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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Scostamento di bilancio, sì del centrodestra
la lezione politica di Berlusconi a Salvini e Meloni

27/11/2020 - 0:23

Scostamento di bilancio, sì del centrodestra: la lezione politica di Berlusconi a Salvini e Meloni

Snobba la richiesta di federare il centrodestra proposta da Salvini, contratta in prima persona i voti dell’opposizione in parlamento sui provvedimenti economici del governo e tesse la tela per portare Mario Draghi al Quirinale. 

Silvio Berlusconi è ritornato al centro della scena, sorprendendo tutti quelli che lo davano ormai per spacciato, a partire dai suoi alleati di coalizione.
Meloni e il Capitano leghista volevano metterlo in mezzo, spartirsi i resti di in impero in disfacimento aprendo le porte ai sempre più numerosi transfughi, fino alla inevitabile capitolazione e la sua definitiva uscita di scena. Ma avevano fatto male i conti, sottovalutando le capacità politiche del Cavaliere da cui hanno dovuto subire una umiliante lezione.
Ha risposto “no grazie” all’invito degli alleati e nel frattempo si è dato da fare nell’avviare il dialogo con la maggioranza mettendo sul tavolo, a cose concluse, un accordo cui i due non hanno potuto sottrarsi “per il bene della coalizione“.
Così ha imposto il sì dell’opposizione sullo scostamento di bilancio e prima ancora che i leader di Lega e Fdi dessero l’assenso, li ha presi in contropiede annunciando il voto favorevole in un collegamento telefonico con i deputati di Forza Italia a pochi minuti dall’avvio della discussione in Aula.
L’avere ottenuto più risorse per autonomi e professionisti, oltre il rinvio delle tasse rappresentava un indubbio successo difficile per i suoi pard tirarsi indietro.
E così è andata. Sia alla Camera in mattinata che in Senato nel pomeriggio la richiesta del governo è stata accolta quasi all’unanimità. 

Bel colpo per il Cavaliere che Salvini e Meloni hanno incassato mugugnando senza fiatare.
Insomma, la certificazione che è ancora lui a comandare nel centrodestra, anzi non esiste senza, come aveva chiarito nell’occasione dell’annuncio del suo diniego alla proposta federativa:

“Noi siamo parte del centrodestra, anzi, siamo il centrodestra, che senza di noi sarebbe solo destra estrema, che forse prenderebbe molti voti, ma che non potrebbe mai governare”.

L’operazione, intanto, sembra essere piaciuta agli elettori azzurri che, stando a quanto riportato da un sondaggio Agi-YouTrend, hanno fatto superare a Forza Italia la soglia del 7 per cento, rosicchiando lo 0,4% di preferenze al Carroccio, perché la Lega, pur restando il primo partito in Italia, in sole due settimane ha perso lo 0,6 per cento, una flessione costante nell’ultimo periodo che fa attestare il partito al 23,4 per cento.

Un motivo di preoccupazione in più, dunque, per il capo leghista il quale, a differenza della leader di Fdi, deve anche guardarsi le spalle in casa, dove sono in molti che lo aspettano al varco del prossimo fallimento.

L’occasione potrebbe essere quella dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica che, archiviata la pratica sulla durata della legislatura che non sembra essere messa in discussione, rappresenta l’altra partita politica di rilievo.
Anche su questo l’ex premier si è portato avanti con il lavoro, Gianni Letta è già all’opera da tempo nel mettere insieme i pezzi del puzzle per arrivare a un’ampia convergenza sul nome dell’ex governatore della Bce.
Mario Draghi riceverebbe, al momento, l’ok di Luigi Di Maio e quindi della maggioranza dei Cinquestelle, dei renziani, sicuramente della Lega quella più vicina a Giancarlo Giorgetti e forse anche di Fdi.
Interlocuzione difficile con i Pd che ha il problema di avere al suo interno più di un pretendente di peso, ma un’intesa non è impossibile.
L’unico, in pratica, a rischiare di non prendere palla alla fine sarebbe solo Salvini, al quale non resterebbe che rimembrare i bei tempi del Papeete e i tanti mojito ghiacciati tracannati in riva al mare. Forse, decisamente troppi.



Fonte: Peppe Papa
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