Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il modo migliore di svolgere il proprio compito è sparigliare le carte, ingarbugliare le percezioni, avvalorare le bugie e le paure. Perseguire profili bassi e costeggiare l‘ombra. Navigare in profondità lasciando le persone libere o incatenate ad interpretare le increspature. Non tutto è corretto e lecito, l’inciampo è a portata di mano. Ma lo puoi scegliere. Non è mai casuale.
Tutte noi sappiamo e ognuna per conto proprio, è un lavoro in solitudine, di aver nascosto verità e sacrificato identità e umanità. Ma questo invece non è una scelta. Non è dato sapere perché siamo così. Neanche ci interessa. Ci riconosciamo dallo sguardo ed ognuna sa che il suo percorso non solo è diverso ma anche divergente.
Ci sono strade da seguire assolate e profumate di primavera e altre polverose e scoscese. L‘ultima è la mia. Possediamo vite più o meno normali, di vario tipo, accidentate o patinate. Banali o di spessore. Uniche nel sottotraccia. Streghe con la tentazione della fata. Categorie umane naturalmente. Come il diavolo e le scope volanti, i sabba, i malefici e gli incantesimi. E tutte quelle robe lì, iconografia.
L‘increspatura più facile da interpretare. Umanità. In realtà è proprio questa che ci interessa, per cui siamo vocate, alla quale possiamo assestare un calcio o tendere una mano. Dipende dal temperamento. Ed il mio non è dei migliori.
Difficilmente, anzi diciamo mai, si concede alla fata. Ognuna, nel suo ambito, segue il proprio sguardo sul mondo. Poi ci sono anche quelle di streghe che lasciano la scia profumata. Non io, lo avrete capito. Per tutta la vita, normale e sicuramente non banale, ho accompagnato qualche flatulenza umana verso fine percorso, assestando, in base al puzzo emanato, un po’ di rimorso in più e qualche terrore. Neanche io so che fine faranno ma il fatto che io esista mi dà la misura che ci sia una “fine“ diversa da quella umana.
Poi, in un giorno qualsiasi, ho incontrato Stella alla fermata del pullman, carica di borse di plastica piene di frutta e verdura di Piazza delle Vettovaglie. Precisamente vicino San Nicola. Venivo dalla casa di una nera zanzara, io odio la specie, mai pentita di aver succhiato il sangue della propria famiglia. Sapevo che voleva che lo lasciassi andare senza disperarsi, in fondo lo avevano perdonato. E quel giorno, per l‘ultima volta ho detto sì. Ma ero inquieta. Nervosa. Sento il suo sguardo che mi accerchia. Profondo come un pozzo senza fondo. Sapevo a chi apparteneva senza voltarmi e sapevo anche che avrei fatto meglio a non farlo. Ero una strega di bracciata, irrequieta e distratta dalla propria vita reale. Combattere in superfice mi piaceva di più. Lo sgambetto a qualche merda era perlopiù distratto. Non mi prendevo sul serio. Incrociare lo sguardo è stata una scelta, forse perché era l‘ultima che avrei potuto fare. Girandomi ho scelto la sofferenza, la rabbia la furia. Per i piani temporali, paralleli e sfalsati che l‘universo possiede naturalmente e che noi percepiamo come un dono, con la possibilità di muoverci dentro, ho accettato di entrare nell‘orrore. Imprigionata in un angolo ho assistito alla bestialità umana. Potevo piangere dentro ma non fermare le atrocità. Percepire il sangue ed il ribrezzo, l‘agonia, il terrore, l‘eccitazione, la barbarie. Il rumore delle viscere violate e degli umori violenti.
La voce di Stella che mi dice “Ci stai?”.
Quattro per uno, per il resto della nostra vita. Sì ci sto.
E non sentiremo assolutamente il dolore di altre madri, affetti, amori. Aspetteremo. Perché anche il nostro odio dovrà decantare. Sarà solo un risarcimento all’ umanità violata. Ed il conto finale ci appartiene. Perché lo sappiamo bene, nessuno ne è esente. Il primo fra sei mesi, a casa sua in attesa di una punizione che qualche volta non arriva. La mano sulla gola, a stringere lentamente tutta la notte, occhi negli occhi, senza poter chiedere aiuto. Perché il rimorso lo mangi ed il terrore lo consumi, goccia a goccia. Con lo struggimento del lasciare. Passare accanto alla disperazione di sua madre senza ascoltare, come purtroppo ha fatto lei. Tornerò al mio lavoro, alla mia vita banale, senza un briciolo di rimorso. Farò solo una scappata a dare una carezza sulla fronte a chi pace non l’avrà più. Per un attimo di tregua. Non la risarcirà, questa morte. Servirà solo all’equilibrio del mondo. Il prossimo fra qualche anno.
Parleranno di caso o di Karma. Non di me.
Ma questo è un dettaglio.