Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
In questi giorni il nostro Dante ha avuto una bella esposizione mediatica col Dantedì.
Finalmente anche in Italia abbiamo fissato e trovato una data non solo commemorativa sul nostro Grande Poeta.
Altrove, Shakespeare, Cervantes, Goethe ne avevano già una da anni e questo non può far che piacere a noi italiani.
Un solo dettaglio, comunque poco importante, perché la Comedia in fondo è pura opera poetica, ma fissare l’inizio del Poema, come spesso ci e’ stato detto in questi giorni, proprio al 25 marzo non e’ corretto.
Per colpa di un diavolaccio, Malacoda:
“Ier, piu’ oltre cinqu’ore che quest’otta
milledugento con sessantasei
anni compie’ che qui la via fu rotta.”
(Inf. XXI, 112-114)
Questo diavolo, inganna Virgilio (ahi quanto la Ragione sia facile da ingannare!) ed oltre a fornirgli una indicazione sbagliata, gli fa questa affermazione.
E cioè che “ieri più cinque ore”, di 1266 anni fa, accadde un evento: La Crocifissione e la conseguente discesa agli Inferi di Cristo.
Ed era un Venerdì.
Da qui si sono scatenate due ipotesi irrisolte: la prima che Dante si riferisca in questo passo ovviamente al 25 marzo, data che nel medio evo era per consuetudine il giorno della Crocifissione (ma non solo, anche del Concepimento di Cristo, infatti i calendari medievali compreso quello pisano iniziano da questa data, e per di più era anche uno dei giorni della Creazione) e che l’altra ipotesi invece si riferisca invece all’8 aprile, giorno in cui inizio’ la settimana santa nell’anno 1300, anno in cui Dante appunto “finge” di scrivere la Comedia.
Considerando anche il fatto che in altri due passi, uno in Inferno e uno in Purgatorio, Dante ci dice chiaramente che quando si trovo’ nella “selva” era luna piena e per inciso nell’anno 1300, l’evento si verificò il 5 aprile.
E senza tener inoltre presenti tutte le altre catalogazioni astronomiche (meglio dire astrologiche) in cui Dante si sofferma durante i 100 canti, che ci fanno l’occhiolino ad altre datazioni ancora (ricordiamoci anche che gli astri nel medio evo erano “fuori fase” rispetto a un reale conteggio col calendario per via dell’errore dovuto alla precessione degli equinozi, che fu corretto solo nel 1582 da Papa Gregorio XIII).
Un pourpurri’ quindi.
Forse è’ meglio evitare di affrontare la Poesia, (parlo anche per me) con compasso e righello.
Accidenti, a Malacoda!