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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
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esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Di Francesco Bechis
La rivincita di Renzi. Così Conte è finito all’angolo

24/1/2021 - 23:35

La rivincita di Renzi. Così Conte è finito all’angolo

Il Pd e perfino una parte del M5S riaprono a Matteo Renzi, mentre l’Udc, Nencini e Casini annunciano il no a Bonafede. L’ex premier si prende una rivincita e intanto Conte scricchiola. C’è solo un modo per uscirne…

Chi la dura la (ri)vince. Sembrava che la crisi di governo si fosse rivoltata contro l’uomo che ha acceso la miccia, Matteo Renzi. E invece, a due settimane dallo strappo, il senatore ed ex premier di Rignano sull’Arno sembra pronto ad andare all’incasso, “sereno” come non mai. Lo è un po’ meno Giuseppe Conte, che vede sempre più scricchiolare la sua sedia a Palazzo Chigi.

Con un governo di maggioranza relativa e una stanca caccia ai “responsabili” in Senato che continua a dare delusioni tutti gli scenari restano aperti, soprattutto quello che prevede una sua sostituzione a capo dell’esecutivo.

A giudicare dalle stilettate rifilate a Conte nelle ultime ore da chi era dato come alleato sicuro nel pallottoliere della crisi, la strada per il Conte ter ha l’aspetto di una salita ripidissima.
Per un termometro della crisi basta dare uno sguardo a cosa si muove dalle parti del Centro. Dopo il no secco e compatto alle sirene di Palazzo Chigi dell’Udc, che a Palazzo Madama ha votato contro la fiducia, e l’ultimatum del senatore Bruno Tabacci, “Conte si dimetta o si vada alle urne”, altre due uscite devono aver fatto sobbalzare il premier sulla sedia.
Sulla Nazione Pier Ferdinando Casini lancia il primo siluro: lui, che ha votato la fiducia una settimana fa, non voterà a favore della relazione sulla Giustizia che il Guardasigilli Alfonso Bonafede presenterà al Senato mercoledì o al più tardi giovedì. “Lo ascolterò con attenzione, ma escludo di poter votare a favore – avvisa il diccì – no, per quanto mi sforzi di essere generoso non potrò certo votare a favore”.
Con una maggioranza appesa a un filo il no di una figura autorevole come Casini pesa come un macigno. Già martedì scorso, annunciando il sì alla fiducia, si era detto “molto preoccupato dell’entusiasmo per il pallottoliere mentre si dimenticano le ragioni della politica”.

Il secondo viene assestato dall’uomo al centro della frenetica tratta per i responsabili: il senatore socialista Riccardo Nencini. Ospite a Sky TG24, eccolo calare il sipario. “A maggio votai contro la fiducia a Bonafede ed è difficile che possa passare a un voto esattamente opposto”.
Dalle colonne del Corriere arriva un’apertura perfino da uno dei più ascoltati pentastellati. Emilio Carelli, deputato e giornalista del Movimento, non ci gira intorno: se i responsabili non ci sono, “è arrivata l’ora di valutare se sia corretto tenere la porta chiusa a Italia Viva”.
Fra i renziani c’è chi capta i segnali e inizia a prenderci gusto. “Ascolteremo Bonafede e poi decideremo come votare sulla relazione sulla giustizia, ma se le idee saranno quelle abituali del ministro non potremo essere d’accordo”, avvisa Teresa Bellanova.
Come non bastasse, dal Nazareno continuano a porgere ramoscelli d’Ulivo a Renzi e alla pattuglia di Italia Viva. Altro che rottura. Così Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, riapre la porta: “Noi ci siamo sempre stati, Renzi lo sa. Possiamo confrontarci in qualsiasi momento, ma senza ricatti”. A pensarla come lui sono in tanti dentro al partito, specie dalle parti dell’ala riformista che con l’ex premier ha condiviso un bel pezzo di viaggio.
Solo una voce si alza a tuonare contro Renzi. È quella del vicesegretario Andrea Orlando, “Se il disegno di Italia Viva è l’omicidio politico del Partito Democratico non si può fare un pezzo di strada insieme”. Ma quello che a prima vista sembra un pronto-soccorso a Conte, in realtà apre a una strada diversa: per uscire dal pantano della crisi nessuno è insostituibile, tantomeno il premier.
Il Conte-bis, insomma, si trova a un bivio. Da una parte un governo istituzionale, senza Conte. Dall’altra il voto. È l’arma più appuntita del premier per mettere alle corde Renzi e i suoi, ma in Parlamento, per ovvie ragioni, nessuno lo vuole.
Una via d’uscita c’è, e passa proprio per l’ex premier di Rignano sull’Arno. Se il governo vuole salvarsi, Conte deve rialzare la cornetta e chiamarlo. È il paradosso di questa strana crisi di inizio anno. Un pareggio e un occhiolino reciproco, a questo punto, è la soluzione che conviene a tutti.






















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25/1/2021 - 15:19

AUTORE:
Massimo

Devi sapere che qui viene messa in onda sempre la solita zuppa. Piena di tanto e vuota di tutto. Continua a pensare con la tua testa, le previsioni falle fare ai Fox di turno. Tanto un ci prendono. Fico presidente del Consiglio ? Draghi ministro dell' economia ? Quel rombo che senti, caro Renzo, non è il tuono che arriva, è la risata generale che viene spontanea.

25/1/2021 - 13:22

AUTORE:
Bruno della Baldinacca

Non ci hai capito niente vero?
Il governo in mano alle destre c'era già prima dell'agosto 2019 o no?
Ti ricordo che quando Matteo Salvini riuscì (almeno sulla carta) a fagogitare più di metà grillini e quindi i grillini più furbettini comiciarono a traslocare in quella Lega che non era più Lega Nord e quindi per le destre glillesche che stazionavano li per caso (Grillo ha sempre sostenuto che i suoi grillini non erano ne di destra ne di sinistra).
Ma dico io; se il partito di Berlusconi che era al 38% ed ora è al 6% e il PD dal 25 al 19% ed i "grilli" che erano al 25% e alle politiche andarono al 31% da dove han preso i voti; dai cittadini tedeschi o svizzeri che erano in ferie nei nostri alberghi, nelle loro seconde case site in Italia?
Riepilogando: Matteo Salvini dopo un mojto di troppo chiede gli siano dati pieni poteri e per arrivare li che fa?
Chiede sostegno per nuove elezioni!
E chi se non Zingaretti è d'accordo; si è d'accordo! con due/tre scopi:
1° con nuove elezioni fa lui la lista dei candidati e quindi elimina tutti i renziani del PD non candidandoli.
2* si mette in lista pure lui per entrare a far parte del Parlamento.
3° perdere le elezioni sicuramente, ma divenire nel frattempo capo del più grande partito di opposizione come ai tempi del PCI e così per 50 anni non gli correva l'obbligo di far le leggi, governare perchè ci avrebbero pensato le nuove destre come al tempi della DC.

Se ancora non ti è chiaro, ti faccio un ripassino del già detto a mano fra la nostra gente e scritto più di una volta qui sulla VdS.

Riparto dal detto: menomale che Renzi c'è e lo motivo!

Il segretario PD (reggente) Martina Maurizio disse uscendo dal colloquio con il Presidente della Camera Roberto Fico che le trattative di un accordo di governo PD/5* era a buon punto e fu stoppato dal Senatore Matteo Renzi in una trasmissione TV, a che tempo che fa da Fazio; sostenendo giustamente che Maurizio Martina esulava dalle direttive della Direzione Nazionale PD che così diceva il loro documento approvato a larghissima maggioranza: No ad un governo con le destre, No ad un governo con la 5*.
...dice; ma poi è stato lui il maggior artefice del governo PD-LeU-5* si! con la differenza che i grillini vistosi dimezzati in % almeno sulla carta poi dettero 9 (nove) ministri ai loro alleati PD/LeU.
Se "fra Martina" faceva un governo subito con la 5* gongolante del loro 31% ed il "partito di Bibbiano" di quel tempo che a causa la scissione ebbe un tracollo elettorale, quanti ministri racimolava il Martina?
1 (uno) e mezzo! Franceschi alla cultura e il Martina Maurizio vice ministro dell'agricoltura e bocchise!

Al momento delle trattative del governo attuale, il capo politico della 5* stelle disse di si al partito che non era più il partito di Bibbiano per grazia ricevuta, ma, un ma c'è sempre.

Luigino di Maio disse di si a quell'accordo di governo con una clausola molto forte mei confronti di chi lo aveva salvato dal ritornare a vendere le gazzose allo stadio Diego Armando Maradona ex San Paolo.

1° Matteo Renzi non doveva essere ministro "da punte parte nel suo governo".
2° Il senatore semplice Matteo Renzi NON doveva essere capodelegazione di quel governo e l'abiura è valsa anche dopo che l'alleanza è passata da tre a quattro partiti e quindi i capi delegazione secondo Gigino di Maio dovevano essere sia alla Camera che al Senato senza il seg. del loro partito; in questo caso di Italia Viva

3°Conte due fu imposto da Gigino, Renzi indicò Carlo Cottarelli visto che anche Sergio Mattarella lo incaricò di sondare fra le forze politiche del dopo voto.
Il tutto per non incontrare de visus "uno" con l'intelligenza di Pitagora, Stallone, Benigni, Fermi...
...altrimenti mistr congiuntivo faceva figure barbine come quando disse al Conte Giuseppe che voleva colorare lui le regioni giallo-verde-rosse e l'avvocato del popolo gli disse: ste' bono, te un sai nemmen 'ndov'è la Basilicata.

A eventuali nuove elezioni politiche ci si andrà come sempre dopo che il PdR sentiti partiti, non sono in grado di formare altra maggioranza.
Ora a mio avviso e non solo, siamo a questo punto perché il Conte, dopo aver presieduto un governo verde/giallo-rosso/giallo si è dimostrato non capace di formare un governo scureggiallo anche racimolando 'nquà en là i fuoriusciti dai partiti, i battitori liberi che votano "in sta in che la batte" come Casini et Tabacci-Lonardo etc.

Ipotesi a breve: il governo non ha maggioranza alla prima importante votazione per la giustizia.
Il Conte si dimette, ma i grillini non voterebbero mai un PdC non dipendente da loro e quindi?

Suggerimento breve: Una nuova maggioranza c'è!
Incarico a Roberto Fico, già terza carica dello stato e grillino dokke.
Cosi il Mario Draghi se "loro" non lo vogliono a capo del nuovo governo "noi" lo vorremmo prima di subito al posto di Gualtieri che di soldi se ne intende meno della mì zì isolina che diceva: lassa sta e sordi; se te mi dai un pollo, io ti do un conigliolo e via.

Piesse; poi ci sarebbe anche i prof. Carlo Cottarelli in pole, vedi-



https://youtu.be/cxSqOkJPQzg

25/1/2021 - 9:56

AUTORE:
Renzo

Allora era questo l'obbiettivo di Renzi, non salvare il paese ma far fuori Conte, anche a costo di dover andare a nuove elezioni e consegnare in mano il governo alla destra!
Non c'è male in questo grave momento di difficoltà economica e sociale.