none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
"Dante, una terzina per volta"
di Stefano Benedetti
GRAZIE, GIOVANNI BOCCACCIO!

21/4/2021 - 12:24



ma qui tacer nol posso; e per le note 
di questa comedìa, lettor, ti giuro, 
s'elle non sien di lunga grazia vòte

(Inf. XVI, 127-129)

Alla fine del Canto XVI dell'Inferno Dante battezza, scolpisce il nome, intesta la sua Opera; la chiama Comedìa (come in greco, con una “m” sola) con l’accento sulla “i”, Comedìa, appunto.

E mentre la nomina, si rivolge in maniera diretta al suo lettore, quasi calorosamente guardandolo negli occhi e lo farà spesso, anche in altri episodi. 


Ma chi è il vero "lettore" di Dante a cui lui si rivolge?
Dante con la Comedìa si sposiziona dal suo precedente lettore tipo che è intellettuale, colto e aristocratico andando verso un pubblico che oggi a pieno titolo potremmo definire borghese, in quanto non sa affatto leggere il latino ma il volgare e basta e fa una professione diversa dall’intellettuale puro, magari fa il politico o il cavaliere o il mercante, un pubblico popolare, diciamo.

Ma la Divina è anche molto di più e specialmente l’Inferno è una storia da raccontare al popolo, a quel popolo che non sa leggere e né scrivere (e non lo saprà fare ancora per secoli) e che quindi sarà fuori da quella che può essere la fruizione e la comprensione di un opera d'arte.

Ma la Nostra è adatta anche per essere raccontata a voce, per essere imparata a memoria o magari cantata (non a caso i tre libri si chiamano Cantiche e i capitoli, Canti) come facevano i cantastorie di una volta e uno di questi fu appunto il Boccaccio che iniziò a leggerne un Canto al giorno a Firenze ma che pare però si fermasse al Canto XVI (proprio quello riportato qui all'inizio) per addotti motivi di salute anche se forse la verità fu che gli fu rinfacciato (dagli intellettuali come lui) di sprecare fiato per un popolo troppo ignorante e grezzo che non si meritava niente.

 

Boccaccio fu uno dei primi grandi estimatori e commentatori della Commedia e tra gli altri ha anche il merito proprio lui stesso di aver coniato l’aggettivo "Divina", aggettivo che a Dante non passò minimamente per la testa e che dalla metà del ‘500 diventerà parte integrante del titolo dell’Opera.

Ma Boccaccio, che vive la generazione successiva a quella di Dante (aveva 8 anni quando il Sommo morì), ha avuto anche altri meriti nei confronti di Dante, tra cui quello di collocare fisicamente vissuta in carne ed ossa la nostra Beatrice inventandone a posteriori generalità e vita reale allo scopo di togliere definitivamente dubbi (e gli occhi della chiesa inquisitrice) da una donna mai esistita che rappresentava qualcos’altro per Dante, per togliere anche ogni sguardo cupo dalla non ortodossia dell'Opera sempre in odore perenne di scomunica. 


Potremmo concludere dicendo che l’opera di Dante è talmente enorme e immensa che nasce e muore col suo Autore.

Con Boccaccio, qualche anno dopo, inizia la sua seconda esistenza, quella che viviamo noi, quella tutt’ora in corso.
Grazie Boccaccio!

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri