Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Lc 6,27-38 [In quel tempo], Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.
A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica.
Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta?
Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta?
Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
La settimana scorsa si è letto il brano delle beatitudini presente nel vangelo secondo Luca. La narrazione di questa domenica segue direttamente quella, e ne è – si potrebbe dire – il compimento. Oggi leggiamo, infatti, la celeberrima parte in cui Gesù annuncia al credente quale deve essere il proprio atteggiamento esistenziale, e cioè l'amore assoluto.
Nella prima parte del suo discorso Gesù indica, con tre verbi, come dovrebbe agire quotidianamente chi crede nella sua rivelazione del Padre misericordioso: “amare, fare del bene, benedire e pregare”. Tutte e quattro queste “pratiche” vengono illustrate nella loro paradossalità, in altre parole si deve amare proprio chi non ci ama, si deve fare del bene a chi ci nuoce, benedire che dice male di noi e pregare per coloro che sperano nella nostra disfatta.
Il cristiano, come si era visto la settimana scorsa, deve utilizzare una logica rovesciata – che, altro non è, che la logica della croce. Gesù l'ha mostrato con la propria vita: rispondere con una morte ignominiosa a chi lo avrebbe voluto re (e vivo).
Quella che Gesù affida al suo discorso non è un'illustrazione razionale, egli sta dicendo come si deve cercare di “sentire” l'altro. L'amore è prima di tutto un sentimento: partendo da esso il cristiano potrà trarre tutte le conseguenze logiche – e, per lo stesso motivo, del tutto illogiche – di cui avrà bisogno nella propria vita.
È facile? Certamente no. È impossibile? Questo solamente Dio potrebbe svelarlo. Però se si vuole cercare di vivere secondo la Parola, ci si dovrà provare fino in fondo. Gesù stesso ha mostrato, nella sua completa umanità, che ciò è in qualche modo possibile. Ed ha anche mostrato che non è per nulla facile. Persino lui ha provato l'esperienza d'abbandono sulla croce da parte di Dio.
Il perché il credente dovrebbe comportarsi così è dichiarato chiaramente da Gesù: «siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». È l'immagine di Dio presente in noi, e che l'uomo deve cercare di realizzare. Così facendo, e solamente così afferma Gesù, saremo figli dell'Altissimo. Per chi crede, Dio ci ha creati capaci di darci all'altro, quanto Egli è capace di darsi all'uomo.