Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
“Quattro aprilante quaranta dì durante”
Sono finiti i proverbi sul tempo, la natura, la paura o la gioia, ora si parla come automa-socialmediadipendenti, senza un pizzico di fantasia (che poi tanta fantasia non è).
Un vecchio proverbio diceva: “O alta o bassa, la merla grassa fa il nido a pasqua”.
Non voglio far lezione, ma credo che pochi si accorgeranno del sottile gioco di parole e dell'andamento che ha la Natura.
Che cosa significa e a cosa si riferisce alta o bassa? alla festività?
Certo che sì, ma quanti sanno che i merli fanno due specie di nidificazioni: una in alto fra i rovi, siepi, arbusti che hanno messo le prime foglie, e un'altra addirittura nei cigli erbosi dei fossi, quasi raso terra?
Chi sarà allora "alta o bassa"?
La Santa Pasqua o la Grassa Merla?
La prima luna nuova di primavera faceva scattare nella liturgia ecclesiastica il conto alla rovescia per celebrare la Pasqua di Resurrezione e così per la merla che con il risveglio della natura si era fatta grassa pallata per far fronte alle fatiche della costruzione del nido e della cova, mentre il maschio fischiava sempre più forte e melodiosamente sin dalle prime luci dell'alba e fino all'ultimo chiarore del tramonto.
Già si sentiva il "Cuùcuùmio" della civetta che marcava il territorio al calare della sera, per non avere intrusi nelle cacce al topo di campo e ancora nell'aria il merlo faceva risuonare quel gorgheggio di festa e d'amore.
Al mattino, prima che i passeri uscissero da sotto il caldo delle tegole dei tetti, molto prima che i cardellini e i raperini lasciassero il fitto, sicuro e buio ricovero fra i rami dei cipressi che marcavano i confini dei campi della campagna, il merlo già da tempo ricominciava a far gonfiare i muscoli del collo per chiamare e convincere la compagna, interrompendosi solo per scovare qualche vermetto razzolando come una gallina o nello spostamento fra albero e albero alla vista di qualche passante.
La natura aveva spinto i merli sempre più nel folto dei roveti e delle siepi rivierasche, per nascondere il nido alla vista dell'uomo o dei rapaci che potevano predare uova o nidiacei, ma di primavera, quando ancora i falchi e le cornacchie non cercavano prede in più per il fabbisogno dei loro piccoli, quando nessun'altro animale era impegnato alla prima caccia, allora la merla si sbizzarriva nella scelta del luogo della cova, in luoghi strani, perfino nel ciglio delle fosse.
Alla prima succedeva in maggio-giugno una seconda covata, fatta questa volta a regola d'arte, ma i primi nati fischiavano meglio ed erano più adatti alla vita in cattività.
Da quando gli scoli fra i campi vengono puliti continuamente da macchine agricole veloci ma distruttive, le merle grasse hanno abbandonato quell'usanza e con l'agricoltura moderna, insieme ai prelibati ranocchi, alle colorate salamandre, alle resistenti anguille, si è estinta anche la razza dei : "merli terragnoli".