Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Un articolo in cui risulta chiaro:
1) l'opzione di governo preferita dal direttore;
2) finalmente uno dei migliori giornalisti e direttori che parla di geopolitica per l'Italia, indicando il Mediterraneo come l'altra area strategica, oltre l'Europa, da cui il nostro paese ed il nuovo governo devono partire.
LA REPUBBLICA
Editoriale
Un premier europeo per l’Italia
31 GENNAIO 2021
DI MAURIZIO MOLINARI
Con la decisione del Quirinale di affidare a Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, la missione esplorativa per la formazione del nuovo governo è iniziato il tentativo di trasformare la debole maggioranza del Conte bis in un forte accordo politico per affrontare la combinazione senza precedenti di sfide strategiche che incombono sul nostro Paese: difesa della popolazione dal Covid-19, Recovery Plan per la ricostruzione economica, protezione dai cambiamenti climatici e tutela della sicurezza nazionale in un Mediterraneo teatro della seconda Guerra Fredda. Queste emergenze sono di entità tale da richiedere la difesa urgente degli interessi nazionali, affidandola alle migliori risorse politiche a disposizione, sostenute dalla più ampia, solida e consapevole maggioranza.
Il punto di partenza è l'inizio della crisi: il Conte bis che aveva debuttato con successo riportando l'Italia nel campo europeista, archiviando il precedente governo populista-sovranista guidato dallo stesso premier, e che era riuscito a far resistere il Paese in maniera efficace davanti all'attacco a sorpresa della pandemia di Wuhan, è entrato in affanno al momento di gestire la ricostruzione economica e dopo l'approvazione del Recovery Fund dell'Unione Europea ha evidenziato carenze - di governance ed esecuzione - nella realizzazione del proprio piano nazionale. Dunque l'attuale crisi è l'occasione per sanare tali debolezze. Ovvero, serve un governo determinato a cogliere l'occasione del Recovery Fund per realizzare le riforme strutturali dell'economia che tardano da decenni e serve una maggioranza parlamentare a tal punto larga e coesa da poter approvare in tempi stretti le leggi di emergenza per poterci consentire di eseguire il piano di ricostruzione senza restare impigliati nella burocrazia come negli interessi particolari. "L'europeismo" che il Quirinale indica come identità e obiettivo del nuovo governo non è la semplice adesione ai principi dei Trattati di Roma del 1957 o il mero rigetto di populismo e sovranismo che minacciano la democrazia rappresentativa. Queste sono le premesse. L'imperativo europeo oggi è saper essere protagonisti della ricostruzione dell'Europa devastata dalla pandemia ovvero essere consapevoli dell'urgenza di riforme nazionali capaci di aggredire gli ostacoli: corruzione, nepotismo, incompetenza, privilegi, burocrazia e carenza di crescita. Il premier che serve al Paese deve dunque essere davvero europeo: avere volontà personale e forza politica per affrontare tale agenda, altrimenti rischierà di finire nella stessa palude che ha ingoiato il Conte bis.
Poiché le consultazioni iniziate da Fico vedono una possibile convergenza sulla redazione di un contratto di governo per la fine della legislatura questa può essere l'occasione per affermare con chiarezza il bisogno di riforme "europee" impellenti perché si legano alla necessità di proteggere il ceto medio - la grande maggioranza della popolazione - da minacce senza precedenti, espressione del nuovo secolo. Anzitutto la pandemia perché obbliga non solo a difendere la popolazione dalle nuove ondate del virus ed a garantire a tutti il vaccino ma a ripensare l'intero sistema sanitario nazionale, rivedendone caratteristiche e strategia per migliorare la tutela di ogni singolo cittadino sul territorio, ricorrere alle nuove tecnologie e investire nell'istruzione delle nuove generazioni. In secondo luogo i cambiamenti climatici perché non obbligano solo a ridurre le emissioni nocive come stabilito dalla "Agenda Verde" della Commissione Ue ma anche a ripensare le politiche dei territori, la distribuzione della popolazione sulle zone più a rischio e gli investimenti necessari per conoscere meglio una natura che cambia a ritmi veloci. E infine, ma non per importanza, la risposta da dare alle diseguaglianze con nuovi leggi su lavoro, riqualificazione, smart working, diritti digitali e parità di genere al fine di impedire l'espulsione o l'emarginazione dal mondo della produttività di milioni di individui di ogni età.
Non si tratta di argomenti accademici ma di urgenze impellenti come le prime mosse dell'amministrazione Biden - proprio su pandemia, clima e lavoro - hanno evidenziato. Avere a Washington un presidente determinato ad aggredire l'agenda del XXI secolo ed a Bruxelles una presidente della Commissione Ue che ha già iniziato a farlo significa vivere in un Occidente che sta ridefinendo a tambur battente le sue priorità: possiamo esserne parte oppure restarne ai margini. Dipende da noi e dal governo che avremo perché quando la Storia accelera è spietata e non fa sconti.
Come se non bastasse il nostro Paese è diventato il ventre molle di un Mediterraneo scenario delle nuove sfide strategiche: dal duello globale Usa-Cina alle mire russe sul mondo arabo, dalla rivalità energetica-regionale Macron-Erdogan ai gruppi jihadisti che si riorganizzano nel Sahel minacciando la nostra sicurezza. Basta leggere le ultime relazioni del Copasir - il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica - per rendersi conto di quante a quali aggressioni sono in corso ai danni della nostra sicurezza nazionale: dal fronte cyber ai confini marittimi, dai cieli europei alle sabbie della Libia, dai laboratori sanitari ai mercati finanziari fino alle commesse per Paesi terzi.
La nostra sicurezza nazionale è letteralmente assediata dagli interessi di grandi e medie potenze che tentano di sfruttare le nostre debolezze per rafforzarsi in uno scenario internazionale dove la nuova regola è la competizione serrata per accaparrarsi risorse di ogni tipo. Trovarsi nel bel mezzo del Mediterraneo può significare più carte da giocare, se il governo è forte, ma anche più pericoli da temere, se il Paese è fragile.
Insomma, l'Italia è diventata una terra di frontiera e dunque l'attuale crisi non può essere considerata semplicemente una delle tante - troppe - che hanno costellato la Storia repubblicana: partiti e leader che ne sono protagonisti, nella maggioranza o all'opposizione, sono chiamati ad agire in fretta facendo prevalere la responsabilità di difendere gli interessi nazionali sulle miopi rivalità fra le opposte fazioni, politiche e non.