Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
100.000 Morti non bastano a responsabilizzarci?
E' passato un anno dall'inizio della pandemia del coronavirus, ed in Italia abbiamo superato i 100.000 morti, registrando ogni giorno decine di migliaia di positivi e centinaia di morti.
Il dramma di questi dati non sono solo numeri, ma reali tragedie di centinaia di migliaia di famiglie, sia per le preoccupazione o perdite di propri cari e sia per i gravi disastri economici che hanno determinato perdita di lavoro e fallimenti aziendali, portando sotto il livello di povertà non pochi cittadini.
Ma per molte persone, ancora oggi, dopo un anno di questo virus, che ha causato una vera e propria catastrofe nel nostro Paese, sembra non esistere il problema, ed ovunque si registrano comportamenti disinvolti, superficiali ed irresponsabili, fuori dalle regole di base dell'uso della mascherina e dei distanziamenti, causando un pericolo ed una minaccia collettiva che penalizza l'intera Nazione con la determinazione di zone rosse ed arancioni, con immediate conseguenze sulla libertà dei movimenti e sulla chiusura delle attività commerciali.
Non potendo quindi contare sul serio senso di responsabilità collettivo, l'unica speranza sembra risiedere solo nei vaccini, che però per diverse ragioni vengono distribuiti con estrema lentezza e varie difficoltà di approvvigionamento nazionale.
Alcune persone vivono la preghiera come una sorta di ultima spiaggia, e questa mia opera intitolata “La Preghiera di Agata”, realizzata a sanguigna e seppia acquerellate, è dedicata con rispetto a chi si affida alla preghiera con l'ultimo filo di speranza affinchè un proprio caro colpito dal virus riesca a salvarsi e si possa presto tornare ad una vita normale, recuperando quei rapporti di contatto umano che ormai da troppo tempo non riscaldano più la nostra esistenza quotidiana.