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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
By Angela Mauro
Il piano B di Merkel: Recovery fund senza Ungheria e Polonia

3/12/2020 - 12:14

Il piano B di Merkel: Recovery fund senza Ungheria e Polonia


La cancelliera pronta allo strappo al Consiglio Ue. I due Paesi perderebbero soldi, ma si libererebbero della clausola sullo stato di diritto. Per tutti lo spettro dell'esercizio provvisorio


 E necessario che tutte le parti scendano ad un compromesso” sul bilancio Ue e il Recovery Fund, altrimenti l’accordo “non funzionerà”, avverte Angela Merkel alla videoconferenza delle commissioni per gli affari Ue dei Parlamenti nazionali europei. Soprattutto, confermano diverse fonti europee ad Huffpost, la cancelliera non vuole uscire a mani vuote dal Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre, l’ultimo della presidenza tedesca di turno dell’Ue. Vuole portare a casa il recovery fund, a tutti i costi. Anche nel caso in cui dovesse essere costretta a usare l’arma più estrema. Cioè trasformare il recovery fund in un accordo intergovernativo a 25 senza Ungheria e Polonia.
La presidenza tedesca sta lavorando anche a questa possibilità. Perché finora non ci sono spiragli nella trattativa con i governi di Budapest e Varsavia, scontenti per il meccanismo che lega l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Per questo hanno deciso di sollevare i veti che bloccano il recovery fund. E ora la mediazione è in alto mare. Né si prevede una soluzione prima del summit dei 27 leader europei giovedì prossimo a Bruxelles. La materia sarà sviscerata in quella sede. Ecco perché si cerca di arrivarci con un piano.

A Bruxelles anche la Commissione europea sta lavorando ad un carnet di ipotesi. L’obiettivo è sempre quello di salvare il Next Generation Eu, lo strumento economico deciso dall’Ue quest’estate per combattere la crisi causata dal covid, 750 miliardi di euro da raccogliere sui mercati attraverso l’emissione di bond comuni della stessa Commissione. E tra le ipotesi sulle scrivanie di Palazzo Berlaymont c’è anche quella di trasformare il recovery fund in un accordo intergovernativo a 25, senza Ungheria e Polonia che naturalmente verrebbero tagliate fuori dai nuovi fondi.

Non si tratta di una soluzione a costo zero. In questo caso, l’Europarlamento non potrebbe approvare il nuovo bilancio europeo, perdendone la potenza di fuoco di oltre 1800 miliardi. L’Unione andrebbe in esercizio provvisorio. Significa non poter far partire i nuovi progetti, poter sfruttare solo quelli già finanziati, usando solo un dodicesimo al mese del vecchio bilancio. Ma la soluzione potrebbe far paura a Ungheria e Polonia che subirebbero tagli ai fondi di coesione, quelli cui tengono di più.
Però almeno i due governi dell’est riuscirebbero a far saltare le nuove condizionalità che legano i fondi europei allo stato di diritto. Per diventare operativo, il nuovo meccanismo deve essere approvato in via definitiva dal Parlamento europeo, ma i conservatori del Ppe, primo gruppo politico all’Eurocamera, 187 eletti guidati dal tedesco Manfred Weber, frenano. “Non si concorda su niente fino a quando non si concorda su tutto”, è il mantra del capogruppo, impegnato anche nella sua battaglia interna al partito, la Cdu tedesca, che l’anno prossimo dovrà scegliere il nuovo leader e candidato alla cancelleria del dopo-Merkel.
Dunque, l’idea di un recovery fund a 25 consentirebbe a Merkel e alla maggioranza degli Stati Ue di mettere al sicuro il nuovo fondo. Polonia e Ungheria perderebbero soldi ma riuscirebbero ad averli senza dovere a tutti i costi rispettare lo stato di diritto, valore fondamentale dell’Ue. Gli altri ‘guai’ arriverebbero ad anno nuovo, quando i 25 si ritroverebbero a rinegoziare il bilancio europeo 2021-27. Significa riaprire la trattativa con i frugali sui ‘rebates’, gli sconti ai contributi al budget europeo di cui beneficiano Olanda, Germania e altri paesi nordici e che l’accordo di luglio ha considerevolmente aumentato.
“Dovremo lavorare fino all’ultimo giorno” per arrivare a un accordo, dice Merkel lasciando intendere che per lei il dado ancora non è tratto. Negli ambienti europei si continua a sperare che Ungheria e Polonia mollino la presa. Sembrano in trappola, ma non danno segnali di cedimento. Nemmeno il danno di immagine dopo il coinvolgimento di un suo fedelissimo, l’eurodeputato ungherese Jozsef Szajer, nell’orgia interrotta dalla polizia a Bruxelles, sembra scalfire Viktor Orban. E dunque, accenna la cancelliera, inserire il Recovery fund nel pacchetto di bilancio si sta rivelando “difficile quanto far quadrare un cerchio”. La nuova corsa a 25 è quasi ai nastri di partenza.






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