Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Vedendo cosa sta succedendo in questa seconda ondata pandemica possiamo affermare con certezza che non siamo diventati e non saremo migliori. Dopo la prima fase in cui sembrava di essere davvero diventati un popolo unito e coeso ora ci si accorge che lo spirito di comunità che ci animava altro non era che semplice istinto di sopravvivenza. Ci era utile parlare, scambiare opinioni, sentirci uniti e siamo stati semplicemente l’oggetto dell’altro e abbiamo usato gli altri come oggetto. Era questo il motivo che ci faceva familiarizzare anche col vicino che ci era sempre stato sulle scatole e che abbiamo sempre cercato di evitare.
La verità è che la pandemia non poteva cambiarci perché dietro di noi c’è abbastanza poco. Non parliamo della cultura, sempre più spesso assente, ma anche l’educazione e i tanti valori che dovrebbero caratterizzare il buon cittadino. Sono emersi invece l’individualismo esasperato, la sfacciataggine del pagliaccio, del buffone cui tutto è permesso, le fanfaronate della politica. Non potevano due o tre mesi di chiusura a cambiarci e contentiamoci di essere rimasti quelli di prima mentre i social continuano a vomitare sempre più odio e cattiveria tanto che viene da domandarci se siamo stati sempre così oppure il fatto di essere protetti da una tastiera e da un parziale anonimato ci rende più sinceri e temerari. Possiamo scatenare così più facilmente il nostro risentimento, la nostra cattiveria, siamo più audaci e spavaldi e ci permettiamo di esprimere pareri e opinioni, anche ripugnanti, che prima non ci saremmo mai permessi. Da tempo sembra oramai scomparsa la vergogna, la vergogna di essere ignoranti, la vergogna di essere fascisti e razzisti: sdoganate dai social ora sono diventate forme di vanto.
Vediamo che nel giro di pochi mesi i canti corali sono diventati delazione. Gli slogan di incoraggiamento e di partecipazione si sono tramutati in proteste e attacchi, a volte beceri, sempre con la ricerca di un responsabile, uno qualunque, non importa chi, vanno tutti bene. E non parlo di coloro che hanno subito danni dalle chiusure e dai mancati o ritardati “ristori”. Quelli hanno ragione perché i rimborsi sono modesti e i tempi dettati da una burocrazia elefantiaca e inefficiente, nonostante i continui e universali proclami di adeguamento normativo, sono interminabili e inaccettabili.
Parlo invece dei condòmini che hanno sostituito i drappi inneggianti agli eroi del fronte sanitario con piccoli cartelli negli ingressi dello stabile che invitano gli stessi eroi a stare alla larga per paura di essere coinvolti nel contagio. Qualcuno addirittura si spinge a rinfacciare loro di percepire gli straordinari per il surplus del lavoro a cui sono sottoposti! Da eroi a untori il passo è stato breve.
Per non parlare poi di chi, sapendo di essere positivo, va tranquillamene in giro magari in quegli assembramenti domenicali comparsi su tutti i litorali italiani per godere dell’ultimo sole di novembre. Oppure dei giovani che si trovano la sera a bivaccare per le piazze delle città con quell’indifferenza colpevole di chi non ammette o non se ne preoccupa, o addirittura pensa che il Covid sia tutta una montatura. O anche le gentili signore che mettono in rete il video del pronto Soccorso vuoto perchè non in uso per negare la grave emergenza sanitaria del paese.
Non sono cambiati in meglio nemmeno i negazionisti che, a detta della responsabile del Pronto Soccorso di Vercelli Roberta Petrino, soffrono le pene dell’inferno ma continuano a non ammettere la presenza del virus e accettano le cure quasi come una costrizione. Tralascio qui, per no risultare offensivo, lo studio della biologa Barbara Gallavotti sulla strana genesi della loro convinzione, pur precisando la loro buona fede in questo oscuro percorso che li porta a negare anche l’evidenza.
Mentre per i no-vax sembra si sia aperto uno spiraglio e pare accettino di vaccinarsi per il Covid dopo che appena il giugno scorso avevano fatto sentire la loro voce contraria sull’onda dell’attenuarsi del contagio.
Ecco perché non possiamo cambiare, perché dietro non abbiamo niente o molto poco. Non potevano certo alcuni mesi di chiusura a cambiarci e non basteranno nemmeno i prossimi anni se non avverrà un vero cambiamento, rapido e urgente, per non perdere il futuro come nazione.
Servirebbe soprattutto la scuola per insegnare ai ragazzi le minime norme del vivere civile. Ma servirebbero anche edifici scolastici adeguati, personale docente preparato e motivato, anche economicamente, perché non c’è investimento più grande che puntare sui nostri ragazzi. Più importante del ricovery fund, e non per niente il rimborso europeo prende il nome di next generation. Sono loro il nostro capitale e lo stiamo svalutando, giorno dopo giorno, crisi dopo crisi, promessa dopo promessa.
Dobbiamo ripartire da loro facendogli capire che esiste la disciplina, il rispetto degli altri, che serve il sacrificio per raggiungere certe mete e non i soldi o la raccomandazione, che serve dare una mano a chi resta indietro ma che i meriti vanno premiati senza livellare tutto al minimo. Bisognerebbe far capire ai giovani che la vita non è tutta un gioco e divertimento perché se così fosse lo stato e la comunità sarebbero governata dai buffoni, che possono anche far ridere ma poi le conseguenze le pagherebbero tutti.
No, non siamo diventati migliori dopo la prima pandemia, e forse non lo saremo nemmeno dopo la seconda, probabile che resteremo sempre i soliti stronzi.