Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Viviamo un vero Natale.
Da piccolo mi avevano insegnato a vivere il periodo natalizio felicemente in famiglia.
Nessuno reclamava le vacanze sulla neve e i nonni si coccolavano i nipotini.
E Babbo Natale regalava solo cose utili a volte necessarie e aspettate con ansia.
Non facevamo i cenoni ma la festa era il Pranzo di Natale preparato dalla nonna con l’aiuto della mamma.
Non si compravano i panettoni ma era sempre la nonna che preparava i dolci.
E poi i giochi soprattutto la tombola. Ma era il clima che respiravamo che ci riempiva di gioia.
L’amore in famiglia era palpabile, usciva dagli occhi, dalle labbra, dai sorrisi, dalle carezze dei nonni.
Ci parlavano di Gesù e del Vangelo. Il Natale era una festa religiosa che ci univa, che ci faceva sentire più buoni.
I giovani di oggi non hanno vissuto quel Natale, Loro hanno vissuto il Natale consumistico, quello improntato
sulle vacanze, sul consumismo, sui regali inutili e costosi.
Questo Virus subdolo e vigliacco che aggredisce con maggior virulenza i più deboli e gli anziani ci costringe
a vivere questo Natale come lo vivevamo tanti anni fa.
Quest’anno possiamo vivere il Natale come allora. E farlo conoscere ai nostri ragazzi è, forse, un segno del Signore.