Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
L’umbilicus rupestris, chiamato “ombelico di Venere” per la forma delle sue foglie carnose e lisce con un piccolo incavo al centro, un ombelico quindi, e rupestris perché nasce solamente su rocce e crepe di vecchi muri, è stato preso sempre come simbolo di bellezza carnale e quindi nessun nome poteva essere più appropriato di Venere.
Il giocoso spirito italiano lo associa ad una storia che va dalla carne voluttuosa alla pietanza deliziosa e nasce la leggenda del tortellino e dell'ombelico di una donna:
Si racconta che, dopo aver passato la notte in una locanda dell’Emilia, Venere fu sorpresa completamente nuda dal proprietario che andò a svegliarla. L’uomo, ammaliato da tanta bellezza, tentò di riprodurne le fattezze, nello specifico dello splendido ombelico, con un fazzolettino di pasta. Nacque il “tortellino o turtlén”!
E, tanto per restare nel tema carnale sentite questa:
la pianticella è ermafrodita, sta mesi adagiata a pancia in su finché esplode in una sensualità che solo Venere poteva scatenare: nel centro della foglia, appena appena poco sotto, in questo magico mese d’amore, un “pollone” si alza ritto e duro portando il seme della rinascita.
Venere è sazia!
Direbbe un giapponese:
Centro d’amore
Nido e lussuria
Di pianta o donna o dea.