Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
“MI VERGOGNO DEL P.D.”
La frase pronunciata dal dimissionario Nicola Zingaretti è di quelle che entrano di diritto nella storia politica italiana.
Una frase che è la perfetta sintesi di un partito in cerca di identità, idee e strategia.
Dico questo perché il P.D., entrato come P.D.S., dopo il crollo del Comunismo, nella grande famiglia socialista europea (grazie a Bettino Craxi) vive un’evidente e insolubile contraddizione della sua classe dirigente, la quale gioca fuori ruolo, con una fascia da capitano in una squadra che non è la sua e Vi spiego il perché.
Iniziamo da Letta e Franceschini, segretari dei giovani democristiani italiani ed europei, formatesi politicamente grazie ai Leaders della D.C., alle loro politiche e ai loro metodi; non possiamo quindi considerarli gli eredi e i custodi del pensiero di Turati, Saragat e Pertini.
Proseguiamo con Prodi, Gentiloni, Bindi ecc. che sono tutto fuorché gli interpreti di quella tradizione laica della social democrazia scandinava, venata di Protestantesimo con punte Calviniste e non certo dalle secolari e ramificate radici Cattolico latine.
Per non parlare di Renzi e del suo mondo (abolizione dell’Art. 18) estranei sia alla lezione gramsciana sia a quella laburista.
E’ evidente che i nipotini di Donat Cattin non hanno rottamato la vecchia classe dirigente del P.C.I. ma un secolo di lotte sindacali, conquiste di un’ideologia politica, di battaglie per i diritti civili e di grandi sacrifici.
Politicamente siamo di fronte ad una corrente D.C., quella di sinistra, passata inspiegabilmente indenne da Mani Pulite che si è impossessata ed ha espropriato un partito per mantenere intatto il potere conquistato nella Prima Repubblica.
Potere acquisito grazie al proliferare delle partecipazioni statali, spesso carrozzoni inutili, costosi ed inefficienti.
Ma grazie soprattutto ad un clientelismo scientifico dagli infiniti tentacoli negli innumerevoli enti statali e parastatali.
Vorrei ricordare che è stata la sinistra D.C. quando guidò il Paese a cavallo tra gli anni ‘80 e ’90 (Governi Goria e De Mita) a sfondare con il debito pubblico il 101% del PIL, portando il Paese alla bancarotta.
Tutto è accaduto perché crollati gli ideali ed i valori di riferimento, è rimasto il potere per il potere con le sue lotte intestine, le sue correnti ed i suoi capi bastone da far sedere o nominare incomode poltrone o enti statali.
Ecco quello di cui si vergogna Zingaretti che ha compreso benissimo che il P.D., così facendo, non è la cura ma la malattia per l’Italia.