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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
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È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso
CONTE ESTENDE AGLI ITALIANI IL “TRATTAMENTO” RENZI.

1/1/2021 - 13:36

CONTE ESTENDE AGLI ITALIANI IL “TRATTAMENTO” RENZI.


Quando il Covid è arrivato da noi siamo precipitati rapidamente in una realtà che stentavamo a capire. Poi la speranza che avremmo saputo sconfiggere rapidamente la pandemia è caduta, via via, difronte ai numeri mostruosi.

Alcuni di noi hanno avuto la conferma, altri hanno fatto la scoperta, che difronte ai mali estremi nessuno si salva da solo e che il detto thatcheriano “non conosco la società, conosco solo gli individui” esprime un pensiero estremista non meno pericoloso di quello contrario. Oggi è più chiaro che il benessere degli individui può essere raggiunto solo sommando le responsabilità di ognuno per comporle in una unica responsabilità collettiva.

Si chiama coesione sociale, che è la premessa indispensabile di ogni stabilità di governo. E questo non vale solo per sconfiggere la pandemia.
Ora abbiamo difronte una sfida che molti faticano ancora a capire quanto sarà più grande, lunga e difficile da affrontare della guerra al Covid. Il dolore e il rispetto che dobbiamo alle nostre decine di migliaia di morti, ci fa sembrare come impossibile sbagliare la cura della ripresa, un errore che provocherebbe milioni di vittime, per anni. Invece sbagliare la cura è possibile, somministrando male e in ritardo il “vaccino economico” che l’Europa ha messo a nostra disposizione. Gli effetti sociali di un tale errore sarebbero letali, per noi e per chi verrà dopo di noi.
Entro il prossimo febbraio dovremo consegnare alla Commissione europea il nostro “Piano di Ripresa e Resilienza”, cioè l’applicazione italiana del Next Generation EU.

Un atto fondamentale che segnerà l’esistenza, o meno, dell’Italia nel contesto europeo e mondiale e dal quale dipenderà il destino di ognuno di noi.
Inutile richiamare qui la storia recente su come il PdC è arrivato a proporre un documento che è stato contestato limpidamente, nel metodo e nel merito, da Renzi. E che infine ha trovato tutte le forze di maggioranza, ad esclusione del M5S, esprimersi, con toni diversi, per un suo cambiamento.
Quel documento riguarda tutti i cittadini, perché può diventare un progetto di ripresa per tutta la società, oppure, come è ancora oggi, una sorta di “dichiarazione di trattamento anticipato”, disposizioni di “fine vita economica” per milioni di persone,

Di questo dovrebbero ragionare i mestatori della sostituzione etnica. Se sbagliassimo quel piano ci sostituiremmo da soli con altri noi stessi impoveriti e più diseguali di oggi. Un pezzo facile da mangiare nello scacchiere mondiale.
Le carte sono scoperte e in tavola da luglio, quando Renzi chiese, in Senato, di aprire in agosto una sessione straordinaria del Parlamento per definire gli assi strategici e l’allocazione delle risorse europee. Lo stesso percorso che stavano facendo Germania e Francia. Invece silenzio e passerelle a Villa Pamphili, con la scomparsa di qualunque traccia del lavoro di quei giorni di settembre, comprese le indicazioni della commissione Colao.
Si può restare silenziosi oggi, dopo che Conte ha perso cinque mesi per presentare, di straforo, un Piano inutile e dannoso? Una forza politica responsabile deve lanciare un allarme e a meno di due mesi dalla scadenza, deve proporre, come ha fatto Italia Viva, anche una proposta di correzione degli errori più macroscopici.
Se avessimo un sistema di informazione non inquinato dalla propaganda del PdC e forze di maggioranza non avvelenate dall’ossessione di fare, per principio, il contrario di quanto sostiene Renzi, avremmo un’opinione pubblica più consapevole della posta in gioco e dei propri interessi. Invece hanno trasformato le richieste di modifica in polemiche inutili, le proposte di contenuto in “ricatti” e la richiesta di lavorare a un progetto condiviso in un “ultimatum”. Perché tutti accorrano in soccorso delle cialtronate di palazzo Chigi. Hanno esteso il “trattamento Renzi”, bugie, manipolazioni e silenzi, a tutti gli italiani.
Invece di rispondere nel merito dei contenuti, proposti da Renzi in due lettere pubbliche a Conte e a Gualtieri e in un piano alternativo, il CIAO, Conte conferma il suo piano sbagliato. Rinvia e si permette anche di dire di non perdere tempo, lui che gioca ad arrivare a ridosso delle scadenze, con mesi di ritardo, immaginando di mettere tutti davanti al fatto compiuto. Compreso il Presidente della Repubblica, con la legge di Bilancio, oltreché il suo governo e il Parlamento. Bere o affogare. Eversivo.
In realtà è lui che sta affogando l’Italia, dando a bere agli italiani che non sia questo il tempo di decidere insieme. Se il piano è sbagliato e da correggere oggi, quale sarebbe il tempo giusto per intervenire? Dopo che fosse stato consegnato alla Commissione europea?
Ci sarà crisi di governo? Chiedono a Renzi. Chiedetelo a Conte, è lui che deve decidere se cambiare le sue personali velleità politiche, oppure insistere negli errori segnando la sua fine, che trasformerebbe lui stesso nel prezzo per salvare l’Italia.
Chi vede un ricatto in questo non ha capito che non cambiare oggi e insistere negli errori, come fa Conte, condanna il Paese ad un disastro economico almeno decennale e irreparabile domani.
Stare zitti a guardare? Agire, altroché, “se non ora quando”?





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