culmina con tre merli per ogni lato. L’unica apertura per accedere all’interno della torre è la porta d’ingresso situata al piano terra del lato nord; agli ultimi due piani troviamo una bifora sormontata da una trifora, entrambe con arco di raccordo a pieno centro che ornano i quattro lati. A metà del piano inferiore sul lato est, ovest e nord si trovano delle mensole piane che individuano l’esistenza di sovrastrutture lignee consistenti in puntoni di sostegno di un ballatoio o nel dormiente di ritesto di una tettoia o di un palco. La muratura è distinta nelle due metà. La metà inferiore é composta da blocchi squadrati di calcare massiccio con pochissima calce nei commenti.
Nella  metà superiore abbiamo una tecnica mista con blocchi di calcare massiccio disposti agli angoli della torre e  blocchetti di calcare grigio nel riempimento del muro rimanente. La cronologia si stima nella II metà dcl XII sec. per il tipo di apparato murario; per il completamento si dichiara il 1386  come scritto sulla lapide situata sulla parete est.
LA LAPIDE : misure  cm. 35 x 50


+ FECESI EL MURO NU
OVO DI Q(u)ESTOCAMPANILE
AL TENPO DI MECHO DI CH
ELUCCO E DI GIOVANNI DI
LINO OPERAI* DI SANTO
ALESSANDRO DI VECHIA
NO MCCCLXXXIIIIII
(*OP(er)ERAI)
da: "IL FIUME LA CAMPAGNA E IL MARE" pagg. 178-179


All’interno è possibile osservare una serie di mensole c buche pontaie che con molta probabilità asservivano da supporto ai solai e palchi necessari per l’abitabilità della torre stessa.
Probabilmente la torre nel momento in cui era ancora un elemento difensivo del Borgo di Santo Alessandro veniva utilizzata come abitazione dalle guardie di vedetta o da un importante personaggio militare. A favorire questa ipotesi una buona quantità di frammenti ceramici relativi a materiale da mensa come piatti, olle, brocche, boccali e tegami. Inoltre, data la presenza di materiale dello stesso tipo, ma post—medievale si pensa che la torre sia stata abitata anche successivamente come dimostra la presenza di piatti tegami e un’acetiera di Montelupo, che vanno dal 1500 al 1700 circa.
Passando alla parte superiore dove sono collocate le bifore e le trifore della cella campanaria si possono osservare una serie di capitelli cosiddetti a stampella a motivo floreale di diversa fattura.
Le diversità fra capitelli e le basi di sostegno delle colonne fanno pensare a provenienze degli stessi da altri edifici.
Durante il restauro di riconsolidamento della Torre Civica il gruppo, seguendo i lavori della ditta, ha recuperato fra i materiali di scarto una cospicua quantità di materiale ceramico in uso alla torre dal XII al XVIII secolo.
Le tipologie ci permettono di capire l’uso quotidiano di questo materiale impiegato in larga parte in cucina e in mensa.
Si notino catini tegami, piatti e olle, materiale sia da fuoco sia di contenimento di granaglie e liquidi, ed anche materiale ceramico da arredo.
Essendo stato impossibile eseguire uno scavo stratigrafico il materiale risulta particolarmente frammentato e cronologicamente inaffidabile. Solo risalendo alle tipologie delle forme degli impasti e delle decorazioni si e potuta stabilire la corretta datazione.


G.A.V.— A.S.R.S.A.
Castello di Santa Maria — Via del Santuario, 19
56019 Vecchiano ( PI )
gmppoarcheologicovecchianese@hotmail.com
 
 
Il GAV è una associazione di volontariato Onlus, volta alla protezione e valorizzazione del patrimonio storico culturale archeologico del territorio del Comune di Vecchiano.
Collabora con l’Università di Pisa e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
Nasce nel 1987 come Associazione Studi e Ricerche Storico Archeologiche e nel 1991 entra a far parte dei Gruppi Archeologici d’ Italia come G.A.V..
Fa parte delle associazioni di volontariato della Provincia di Pisa, CESVOT, Protezione Civile Nazionale e Consulta del Volontariato del Comune di Vecchiano.
Uno dei più interessanti ed importanti scavi su cui hanno lavorato i volontari del G.A.V. è quello di fronte alla facciata della chiesa di S. Alessandro che ha coinvolto tutto il paese nella curiosità del lavoro.


Ecco un breve riassunto.
La prima menzione dell’insediamento di Vecchiano risale al 762, mentre per quanto riguarda la Chiesa di Sant’Alessandro dobbiamo aspettare l’anno 1039 (Caturegli, 1938). Successivamente la chiesa è citata in un atto del 1 dicembre 1060 e poi in alcuni documenti del 1105, 1137, 1167, 1199 ed altri successivi (Noferi, 2008). Compare come chiesa suffraganea della pieve di Rigoli nelle Rationes Decimarum del 1276/77 (Guidi, 1932). Sappiamo che nella seconda metà  del XVI secolo la chiesa versava in cattive condizioni e necessitava di lavori di restauro, lavori che vennero intrapresi agli inizi del ‘600, con i quali la chiesa venne riprogettata e trasformata in un edificio ad una sola navata. Nuove ristrutturazioni furono effettuate nel 1803 e nel 1939 fu eseguito un piccolo allargamento del coro (Noferi, 2008).
I resti scheletrici oggetto di questo studio sono stati portati alla luce in occasione dell’intervento di scavo archeologico preventivo effettuato nei mesi di settembre a novembre 2010 nell’area destinata ad accogliere il tracciato delle nuove fognature comunali per le acque chiare del comune di Vecchiano. Il progetto prevedeva lo scavo di due trincee larghe circa 1,80 m e profonde 2 m: la trincea 1 di Via della Chiesa e la trincea 2 di Via della Libertà, perpendicolari tra loro, che insistevano sull’area circostante la chiesa di Sant’Alessandro. Di particolare interesse per noi è il condotto della trincea 1, che era previsto avrebbe attraversato l’area del sagrato, compresa tra la facciata della Chiesa e la torre campanaria, mentre il condotto della trincea 2 sarebbe passato lungo il fianco meridionale dell’edificio religioso.
L’intervento di scavo archeologico, condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università  di Pisa in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (nella persona della dott.ssa Silvia Ducci), ha avuto una durata di circa tre mesi, dal Settembre al Dicembre 2010.
Durante lo scavo è stata portata alla luce una sequenza di inumazioni e di strutture sepolcrali che si possono attribuire ad una copertura temporale di oltre trecento anni, dall’XI al XIV sec. E che ammontano, ad una quantificazione preliminare, ad oltre 120 individui più o meno completi. Le sepolture che sono venute alla luce durante lo scavo archeologico sono di vario tipo (singole, bisome, in strutture a cassa litica ed in piena terra, primarie ed in riduzione). Le sepolture sin qui analizzate dalla dottoressa Arianna Diaco, di cui ci si propone di offrire un’analisi tafonomica, antropologica e paleopatologica, appartengono alla seconda fase cimiteriale, caratterizzata dalla presenza di tombe singole in cassa litica risalenti al XII e XIII secolo.

 

La foto e presa in volo su un traballante aereoplanino, al tramonto del 6 novembre 2010, con un pilota che smoccolava perché dovevamo ritornare al campo di Pioppo gatto di Montramito ed  era tardi. 


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