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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
By Alessandro De Angelis
Il contrordine compagni di Nicola Zingaretti

26/2/2021 - 23:07

Il contrordine compagni di Nicola Zingaretti
Conte, M5S, donne e proporzionale: Zingaretti cambia linea con disinvoltura. Forse avevamo capito male


Alla fine del discorso, neanche tanto breve, viene in mente la celebre vignetta di Guareschi, un grande classico: ci sono quelli, con la falce e martello al braccio, che stanno “infornando” dei poveri malcapitati; arriva un dirigente del Partito in motocicletta e li ferma: “Avete capito male: “informate”, non “infornate”. Contrordine compagni. Evidentemente avevamo capito male.
È questo aggiustamento di linea, come se ciò che è accaduto fin qui fosse un equivoco lessicale, il senso della relazione di Zingaretti alla direzione del Pd, in verità, come spesso accade, già anticipata dal principale influencer dell’attuale gruppo dirigente Goffredo Bettini. Che, in un intervento sul Riformista, ha spiegato che l’alleanza con i Cinque stelle non era “strategica e strutturale”. E che il famoso intergruppo al Senato, lodato da tutto il gruppo dirigente del Pd, era stata un’iniziativa solitaria del capogruppo Marcucci, peraltro da sempre il più freddo sul punto.
E allora, tornando al discorso: Conte, il perno di equilibrio imprescindibile, l’incubatore della nuova strategia, definito, in un momento di euforia “il punto di riferimento dei progressisti europei”, resta pressoché innominato, anche perché, nel frattempo, si è capito che andrà a fare il capo dei Cinque stelle.

E ancora: lo scetticismo su Draghi, prospettiva palesemente avversata, fino al punto da chiedere un nuovo mandato a Conte proprio mentre Fico stava salendo al Quirinale per dichiarare fallita l’esplorazione? Non c’è mai stato, neanche quando si diceva che “l’unica alternativa” era il “voto”, anzi, sostiene il segretario in direzione, “la bussola del Pd è sempre stata quella di assecondare l’appello del capo dello Stato teso ad evitare elezioni”. Un equivoco anche questo.
E ancora: la legge elettorale proporzionale, richiesta imprescindibile prima, durante e dopo la verifica, quando si parlava più di legge elettorale che di pandemia? Scomparsa pure quella, anzi, viene spiegato, l’ambizione del Pd è la sua “vocazione maggioritaria” che, nonostante la flessibilità delle parole, evidentemente è inconciliabile con il sistema della Prima Repubblica. E ancora: i decreti Salvini, approvati da questo Parlamento e sempre da questo Parlamento modificati “grazie all’intelligenza politica del Pd”?

Un faticoso successo, vero, peccato che, nell’elenco dei sottosegretari al Viminale ricompare Nicola Molteni, il fedelissimo di Salvini che quei decreti li aveva firmati e scompare Matteo Mauri, il sottosegretario del Pd che aveva contribuito ad abrogarli.
E poi le donne, l’altra metà del cielo democratico, perché il Pd è per la parità, a livello planetario e globale, lotta e “combatte” per i loro diritti e per la loro rappresentanza, chiede un Recovery rosa, e fornisce un’agenda a riguardo. È così femminista che non si capisce come si sia potuta verificare una “ferita” così profonda come l’esclusione dalla lista dei ministri. Usa proprio questa parola, il segretario, “ferita” perché riguarda una questione fondativa, senza che alla fine venga spiegato come sia stato possibile, cosa sia avvenuto, come mai il partito abbia solo preso atto della decisione delle correnti, senza che questo chiami in causa chi è chiamato a dirigerlo.
Facciamola breve. Il segretario è in difficoltà, perché il fallimento dell’ipotesi politica coltivata in questi due anni non è indolore. Ed è chiaro che l’aggiustamento di linea corrisponde alla necessità di tener conto delle critiche, dell’opposizione interna, della rivolta degli amministratori che hanno chiesto di parlare del ruolo nella società del Pd, prima ancora della difesa dogmatica di uno schema di alleanze. Così come il pedante elenco di tutte le riunioni svolte – le quattro direzioni, le quattro riunioni del comitato politico, quelle con i capigruppo, con i segretari regionali, eccetera eccetera – conclusesi con un voto unanime rappresenta un modo per ricordare a tutti una “corresponsabilità” nelle scelte, e dunque nella sconfitta.
Resta il tema della “linea” che, condivisa o meno, è andata a farsi benedire. E cambiata con la stessa disinvoltura con cui si passò, ai tempi, dal “mai con i Cinque stelle” al governo con loro.

Per poi diventare “mai senza”, fino al quasi collasso del sistema politico, non compresa in tempo. Ora si racconta un’altra storia: l’alleanza c’è, forse, ma non è strutturale.

Con un po’ di ritardo, è arrivato il motociclista, a spiegare l’equivoco semantico. 






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