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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Qui Vecchiano
A Vecchiano in piazza, l'artra sera...

27/12/2020 - 12:52

A Vecchiano in piazza, l'artra sera...
 
 - Oh te, ha' sentito? Si rivà a votà.
- Ma che discori, o barba? 'Un s'è votato l'artro mese?
- Noee! Velle eran le lezioni per le regioni. Ora si va' a votà per l'Asbucche.
- Ehhh? L'abbucche?
- L'asbucche; velli de' beni ambientali, l'usi civici, 'r territorio, la 'ampagna. Ma te 'un sai proprio 'na sega, eh?
- Ma loro lì un'enno a Migliarino?
- Bona, Ugo! Ce l'abbian anco noi, vì a Vecchiano. Dice che s'occupan der padule, delle 'ave...
- Quali 'ave, o briao? E' un giorno che son chiuse, maremma maiala!!! Emmeno male, però!!!! Ti ri'ordi che popò di 'asino, con tutte velle mine, vella polvere che t'entrava in casa..! Avevi voglia di spazzà! 'Un sortiva gnanco a consumà la granata...!
- Davero! Un c'era verso di levalla, maremma trugola!!! E ora le vonno riaprì?
- Dice che le voino mette 'n siurezza, perchè pole venì giù quarche sasso... e dice che l'asbucche, appunto, ha citato anco 'r Comune. Vole du'milioni d'euri, maremma 'mpestata!
- Ma chi è che le vole? Io 'un c 'ho 'na lira! Io 'un do gnente a nissuno!
- Te l'ho appena detto! L'asbucche di Vecchiano.
- Ma che è l'asbucche di Vecchiano? Vi 'un s'è mai saputo gnente dell'asbucche di Vecchiano. Dovevino esse belli 'jusi, pe 'un fassi vede'!
- Deh! Ma te se' duro come 'na pina! 'Un s'è mai visto, ma c'è! Dice che s'occupa anco della 'accia e der padule...E ora lo voino rifà novo novo l'asbucche, con gente che 'un ti pia un sordo e ti rifà tutto vello che vell'artri 'un han fatto fin'òra! Dice che s'occuperanno loro della 'accia!
- Seee, della 'accia e der padule! Son anni che 'un ho visto nissuno pensà alla 'accia! A parte i' Mattioli! Quando c'è da fà le tessere!...Eppoi, che voi caccia'? 'un c'è più 'na pippa!!!
- Ma te ti ri'ordi quando s'andava al chiarone?!... Be' mi' tempi!
- Ma se 'un prendevi gnanco un'anatra zoppa!?
- Te invece ci sapevi fa' drento la botte, all'aspetto, co 'r cardano fra piedi, eh! Ci stioccavi certe dormite!
- Bei mi tempi! Le 'anne, l'acqua, 'r falasco! Era tutto pulito 'ome 'n casa! Anzi, di più!
- Boia! Se facessino torna' que' posti 'omerano, c'anderei davero a votà...!
- Oh! Sai he ti di'o? Si prova. Perintanto, si varda 'effanno vesti vi! Perchè finora 'un c'era proprio 'nanima da vedè, 'n giro!
- E c'era l'asbucche, o duro!!! Magari 'un si vedeva! Ma dice 'e c'era! Dice.
- Sarà! Ma io 'un me lo ri'ordo davvero!!! Mai saputo! Ora, sai 'e ti di'o? vado a cena, ch'è tardi! Po' la mi' mollie mette 'r muso, 'stai sempre fori'! Bona, Oreste!!! Stammi bene!
- Bona, via!!! Si varderà le liste, eh!!!!
 
 
 
 
 
 
 

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6/1/2021 - 18:36

AUTORE:
Jekkke

Vedo che il Cacciatore "urla" ricordando alla politica gli sbagli fatti. Che il problema ci sia non c'è dubbio, che le colpe ci siano non ci sono dubbi. Che tutte siano della politica, non ci credo. Come sempre non c'è mai un solo colpevole, ma soprattutto che le soluzioni siano cause e cave non ci si può credere.

3/1/2021 - 7:11

AUTORE:
Meghe

La rosia
Di solito se ne parla, quando e bambini mettino i denti o quando er cane cucciolone ti mangia dunniosa . Ma io voglio invece associala a quel modo di buare i monti per porta’ via le pietre . Sapete qualche anno fà er comune è stato assaltato dalla rosia e se varcheduno non diceva basta avrebbero mangiato dunniosa. Spianavano le nostre colline all’insegna del profitto . Un po' come di solito gira er mondo, per i varini un si pensa a domani . Io, quando vensi al mondo, mi ma’ mi dava una puppata a mezzogiorno e un ci sarebbe nulla di male, voi dite: cosa c’incastra, la rosia . Ma, ve la vò racconta’, per favvi ‘api. Mi madre rimetteva la sveglia a mezzogiorno e, se anche dormivo, mi svegliava perché sonava le sirene come quando bombardavino l’ameriani Pisa. A Vecchiano han sonato per tanti anni perché gliera er segnale che scoppiavino le mine in cava e per un fammi fa troppi straolloni mi ma’ mi attaccava ar seno così mi accileccolava un po’ e un mi faceva piange ! intanto mi ci abituava! Sapete a San Frediano e alla Fornace le ‘ase tremavino fisse, tra i camion stracarichi di pietre e le mine pareva di essere sempre in un teremoto. Eppure tutti sopportavano, d’altra parte le cave davino lavoro e varini , ma anco tanti straolloni e soprattutto anco tanta polvere . Insomma per noi la rosia era un bel rompimento di co….. Ma vogliamo anco parlà della deturpazione delle nostre colline ? Un c’era un piano ben definito di dove si poteva rosia, quindi bastava di : Vò bua er monte e un c’erino problemi e un era scritto da punte parti vanta pietra si poteva cavà. Sapete i padroni delle cave compravano monti interi e, se un li dicevano basta, siccome i denti di loro lì un finivino mai,avrebbero mangiato anco il santuario della Madonna di Castello . Menomale che un giorno dissero basta. Oggi le nostre cave ci hanno lasciato delle grane che per risolverle occorre mettere le mano al portafoglio . Ma forse sarebbe meglio studia’ qualcosa, ma senza fa' risona’ la sirena a Vecchiano e fa tremare le ‘ase . Ma vedremo…….. ci sarebbe da fa delle polemie ma forse sarebbe bene invia’ a pensare a come risorvere l’eredità che ci ha lasciato la rosia! E un vorei, che a varcheduno un gli rivenisse in mente di rinvia a rosia!

2/1/2021 - 15:08

AUTORE:
Cacciatori

È BENE RICORDARE CHE SE FOSSERO STATI RISPETTATI I DIRITTI. CIOÈ QUELLO CHE AVEVANO FIRMATO I VECCHIANESI PER IL PARCO , NON CI SAREBBE STATO IL PROBLEMA . Ma evidentemente la politica ha sbagliato tacendo su quei diritti

2/1/2021 - 14:21

AUTORE:
Non Comodista

Calatini e calate
Io vesti termini, l’ho ‘onosciuti vando inviai a anda’ in padule da bimbetto. Sapevo tutte le vie sull’acqua del padule, conoscievo quello che oggi chiamino uno stradario, chiaramente un c’erino e ‘artelli ma chi lo frequentava, le ‘onosceva ‘ome le su’ tasche. C’era la via principale, che gliera il fossone e tutte le stradine e i viottolini: un villaggio di palafitte vecchianese . Si perché in quel luogo i vecchianesi avevano per anni vissuto il loro passatempo con la caccia e la pesca . Il fossone sede di bilance e ricoveri per barche ( macchine) era l’autosrada d’intorno al lago e le stradine portavano nei chiari e tutte nel lago . Questo fossone aveva delle ‘alate che si affacciavino sul lago . Erano posti molto ambiti dai pescatori con le bilance dove i casotti erino sempre vissuti dalla mattina alla sera e anco la notte . Tutti pescatori e cacciatori di mestiere . C’era vella che sfociava nel Bilogi, con la bilancia dei Diana, e continuava verso il lago. Questa per noi vecchianesi era la prima entrata nel lago e da lì partiva er fossone dalla nostra parte che subito dopo si convogliava nel fosso della Bara, un fornitore di acqua bona, proveniente dalle polle del Fontanaccio. Sullo sbocco della Barra c’era la bilancia di Menotti che aveva anche un ristorantino dove potevi mangiare specialità vecchianesi : dalla minestra di pescio , alla pastasciutta sulla Folaga e alzavola ,al risotto sulla tinca polenta con l’anguille , ai lucci stiglionati ( carboni) e ai ranocchi fritti ed altro . Lì vicino, il fossone continuava il suo percorso e li c’era un calatino molto transitato dove era obbligatorio per chi ci passava non fare chiasso, anche se non c’era il cartello con la ‘ornetta ! Dal primo giorno che mi portonno in padule mi avvertinno: qui non bisogna fa’ rumore, c’è il chiaro della Gusciona dove si trovavano tre capanni di ‘accia chiamati : Albino , Lelio e Cesarino . I nomi derivavano dai cacciatori e pescatori di mestiere che ci ‘acciavevino e pescato per mantenecci la famiglia. Continuando er fossone si trovava la ‘alata di Roma :un omino basso con capelli bianchi lunghi e i baffoni che faceva er pescatore di mestiere proveniente dal Lazio da lì er soprannome Roma! Il fossone ‘ontinuava e c’erano i calatini per i chiari :lo Steccho , la Bua e il Chianni. Finiva a Casina , anco lì, altra ‘alata che sfociava nel lago proprio accanto al posto storico dove c’è una casa di ‘accia cara a Puccini dove il regista Benvenuti ha girato anni fa alcune scene della fanciulla del lago . Tutto questo finché un giorno per ragioni di sicurezza idraulica fu deciso di riempire la famosa strada principale : il fossone e tutte le stradine ( calatini) e le calate rimasero ha fondo chiuso . Dopo questi cenni storici vorrei porvi delle domande: ma il fossone e i calatini non servivano per il recircolo dell’acqua ? Tutti quelli che frequentavano er padule per caccia e pesca perché accettarono questo? La politica che ruolo ebbe in questa vicenda? Insomma quello stradario fantastico fatto di personaggi usanze, tradizioni , natura e storia che fine ha fatto? Come si dice a Vecchiano: fecero una bella chiappa! Oggi il mondo va così ci insegnano di andare verso quello che da profitto senza pensare alle conseguenze . Il capitale è predominante in tutto ! Soprattutto le future generazioni saranno sempre più stradate, verso il comodismo il contrario di quello che era il comunismo . Anche in questa vicenda c’è tanto di questo!

2/1/2021 - 10:15

AUTORE:
Jena

Nel frattempo l'opposizione in Consiglio Comunale si schiera con la lista 2, quella che vuole riaprire le cave e che candida parenti e fidanzate di gente che il territorio è andare al capanno per un fagiano.
Che coraggio la nostra pasionaria B, ma quando i camion carichi di pietra le faranno vibrare la vetrinetta kitsch del suo tinello poi se ne riparla.
E magari cambia idea, ma nn credo (vedasi in oggetto).

1/1/2021 - 19:30

AUTORE:
Jekkke

Leggo le osservazioni di Cacciatore e non vi è dubbio che le cose non sono andate nel verso giusto. Non so se i cacciatori, in quanto minoranza, non siano più ascoltati dai politici; forse è vero. La situazione dei beni demaniali di Vecchiano di certo non può essere paragonata a quella di Migliarino ove vi era diritto a coltivare e soprattutto vi erano dei terreni, che poi come giustamente osservato, sono stati trasformati e riacquistati (hanno mantenuto il diritto e tratto un profitto). A Vecchiano vige un diritto di caccia in padule che insiste su una zona che certo non può essere scambiata con altre. Vero è che con l’istituzione del Parco i cacciatori hanno perso dei diritti, ma qui viene la domanda. Come ripristinarlo? In teoria sarebbe necessario riallagare i terreni fuori dai confini del parco che mi risulta essere di proprietà privata. Dovrebbe acquistarli il Comune? Oppure la Regione? Con quali soldi? I nostri suppongo. Comunque la si veda sarebbe tutta la collettività a dover pagare per questo. A me potrebbe anche star bene, ma vogliamo provare a confrontarci tutti? Altrimenti c’è il rischio che tutti i cacciatori passino come quelli che pensano solo alla propria passione senza curarsi delle conseguenze. Credo che sia tempo di rinnovarsi, nelle idee e nei modi, altrimenti resta una guerra tra poveri e di sicuro non vinceranno i più deboli.

1/1/2021 - 19:07

AUTORE:
Jekkke

Se il progetto del ripristino della cava, con la considerevole escavazione di pietra andasse in porto, ci sarebbe un ritorno economico per gli usi civici(quindi per la collettività) per costruire i campi da tennis o altro. E se questo “altro” fosse la possibilità di acquistare terreni al di fuori del parco per potervi cacciare? Sarebbe uno smacco a tutti gli altri cittadini che si dovrebbero sorbire i disagi e i danni dell’escavazione per poter accontentare pochi che potrebbero ritornare a cacciare. Mi auguro che sia solo un brutto presentimento e che nessuno sia così folle da volerlo attuare.

31/12/2020 - 19:33

AUTORE:
Cacciatore

Leggendo attentamente quello che è stato scritto mi sorgono dei dubbi su chi votare. Una lista, quella storica, che iniziò le sue dimostranze rivendicando il diritto di caccia, giustamente. Infatti, se non era per loro, i diritti di uso civico erano persi. Quando arrivò il commissario per mappare i beni di uso civico si dettero da fare perché venisse fuori la verità! Cioè che era stato fatto il parco dove c'erano i diritti, senza che fosse dato in permuta terreno per esercitarli. Come quello che è avvenuto per quelli di Malaventre, Migliarino, infatti dove oggi c'è la zona industriale una volta vi erano i diritti di uso civico. Fu cambiata la destinazione d'uso e una parte uguale di terreni venne riacquistata per scopi agricoli e mi sembra che ci furono guadagni . Per i diritti di caccia dei vecchianesi nisba, per usare un vocabolo molto caro a quello che un vuol sapere quello che dice la storia. Per la cava, io, cacciatore, son contrario alla riapertura ma in sicurezza ci va messa! Certo di questi tempi la caccia non è più di moda. Il cacciatore, una volta eroe nella favola di cappuccetto rosso, oggi di sicuro sarebbe messo al posto del lupo cattivo ! Ma qui si parla di un diritto e di un principio. Veramente mi sa, che siccome i cacciatori non hanno più il potere d'acquisto ( voti), non vengono presi in considerazione. Questa una novella dello stento che dura tanto tempo ! Speriamo in bene e che per una volta qualcuno abbia il coraggio di dire : ho sbagliato!

28/12/2020 - 20:43

AUTORE:
Ambientalista

Ferite ambientali
Da anni le nostre colline e il nostro padule sono al centro di polemiche e dispute legali . Senza dubbio ci sarà, uno che ha ragione e chi ha torto . Ma i problemi restano e alle ferite ambientali subentrano anche quelle psicologiche di quelli che hanno visto scomparire sia le loro passioni sia l’ambiente, il padule . Per la cava siamo arrivati al paradosso che i cittadini hanno dovuto sborsare soldi per questioni legali e non hanno mai guadagnato niente dalla escavazione anzi hanno subito traffico pesante , polveri e mine in paese e alla fine c’è anche il rischio di ritrovarci nuovamente la piaga delle cave . Pensate tra qualche giorno si voterà per un nuovo comitato Asbuc e c’è aria di competizione e del: ho ragione io . Ma voglio ricordare che le ferite spesso lasciano cicatrici psicologiche e sono quelle che purtroppo a distanza di molti anni non sono ancora scomparse . Forse sarebbe bene che le dispute legali finissero e soprattutto si incominciasse nel risanare quell’ambiente che appartiene alla collettività con uno slogan : bene collettivo che spesso qualcuno dimentica ! Questo vale per quelli vecchi e nuovi che saranno eletti nel comitato Asbuc !

28/12/2020 - 12:57

AUTORE:
BdB

Prova a portare quelli di "40 anno doppo" con il cardano ai piedi all'aspetto nella botte sul lago e per chiamarli a vivere quell'esperienza di "40 anno fà".
Passa non ora che siamo con il coprifuoco pandemico, ma verso la primavera inoltrata dove spero e credo risiamo tutti in libera uscita ed è "facirmente" che tu li trovi, i baldi giovani con le belle giovanotte maddio li davanti al Simprisa-MelaBevo-MiroVino;
...enomakke e non perdono tempo nemmeno a spennare/cucinare una folaga per cena.
Speluccando assaggini a bizzeffe e trincando bollicine si trovano a pancina piena senza perder tempo per la cena a casa con TG imposto dal nonno sul canale unico interamente covizzato.
Così liè!

28/12/2020 - 11:43

AUTORE:
Vecchianese

Bravo viva la modernità! Ma la storia alle volte serve per capire! Le modernità in questo caso , servono per raddrizzare sbagli che sono stati fatti in passato e che oggi potrebbero essere fatti nuovamente! Buon proseguimento della discussione! Mi sembra di essere tornato indietro di 40 anno !

28/12/2020 - 10:37

AUTORE:
Bruno della Baldinacca (alias Bruno Baglini)

...ci fu duemila e rotti anni fa il Nazareno che disse: Date a cesare quel che è di Cesare.
A quel tempo fu ascoltato ed anche ora si capisce bene che: con le tasse di tutti noi si sostengono cinque milioni di servitori dello Stato; forze armate, comprendenti -carabinieri-polizia, vigili del fuoco.
Insegnanti, medici e centinaia di presidi ospedalieri, ricercatori e...pensioni di invalidità.

Dopo questo preambolo veniamo ai beni di Uso Civico rilasciati ai sottoposti dai padroni di tutti i territori.
A quel tempo i padroni erano soprattutto padroni della terra e delle acque; quindi di tutto e non di un panificio od altro opificio o negozio dove con il tempo il garzone di bottega "imparato" si mette in proprio e ti fa le scarpe.

I terreni rilasciati con tanta "benevolenza" erano i più marginali e non "la polpa"...epperò davano modo e modi di sopravvivenza e mettevano al riparo le varie contesse, principi e duchi da rivolte come è sempre avvenuto in tutto il mondo prima di morir di fame e di stenti ed ecco "i proclami" fatti ai popolani: puoi usare per uso civico seddette regalie per caccia-pesca-legnatico.

La vicenda caccia e pesca vista dopo 41 anni si può tranquillamente dire che fu gestita con approssimazione e poca lungimiranza.
Con il senno di poi come faccio ora è facile dare giudizi e comprendo benissimo che se avessero avuto (i decisori) la sfera di cristallo avrebbero calmato i bollenti spiriti degli anticaccia ed anche della pesca per un semplice motivo; apparte il fatto che con il grande inquinamento degli anni/70 morendo tutte le anguille, poi sparirono normalmente anche le cee e quindi minacciare la multa di 8mila lire a cea pescata; quando non "passavano" più fu una baggianata e anche se molti nostri giovani non han mai visto dal vivo una cea e un anguilla son convinto che al ristorante i più le assaggerebbero con gusto anche se son pieni zibilli di dunnioisa.
Ma, un ma c'è sempre e come disse il Salatti Franco nessuna delle giovani mogli mi ha mai chiesto un chiletto d'anguille e sai perché? nessuna di loro saprebbe pulirle/sbuzzarle-tenerle in mano con la segatura e tutto il resto ed infatti, anche le seppie nere vendute li alla Conad si sente sempre dire: "mele puliscia lei per favore; io 'nson bona e rmi marito meno".

...poi nelle spettanze degli Usi Civici si trovava anche la suddivisione del falasco -due covoni/manne a testa-.
Quindi immaginiamoci nell'anno pandemico 2020 ogni frazionista presentarsi a casa con sei manne di falasco; due per se, per la moglie, e per la figlia/figlio e non è finita li.
Son convito che presentarsi ora nelle nostre famiglie con con una filza di uccelletti sparati...sarebbe da toccanne per il verso.
...così come riaprire le cave nel centro del paese di Vecchiano con la scusa "di pareggià ir mondo" e addio Madonna di 'Astello e...
Poi Vecchiano non è tutto dei vecchianesi di stare. Hanno/abbiamo la sede comunale, l'ospedaletto ed il mercato non riservato agli autoctoni; vengon li anche da SGT e viceversa per i servizi sanitari e compere, quindi le mine sul monte e la polvere sarebbe suddiviso anche con i turisti che ritorneranno appena guariti tutti con il vaccino anti covid19.
...ma tanto è acqua passata come 'ndà affà "legnatico" per scaldarci un gocciolino ar foo 'ncasa che fa fumo e non ha il timer di accensione come i nostri moderni sistemi di riscaldamento.

Da Migliarino Pisano vi dico:
Buon voto "moderno" ai frazionisti di confino di Nodica-Vecchiano-Avane e Filettole; poi se vien fuori un bel lavoro da goderne anche noi come fate voi con i nostri terreni e la struttura Socio Sanitaria...
....ripeto: se vien fuori un bel lavoro: pazienza!

28/12/2020 - 7:25

AUTORE:
Vecchianese

Quel giorno d’estate del 1979
Correva l’anno 1979 quando in estate arrivo la notizia che avevano fatto il parco Migliarino , San Rossore e Massaciuccoli . Dopo anni di comizi e divisioni politiche fu deciso . Vecchiano si divise quel giorno tra la contentezza e l’amarezza . Si salvava la pineta e il nostro mare dal cemento e finiva una parte di storia ed usanze vecchianesi . La caccia in padule , venne inserito anche quello che la duchessa Matilde di Canossa aveva donato ai cacciatori e pescatori vecchianesi e che ci avevano detto sarebbero stati garantiti . I padulai vennero fregati anche perché anni prima erano state fatte firme in favore del parco che parlava solo dello specchio del lago che era già zona chiusa per noi Vecchianesi , infatti era di una società chiamata Carpa . Scoppio un putiferio quel giorno al bar dei ‘omunisti a Vecchiano e manca poco ci scappa anche qualche seggiolata . La rabbia era tanta subito vennero indette assemblee e persino er teatro Olimpia si riempi una sera quando venne un noto politico che voleva darci a d’intendere che ci riavrebbero dato di nuovo i nostri diritti civici si perché nel regalo della contessa c’era scritto : Diritto di usi civici di caccia , pesca e taglio del falasco delle frazioni di Vecchiano , Nodica , Avane e Filettole erano esclusi velli di Migliarino e Malaventre che ne avevano altri che ancora oggi hanno e i nostri sono spariti la caccia perle leggi del parco e la pesca perché il pesce non è commestibile , quindi lo peschi e lo ributti . La marina di Vecchiano era salva dal famoso villaggio Onassis e uno sviluppo che avrebbe fregato i Viareggini e i Pisani, le loro marine avrebbero avuto da spartire i villeggianti, infatti loro spinsero parecchio per il parco . Fu un’estate amara per noi cacciatori , il padule che per generazione era stato terreno di caccia e persino sostentamento venne bandito per la caccia e la pesca invece no . I pescatori gioivano di questo perché vi erano dei dissapori con i cacciatori, per la questione dei casotti da pesca che un tempo nascevano dove uno gli tornava bene e troppo vicino ai capanni di caccia. Oggi nel nostro padule c’è il parco ma è tutto in abbandono e tutto inquinato da anni , Tolsero la caccia e chi lo teneva come un giardino per poi farlo ammarcì come si dice a Vecchiano . Certo er parco non ha fatto una bella figura in questi anni ! voi che dite? Io dico: dove c’era un giardino ore c’è un bo……o! Questa frase riecheggio in uno scritto in piazza a Vecchiano anni fa ,ma venne subito fatto togliere , troppo imbarazzante per chi aveva da anni sostenuto il parco! Certi rancori ancora oggi dopo quarant’anni sono ancora riscontrabili nella generazione che subì la fine della loro passione nella caccia nel lago ma soprattutto hanno visto scomparire quell’ambiente tanto amato che proprio il parco avrebbe dovuto tutelare e risanare insieme ad altri enti preposti.

27/12/2020 - 19:25

AUTORE:
uno che chiede chiarimenti

Mi rivolgo a Jekkke, ma chi è che vuole riaprire la cava di San Frediano per avere i soldi per comprare terreni in padule per la caccia? Penso che se i cacciatori hanno diritto a dei terreni per cacciare perchè gli sono stati tolti, ci debba pensare chi glieli ha tolti a trovar loro zone idonee, non che se li devono comprare, altrimenti oltre la beffa il danno.
Illuminami Jekkke chi ha le belle pensate a cui accenni?, voglio andare a votare , ma non voglio correre il rischio di sbagliarmi.

27/12/2020 - 18:26

AUTORE:
Jekkke

Caccia si, caccia no, caccia forse. Un diritto è un diritto, non ci piove. Ma a che prezzo lo possiamo esercitare? Ma davvero si pensa di riaprire una cava per trarre risorse per la caccia? Magari per avere i danari per acquistare i terreni in padule al di fuori dal Parco? Serve un esame di coscienza da parte di tutti, istituzioni comprese e soprattutto, visto che l'Asbuc amministra i beni civici che sono di tutti, non solo dei cacciatori e dei cavatori,serve un impegno di tutti i cittadini che vadano a votare.

27/12/2020 - 16:05

AUTORE:
Vecchianese informato

Servirebbe davvero un ASBUC di Vecchiano partecipato e presente, invece che di quella piccola nascosta confraternita che ne ha fatto l'orto privato.

27/12/2020 - 15:38

AUTORE:
UN CITTADINO

Ad Oreste ed Ugo che in piazza di Vecchiano si domandavano cos'è asbucche di Vecchiano, voglio raccontare questa leggenda che riguarda :

Nel lato sud della cava di San Frediano, si erge un massiccio di pietra grigia, un mastio di roccia.
Questo massiccio, che sovrasta maestosamente la Chiesa di San Frediano ha un nome tradizionale, ormai dimenticato: LA GROTTA DEL NIBBIO- ed ha una storia che vi voglio raccontare-
Negli anni 50 del secolo scorso, la sera, d’inverno, accanto al grande focolare della cucina, con i ciocchi di legno che scoppiettando lanciavano faville, mio nonno raccontava…
Al tempo in cui i monti di Avane erano ricoperti da lussureggianti foreste di querce e lecci , ed in località Baccanella si ergeva un castello , del quale rimane l’imponente torre centrale, , il territorio era dominato dai Longobardi.
Nel castello abitava un certo Astolfo, re dei Longobardi. Era un tiranno violento e prepotente, voleva sempre ragione e chi lo contrastava veniva brutalmente picchiato od ucciso. Una volta, durante una battuta di caccia alla lepre nei boschi sopra al castello, Astolfo si mise violentemente a litigare con l’ Abate Sighinulfo, su chi dei due l’avesse presa, finché in preda ad un furioso eccesso d’ ira, dette, con tutta la forza che aveva, una mazzata in faccia al Santo Abate, e gli sgretolò tutte le mascelle.
Questo signorotto faceva il bello ed il cattivo tempo nelle suoi domini che comprendevano i Borghi di Vecchiano, Nodica, Avane e Filettole, ma ,( aggiungeva mio nonno attizzando il fuoco e sprigionando una miriade di faville) il suo potere si fermava in cima al monte di Avane dove c’era, da sempre, un grande muro di pietre a secco .
L’imponente muro, tutt’ora esistente a testimonianza di una antica fortezza etrusca, divideva, per usanza e tradizione, il monte in due parti; a nord i possedimenti di Astolfo , a sud , fino in basso dove si snodava una antica via Romana ,il territorio destinato della comunità. In questa porzione di monte, dove quasi in sommità si ergeva un mastio di roccia sul quale una famigliola di cinque Nibbi faceva tutti gli anni il loro nido, gli abitanti dei borghi andavano a raccogliere legna da ardere e ghiande per i maiali , avevano ricavato degli orti ove seminavano il grano per farne farina e avevano piantato olivi . Avevano anche aperto una cava, da dove ricavavano i blocchi di pietra per costruire le loro misere case, ma anche per costruire le Chiese del luogo ed i loro grandi campanili, che ancora oggi possiamo ammirare a Vecchiano , a Nodica, a Filettole.
La vita scorreva più o meno tranquilla, Astolfo che pensava alla caccia e a divertirsi tiranneggiando chi gli capitava sotto , e gli abitanti dei borghi che curavano con dedizione il loro pezzo di monte da dove traevano sostentamento. Con la lavorazione delle pietre costruivano case, chiese e campanili ; con l’abbattimento degli alberi fabbricavano travi per tetti , stanghe e legname per costruire i carri del bestiame, alberi e fasciame per le navi della nascente flotta pisana, carbone per i fabbri, legna per i forni ; con la terra rossa creavano grossolane ceramiche e mattoni per costruire. Si andava avanti cosi alla bene-meglio finché Astolfo non si mise in testa di includere anche quella porzione di monte nel suo esclusivo dominio.
Si intensificarono allora da parte di Astolfo le intimidazioni, i sotterfugi ed anche le promesse di benessere per tutti. La popolazione si divise in due partiti, quello favorevole a lasciare che Astolfo facesse ciò che pretendeva e prometteva , e quello che invece voleva difendere il territorio destinato per tradizione alla comunità. Ai cittadini veniva spiegato che tali usanze se mantenute e difese avrebbero sempre dato un minimo di sostentamento alle popolazioni, mentre se avessero rinunciato a favore di Astolfo, questo avrebbe distrutto tutti i boschi e avrebbe intensificato l’estrazione delle pietre, prendendo per se tutti i guadagni, e loro si sarebbero ritrovati più poveri e più affamati di prima ed ai loro figli e nipoti non avrebbero potuto lasciare niente in eredità.
La disputa durò anni, finché un brutto giorno scoppio la peste. La gente cominciò a morire, le attività chiusero, non si sentivano più i martelli dei fabbri, ne i canti dei falegnami e degli scarpellini che lavoravano la pietra, gli animali chiusi nelle stalle, il commercio inesistente. Gli abitanti dei borghi non avendo più lavoro e risorse economiche oltre che morire per la peste sarebbero presto morti anche per la fame.
Il loro monte, però, continuò ad ospitare la famigliola di Nibbi, con le grandi querce, gli ulivi, i piccoli orti coltivati, continuò a dare legna per i forni , mangime agli animali, e quel poco di grano che permise a molti di sopravvivere, finché finalmente la pestilenza passò,
A quel punto Astolfo si rifece vivo pretendendo ancora di volersi impossessare del monte dei borghi.
Ma la gente aveva capito, ( diceva sorridendo mio nonno facendo ancora sfavillare il fuoco), il monte non si doveva toccare. Fu deciso, in assemblea davanti alla chiesa, che un comitato di cinque persone avrebbe difeso i loro diritti presso Astolfo. A capo di questo comitato fu messo Nibio, un uomo alto, prestante fiero, con i capelli e la barba di un colore nocciola chiaro con delle macchioline sparse di colore più scuro che portava lunghi, tanto che si fondevano gli uni con l’altra facendo un tutt’uno coprendogli completamente la faccia . Da questo ammasso di peli sporgeva un lungo naso adunco, che torcendosi verso il basso finiva con una piccola punta; gli occhi erano rotondi, vispi ed attenti, circondati da ciglia e sopra ciglia biondissime che formavano un circoletto giallo intorno ad essi. Chi lo guardava di profilo non poteva che paragonare la sua testa a quella di un rapace; tutti lo chiamavano IL NIBBIO.
Il Nibbio con i suoi compagni si recarono da Astolfo, ma lui non li volle ricevere, anzi li fece imprigionare e decise per divertimento suo e dei suoi cortigiani di fare una battuta di caccia ……. all’uomo. Fece prendere Nibio ed i suoi compagni, li fece trascinare dai suoi sgherri nel bosco sopra il suo castello, lì li liberò e fece suonare il corno dell’inizio della caccia. Furono sciolti i feroci cani , furono spronati i cavalli, i corni suonarono il loro lugubre canto di morte, i cinghiali e gli animali del bosco terrorizzati si dettero alla fuga, e cosi anche Nibio ed i suoi compagni. Correndo e cadendo, rialzandosi e cadendo ancora, con il latrare dei cani sempre più forte i più vicino , raggiunsero la cima del monte, qui si arrampicarono sopra la roccia più alta del maestoso mastio di pietra , si abbracciarono ed aspettarono i cani, che sbavando li circondarono preparandosi a sbranarli. Astolfo ed i suoi accoliti, sopra i loro cavalli neri come quelli del diavolo, si godevano la scena, e truci , bevendo vino dagli otri di pelle ridevano sguaiati.
Tutto sembrava tragicamente concluso quando all’improvviso un lungo fischio , seguito da tre brevi trilli simili a piccoli nitriti e un fragoroso battito di ali, annunciarono l’arrivo di cinque stupendi grandi rapaci che ghermirono Nibio ed i suoi amici con i loro artigli potenti, li sollevarono da terra, si librarono nell’aria e con un volo dolce e veloce li andarono a depositare sul sagrato davanti alla chiesa, dove in preghiera stavano timorosi i concittadini. Poi i cinque rapaci ripresero il volo e si andarono ad appollaiare minacciosi sulla sommità del maestoso mastio di pietra, ma non prima di aver sfregiato a sangue I cani che fuggirono terrorizzati , ed i cavalli, che , imbizzarriti disarcionarono i cavalieri.
Astolfo ammaccato e sanguinante per la caduta ,folgorato da un tale portento si prostrò in ginocchio pregando . Il cielo si addensò di nubi nere e scoppiò uno spaventosa tempesta, fulmini e saette colpirono il terreno intorno ad Astolfo che impietrito dal terrore rimase sulla cima del monte e per tutta la notte rivisse le scellerate violenze che aveva fatto agli abitanti del luogo, e per ogni ricordo un fulmine gli cadeva vicino.. Al mattino, quando finalmente la tempesta si acquetò e sorse il sole, e sul mastio di pietra erano accoccolati i cinque piccoli nibbi che li vivevano da sempre, Astolfo capì, si pentì e stabilì che quel pezzo di monte, con l’imponente mastio di pietra, da allora ed in perpetuo sarebbe appartenuto agli abitanti di Vecchiano, Nodica, Avane e Filettole.
Gli abitanti dei borghi in ricordo di quell’evento miracoloso cominciarono a chiamare quella imponente roccia LA GROTTA DI NIBIO.
Qui finiva la storia di mio nonno.
Nei secoli gli abitanti hanno scavato pietra da quella cava, ma mai nessuno ha attaccato il mastio, che ancora oggi si erge maestoso sopra la chiesa di San Frediano, e sul quale si possono ancora osservare cinque nibbi che d’estate volano, giocano e nidificano, lanciando il loro caratteristico verso , un fischio lungo seguito da tre trilli brevi come piccoli nitriti.
Verità, leggenda, chissà, io quando sento il fischio dei nibbi, rivedo mio nonno che curvo nel grande camino attizza il fuoco e penso che quel pezzo di monte deve essere difeso per continuare ad esistere e a testimoniare una leggenda lontana che sa di miracoloso.

Ora a distanza di quasi 1000 da quegli eventi, la storia si ripete. Dopo aver sopportato e vissuto una pestilenza non ancora conclusa, gli abitanti dei paesi di Vecchiano, Nodica, Avane e Filettole, sono chiamati, il 10 Gennaio prossimo, con le elezioni per rinnovare il comitato de gestione dell’ASBUC.