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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
Nulla obbligò a buttar giu il Conte 2, se non la .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Emiliano Rubbi
L'ennesima opinione non richiesta

30/4/2021 - 12:43

L'ennesima opinione non richiesta

Fino a qualche anno fa, nessuno aveva mai sentito nominare la parola “resilienza”, tranne gli ingegneri, gli psicologi e i biologi.
Mi ricordo perfettamente che, quando mi capitò di leggerla per la prima volta, pensai che si trattasse di un errore di battitura.
Poi, notando che un sacco di gente molto chic iniziava a usarla in diversi contesti, immaginai che, forse, doveva essere un modo nuovo per dire “resistenza”.
E invece no.
Era un modo nuovo per dire “mi adatto in maniera positiva”, o anche “mi piego ma non mi spezzo”, a seconda dei casi, ma molto meno rozzo e terra terra.
Che poi il “mi piego ma non mi spezzo” fa pure un po’ fascio (però al contrario, come tutte le cose dei fasci), mentre la parola “resilienza” la usavano quelle con i maglioncini a tinta unita e quelli con la giacca a costine di velluto con le toppe sui gomiti.
Era ovvio che non potessero essere la stessa cosa.
Da lì, iniziarono presto a spuntare i profili social di quelli che usavano come nickname “Alessandra Resiliente” o “Gianni Resiliente” e le pubblicazioni di sinistra presero a buttare lì il termine “resilienza” a casaccio all’interno degli articoli.
Così, de botto, senza senso.
Non so perché, ma improvvisamente qualcuno molto influente doveva aver deciso che ‘sta parola era proprio un sacco fica.
E io che avevo campato la maggior parte della mia esistenza senza conoscerla.
Assurdo.
Come avevo fatto, Dio? Come?
In effetti, a pensarci bene, credo che in tutta la mia vita io non abbia mai avuto bisogno di usare un concetto come quello di “resilienza”.
Non sono uno psicologo, non studio biologia e a malapena ricordo la differenza tra le materie termoplastiche e quelle termoindurenti che avevo studiato alle medie, quindi boh, dove avrei dovuto definire qualcosa “resiliente”?
Ma il mondo, nel frattempo, andava avanti e scopriva questo nuovo magnifico termine, e con esso il mirabolante concetto che porta con sé: si resiste e ci si adatta.
Vallo a spiegare con un altro termine.
“Spirito di adattamento”? Tzè. Troppo sempliciotto.
Vuoi mettere con “RESILIENZA”, che è molto più sfumato, ricco, colto, raffinato?
Senti come scivola elegante quella “L”?
ResiLienza.
Magnifico.
Come facevamo a comunicare tra noi esseri umani, prima? Boh.
Per questo sono felicissimo che il nostro illuminato governo dei migliori abbia varato il “piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Poteva essere solo un piano “di ripresa”?
Certo che no.
Noi siamo resilienti, perché ci adattiamo.
E se la nostra attività chiude, perché magari non viene aiutata, noi faremo altro, da bravi resilienti.
Quello significa.
Non significa solo “resistere”, come pensavo io quando ero ancora un maledetto ignorante, significa anche “adattarsi in maniera positiva”.
La tua attività non viene aiutata perché viene ritenuta “non meritevole” ad insindacabile giudizio del governo?
Che vuoi fare? Resistere?
No, caxxo, allora non hai capito niente.
Non devi resistere, cosa caxxo resisti? Devi adattarti.
Felicemente.
Fai altro, e fallo con un bel sorrisone, che la vita è bella.
Devi essere RESILIENTE, caxxo.
Studia le parole.
“La parole sono importanti”, diceva uno.








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