Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
In questo momento di pandemia siamo di fronte a molte Italie. C’è prima di tutto quella degli addetti alla sanità, impegnata in prima linea nelle corsie degli ospedali a difendere con affanno la salute dei cittadini e un modello di sanità che sembrava perfetto, ma che in effetti non lo era.
Il progresso scientifico, tecnologico e farmacologico impone infatti di alimentare in continuazione le risorse da destinare alla salute per stare al passo con l’aumento delle richieste, con la necessità di farmaci e macchinari sempre più sofisticati e costosi, con eventuali situazioni di emergenza. Negli ultimi anni questo non è stato fatto ed ora ne vediamo le consegenze.
L’impreparazione di fronte alla pandemia ha reso dolorosamente evidente anche di quanto siano importanti i medici del territorio, considerati figure professionali di serie B e spesso trascurati, non solo economicamente, ma soprattutto nella progettualità di una Sanità che funziona per il filtro che possono fare nei confronti degli accessi agli ospedali.
Poi ci sono i cosiddetti “privilegiati” indicati così in questo delicato momento dai tanti social: pensionati e dipendenti pubblici. Bisogna ricordare che i pensionati, specie i semplici operai e non certo i tanti onorevoli destinatari di privilegi ottocenteschi, autoprodotti, non gravano sull’economia della Nazione, non hanno ristori ma percepiscono soldi propri, quelli che hanno accumulato durante tutta la loro vita lavorativa. Sono spesso pensioni minime legate a padroni (parola oggi poco usata ma purtroppo corretta) che non ritenevano conveniente rispettare la legge, un tempo in cui sindacati ancora non avevano raggiunto la distribuzione e la forza sufficiente per intervenire.
Per i dipendenti statali potrebbe dirsi la stessa cosa ma su di loro pesa la sorpresa, se non l’infamia, di avere dichiarato uno sciopero nazionale in questo momento di particolare crisi, quando molti loro concittadini sono alle prese con enormi difficoltà di sopravvivenza. Lo dicono le richieste alla Caritas e alle tante benemerite associazioni di volontariato impegnate a rispondere alle molte domande di aiuto. Non dovremmo mai smettere di ringraziare questi volontari sensibili e disponibili, una delle più importanti risorse di cui dispone il nostro paese e che assume particolare rilievo proprio nelle situazioni di emergenza.
C’è poi l’Italia degli imprenditori, partite IVA, professionisti. Qui difficile fare di tutta l’erba un fascio perché se molti sono in seria difficoltà economica per la chiusura della loro attività, altri sono in grado di sopportare senza troppi traumi questi mesi di chiusura. Se poi devono avere ristori questi verranno calcolati in base ai loro utili pregressi, alle loro dichiarazione dei redditi, non sempre allineati con il sentire comune. Se guardiamo infatti le loro dichiarazioni può capitare di leggere:
“c’è una lunga schiera di commercianti e artigiani e altri lavoratori autonomi che in basa alle dichiarazioni vivono sulla soglia della sussistenza, con redditi anche nettamente inferiori a quelli dei loro stessi dipendenti”. Spero proprio questi non siano in piazza a protestare contro il Governo.
Ecco quindi un’altra Italia, quella dei lavoratori dipendenti messi a casa per la chiusura dell’attività. Opportunamente la cassa integrazione è stata estesa a tutti i lavoratori, anche quelli prima esclusi, anche se si sono verificati purtroppo molti ritardi nell’erogazione del contributo per scarsa efficienza amministrativa.
Poi ci sono gli ultimi, i lavoratori al nero, gli stagionali non richiamati, i precari, certe categorie particolarmente colpite come tutte quelle legate al turismo, i riders senza tutele né diritti. Questi sono quelli in maggiore difficoltà e anche con meno rappresentanza sindacale per far sentire la loro voce.
Ma in questi giorni è apparsa una nuova categoria di persone che definirei gli svagati.
Se ogni giorno giornali e TV ci bombardano di tragiche notizie di morti e contagiati, di pronti soccorso presi d’assalto da pazienti malati, di viavai di ambulanze, di persone allo stremo, di medici in affanno e di una situazione costantemente grave pare che per molti la notizia più attesa e interessante è stata che anche la Lidl Italia avrebbe finalmente messo in vendita le sue scarpe colorate.
Non possiamo che ammirare la strategia commerciale della Lidl che è riuscita a passare in pochi anni da semplice discount dove si andava un po’a disagio solo per risparmiare, a supermercato vero dove ci si sente gratificati perché si trovano prodotti di qualità a un prezzo più basso.
Ma ora i wurstel passano in secondo piano, il supermercato diventa un marchio di moda e le sue scarpe colorate coi i colori del brand non possono sfuggire. Il costo basso, solo 12,90 euri, e la produzione limitata con la possibilità anche di rivenderle a cifre esorbitanti spingono così giovani e giovanissimi a lunghe code davanti ai supermercati fin dal primo mattino, in attesa dell’apertura.
Molti dichiarano di acquistarle per poi rivenderle ai collezionisti ed in effetti basta andare sui motori di ricerca e vedere a che cifre spropositate vengono offerte con tanto di calzini intonati e altrettanto costosi.
E’ un mercato non indifferente quello del reselling, cioè della rivendita a prezzo maggiorato anche di 10 o 20 volte. Nel campo delle sneakers non è il primo caso, ricordiamo le Air Jordan finite ai piedi degli appassionati di basket di tutto il mondo. Rivisitate dalla Dior con una quotazione di ben 25 mila dollari al paio!
Ma la Lidl ha fatto di meglio e ha creato il prodotto senza affidarsi a marche di moda e ha scelto un settore già pronto come quello della sneaker, una scelta vincente.
Ma a parte i complimenti per la strategia commerciale della casa tedesca rimane sconcertante vedere come possano tanti giovani mettere in cima alle loro aspirazioni e ai loro pensieri quello di impossessarsi di un paio di scarpe colorate, dimenticando per un attimo i morti e gli ammalati, la paura del contagio, la grave situazione economica e sociale del paese.
Sono gli svagati, una categoria sempre più numerosa nel nostro paese, sulla cui testa passano senza troppo incidere le vicende di un paese sempre più in affanno. Si sommano alla leggerezza di trasmissioni come Detto Fatto, alla enorme e sconcertante folla plaudente per Maradona, alle rincorse delle ambulanze considerate vuote solo per mettere paura, alle feste con allegato stupro e dipingono così uno specchio di società sempre più preoccupante.
Immagine: La testa fra le nuvole di Oscar Francescutto