Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Si...buon 1° Maggio...ma con un pensiero anche a chi il lavoro non ce l'ha.
Oggi è il 1° Maggio, storico giorno della Festa dei Lavoratori, istituita in Italia nel 1890 e celebrata in molte nazioni del mondo.
Oltre al primario profondo significato di ricordo delle lotte per i diritti dei lavoratori, la festa, essendo celebrata in pieno periodo primaverile, da sempre viene tradizionalmente festeggiata anche con gite in luoghi naturali ed abbinata a festosi pranzi e pic-nic all'aperto. Tutto molto giusto e bello, ma in questo giorno, e specialmente dopo questo ultimo anno caratterizzato dal dramma mondiale della pandemia covid, che non solo ha causato più di 3 milioni di morti a livello internazionale, ma ha causato anche il fallimento e la chiusura di migliaia di attività commerciali ed aziende di varia tipologia, mi viene spontaneo pensare con grande tristezza e preoccupazione ai tantissimi nuovi disoccupati, che nel giro di pochi mesi si sono ritrovati a perdere il lavoro e la casa ed a vivere in disgrazia per la strada in una condizione di miseria assoluta.
Proprio oggi, quindi, pur essendo stato uno che ha vissuto in prima linea le battaglie e le lotte politiche per i diritti dei lavoratori, condivido questa mia opera a penna (eseguita forzatamente con la mano sinistra durante il periodo in cui avevo una frattura multipla e scomposta al polso destro) che rappresenta un nuovo disoccupato che vive per la strada ancora con il vestito che aveva per andare in ufficio, dedicandolo ai tanti nostri fratelli senza un lavoro, ai quali và il mio pensiero solidale, con la speranza che presto ci siano le condizioni per ritornare alla normalità ed al recupero di un lavoro capace di donare loro sostentamento economico, dignità e sicurezza futura.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa