Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
FINALMENTE DOMENICA!
Premessa: se il Presidente della Regione Liguria scrive che “gli anziani non sono indispensabili allo sforzo produttivo del paese” ti viene da rispondere che è una frase cretina. Poi invece ti chiedi perché abbia scelto come architetto per ricostruire il ponte Morandi Renzo Piano, che di anni ne ha 83. Il nostro Presidente Sergio Mattarella tra poco compirà 80 anni. Joe Biden, 46° Presidente degli Stati Uniti, è un politico di professione che fa quel mestiere lì da 47 anni, il 20 novembre compirà 78 anni e terminerà il suo mandato a 82 anni. Donald Trump ha 74 anni, sfrattato dalla Casa Bianca, tornerà a fare il miliardario. Un'amica molto cara che vive a Miami mi ha mandato un video in cui si vedono vecchi e giovani che festeggiano per strada e ha scritto: "E non sono né nera, né illegale, né povera... però l'angoscia è andata via."
Svolgimento di questa rubrichina: avendo 68 anni, dunque, Toti mi consentirà di scrivere questo intervento su vecchi e giovani, soprattutto perché penso che la sua frase sia stata utile, perché non è ipocrita e rispecchia un sentire diffuso. È inutile girarci intorno, c’è un certo fastidio in giro nei confronti degli anziani, che devono essere accuditi e protetti, e ancora di più nella pandemia. I vecchi costano, hanno la pensione e molti ancora lavorano (in Italia i lavoratori con più di 65 anni sono 643 mila e sono cresciuti del 60,8% nell’ultimo decennio anche perché l’età della pensione si è alzata a 67 anni).
Conosco abbastanza i giovani avendo insegnato per più di quarant’anni. Ho sempre avuto un rapporto affettuoso, quasi paterno, con i miei studenti, cercavo in ognuno di loro il meglio di quello che poteva dare e spesso i miei voti erano alti, tanto che i miei colleghi dicevano che ero “troppo buono”, non intendevano dirmi che ero un cretino, no, questo no, io con gli studenti tendevo a scherzarci, loro erano più seri di me e forse pensavano soltanto che la mia generosità indebolisse l’autorità, non l’autoritarismo, che un professore deve avere. Però i colleghi mi volevano bene e io a loro, solo che io pensavo che uno dei mali che affligge la scuola è il fatto che spesso è noiosa e il mio obiettivo era di appassionare gli studenti ai loro compiti ed educarli a essere liberi, giusti e responsabili, anticorpi anche questi contro il virus. Poi li portavo spesso a visitare mostre o a teatro e ogni anno in gita scolastica, siamo andati con un gemellaggio in Germania e più volte a Barcellona, in Francia e in giro per l’Italia, momenti molto belli in cui riuscivo ad avere anche rapporti confidenziali con loro.
Quando sono andato in pensione mi è mancato il rapporto con i miei ex allievi, molti di loro sono laureati o sempre studenti. Ancora oggi qualcuno di loro legge queste mie note domenicali e mi scrive. Quando mi incontrano per strada in genere mi fanno feste. Qualcuno viene a trovarmi e, siccome ci piace il fritto di mare, ogni tanto pranziamo insieme. Per fortuna, appena andato in pensione, mi è capitato di vincere un progetto europeo e di fare quello che da qualche anno sognavo: provare a far scoprire agli studenti la letteratura di Antonio Tabucchi e tentare di affascinarli ai suoi libri. Qualcuno allora mi disse che avrei fatto meglio a lasciare quel posto a un giovane o a una giovane insegnante. Io allora facevo il viso da cane bastonato e provavo a dire che la competenza è frutto anche dell’esperienza, che avevo insegnato per 40 anni, che mi occupavo di Tabucchi e della sua opera da molto tempo. E aggiungevo che non ero poi così bravo, ma che almeno in parte si diventa un po’ bravi a fare certe cose anche per una questione anagrafica. Non so se, insieme alle colleghe di quel laboratorio letterario, riuscimmo a far scoccare negli alunni la scintilla della fascinazione per la letteratura di Tabucchi, perché le cose belle sono difficili, certo è che quei mesi di insegnamento procurarono qualche soddisfazione non solo a me, che abbandonai il viso da cane bastonato per uno sguardo più felice.
Prova di conclusione di una storia che non si conclude. “Gioventù, divino tesoro”, scrive il poeta nicaraguense Rubén Darìo. Fare largo ai giovani è un dovere per ogni stato democratico, ma io non sono mai stato a favore della “rottamazione”, siamo sulla stessa barca si dice, e allora mi piacciono i bravi “restauratori”, che sanno di che legno è fatta la barca.
C’è un film degli anni Cinquanta che si intitola Gioventù bruciata di cui ricordo dei ragazzi che giocavano ad andare a forte velocità a bordo di una macchina e gettarsi fuori prima che questa precipiti nello strapiombo sul mare. Ieri era una bella giornata, mi sono messo gli scarponi e con Susanna e amici esperti siamo andati in giro sui monti sopra Molina di Quosa. Dai Quattro Venti abbiamo imboccato il sentiero 116 che porta a Moriglion di Penna, una escursione per una leggera salita pietrosa alla conquista della vetta con uno splendido panorama, ci siamo fermati a guardare all’orizzonte la Gorgona, a goderci il silenzio e ad assaporare il profumo di una rosa canina. A un certo punto abbiamo cominciato a sentire in lontananza il ronzare di motociclette, i rumori si avvicinavano fino a diventare fastidiosi. Quando ci siamo trovati dietro di noi due giovani che facevano motocross devastando piante e il sentiero stretto come una mulattiera il primo dei due ci ha chiesto di passare. Susanna ha risposto di no, perché lì dove eravamo era vietata la circolazione alle moto. Il giovane motocrossista ha risposto che ci veniva 50 volte l’anno. Il mio amico Luigi, mia personale guida montana, ha replicato di essere iscritto al Cai e di essere un escursionista e chissà su quale sentiero di montagna sarà nel momento in cui scrivo questa storiella che mi sembra una variante dell’episodio di Ludovico nel 4° capitolo dei Promessi sposi, che i due giovani motocrossisti, ci scommetto un caffè, ignorano. Al giovane la parola Cai indovinate quale analogia ha suscitato? Io, da vecchio insegnante, allora ho ironizzato: “Ho capito tutto, non dire altro”. Lui se l’è presa con me, perché sembravo il più vecchio del gruppo e infatti lo ero e ha urlato pensando che fossi anche sordo, ma non lo sono: “Tu, con i capelli bianchi, ti tronco in due”. Poi si è rivolto alla mia amica Giusi, che ha i capelli grigi e al giovane arrogante è sembrata più vecchia degli altri due, ma non lo è: “Se non ti sposti ti metto sotto”. Giusi, che è avvocato, gli ha risposto a muso duro: “E io ti denuncio!”. I due motocrossisti hanno fatto dietro front con la moto tra le gambe e sono scesi pian pianino a motore spento. Mentre noi abbiamo ripreso il nostro sentiero e siamo arrivati in vetta. Bellissimo panorama per essere a soli 543 metri. Abbiamo tuffato lo sguardo da una parte nella piana di Lucca e dall’altra nel pisano, nel lago di Massaciuccoli e in Versilia.
Morale della favola. Io non chiedo che mi capiti di insegnare ancora a scuola. Né di avere il privilegio del vaccino, quando ci sarà, contro il coronavirus, perché sono più fragile. Ne chiedo un altro, molto sostanziale: prima di tutto rispetto dei giovani per chi ha i capelli bianchi o grigi anche se sparano cazzate; e che si capisca che le persone invecchiano per insegnare ai più giovani anche su un sentiero di montagna; e poi ai giovani vorrei dire informatevi e leggete, non è tempo perso, godetevi la natura e non trattate i vecchi come rincoglioniti.
Quando siamo tornati in giù, guarda caso, ci siamo trovati alla trattoria I Quattro Venti, era il tocco e abbiamo mangiato fuori un piatto di tordelli fatti in casa e la torta con i bischeri, alla fine abbiamo brindato, sotto il pergolato, insieme a un giovane professore di fisica della Normale e una giovane ricercatrice del Cnr che avevano fatto un giro sui Monti Pisani come noi.