Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Nel cercare elementi storico-geografici sul Passo di Dante, in vista del 700° della morte, non ci si può non imbattere nel discorso di Villa Belvedere, la casa costruita sul Monte Castellare, che domina San Giuliano e a pochissima distanza dal Passo, da Sigismondo de Bosniaski ( in realtà il suo nome in polacco suonava come Zygmunt Grzymaly Bosniacki; non ce ne vorrete se continuiamo a chiamarlo con il suo nome toscano...), per cui la Villa è stata per molto tempo chiamata la Villa del Polacco. E caso vuole che nel 2021 ricorra il 100° anniversario della sua morte.
Per la verità, La Voce del Serchio ha già ricordato nell'ottobre del 2017 la Villa Bosnaski in un esauriente articolo, con foto della visita e brani e riferimenti tratti dalla fonte più autorevole, il libro "Sigismondo De Bosniaski" scritto dal cittadino ascianese Aldo Tratzi e pubblicato nel 1999.
Chi aveva letto allora l'articolo, ritroverà diversi passaggi ripetuti, soprattutto sulla Villa in se stessa, ma per offrire ai nuovi lettori un panorama completo ho pensato di ripeterli, approfondendo invece ulteriormente le notizie sull'uomo e scienziato Bosniaski.
Con la speranza che quest'anno o nel prossimo si possa organizzare qualcosa che possa ricordare un esimio personaggio che ha saputo dare lustro a San Giuliano.
Ma come ci era finito il figlio del Borgomastro di Krosno, vicino a Cracovia, non lontanissimo da Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II, a San Giuliano?
Sigismondo de Bosniaski nacque il 31 marzo 1837, da Giovanni e Francesca de Janiki. Il padre era appunto Borgomastro della città.
Finiti gli studi liceali a Cracovia, intorno ai 20 anni iniziò gli studi per diventare medico nella famosa Università Jagellonica, laureandosi nel 1862.
Come medico era un pò strano, in quanto fin da giovane preferì perseguire gli interessi per la la geologia e la paleontologia.
Insomma amava la storia che i fossili di animali e piante erano in grado di raccontare dopo milioni di anni.
Infatti il giovane Sigismondo era solito andare alla ricerca di fossili sui monti della sua regione, particolarmente ricca di tali formazioni.
E non tardarono i riconoscimenti, che lo portarono nel 1863 ad essere nominato membro della Società Zoologica e Botanica di Vienna.
Nomina che fu galeotta, direbbe Dante, in quanto conobbe, nell'occasione di un congresso a Vienna, la donna della sua vita, Elisa (o Elisabetta) di Rulikowski, che in realtà era sposata con il Conte Tuszoska, per cui i due amanti dovettero attendere una decina di anni prima di, con la morte del Conte, convolare a giuste nozze.
Non sappiamo nulla della vita amorosa della coppia in quegli anni, che non dovrebbe esser stata caratterizzata da una frequentazione molto attiva, vista la vita movimentata di Bosniaski, ma certamente profonda, per avere resistito alla lontananza e a lunghi anni.
Nel 1864 Sigismondo prese parte alla Guerra d’Indipendenza con il grado di ufficiale ma per poco tempo, a causa di una ferita subita in un’azione di guerra.
Nel 1865 De Bosniaski ebbe la direzione della stazione termale di Jvonicz, nel 1869 iniziò a studiare a Vienna i materiali della sua collezione Carpatica e dal 1870 divenne redattore di un periodico sempre a Jvonicz.
Dopo il 1870 De Bosniaski si affacciò finalmente Italia, accompagnato questa volta dalla sua compagna Elisa, in un momento storicamente effervescente per il nostro Paese.
Sigismondo provava un grande affetto per l'Italia, grazie allo spirito di indipendenza che accumunava il popolo italiano a quello polacco.
A Viareggio ebbe modo di conoscere il geologo padovano Giuseppe Meneghini, docente alla cattedra di mineralogia e geologia presso l’Università di Pisa, il quale essendo a conoscenza dell’esperienza termale di De Bosniaski, gli suggerì di trasferirsi nei dintorni di Pisa e precisamente a Bagni di San Giuliano, che da un centinaio di anni era divenuto Comune autonomo accorpando le frazioni della podesteria di Ripafratta, così da poter curare anche i postumi della ferita riportata in guerra.
D'altra parte nello stesso luogo, un certo Giuseppe Garibaldi aveva curato le sue ferite dopo l'Aspromonte.
E cominciò così la storia sangiulianese di De Bosniaski.
Nel 1873 Sigismondo ed Elisa decisero di acquistare un vasto appezzamento di terreno selvaggio e roccioso sul Monte Castellare nella zona compresa tra Asciano e Bagni di San Giuliano, consigliatogli da Serafino Antonini, un maestro muratore conosciuto nell'albergo di Viareggio dove avevano soggiornato, per costruire la casa dei loro sogni, con un panorama che nemmeno le grandi ville del Lungomonte potessero vantare.
Durante la realizzazione della villa, i due abitarono in una casa d'angolo fra Largo P. Shelley e via G.B. Niccolini così che De Bosniascki potesse seguire da vicino la realizzazione dell'abitazione, da lui progettata, che il maestro muratore Antonini gli stava costruendo.
Tra il 1875 e il 1880 De Bosniaski si appassionò ancora di più al suo interesse scientifico da sempre, la geologia, che stava acquisendo un grande importanza nel campo scientifico generale.
Nella seconda metà dell’Ottocento, infatti, furono costituiti autentici centri propulsori delle scienze della Terra nelle più importanti sedi Universitarie, tra le quali Pisa grazie alla figura di Meneghini.
Quest'ultimo fu davvero un grande personaggio, determinante anche per la fondazione di due importanti associazioni scientifiche italiane: la Società Toscana di Scienze Naturali e la Società Geologica Italiana. Proprio alla fondazione di quest’ultima, tenutasi a Bologna nel 1881, partecipò De Bosniaski, che fu anche socio della Società Toscana di Scienze Naturali fino al 1916.
Tra il 1878 e il 1880 furono pubblicate alcune comunicazioni scientifiche di De Bosniascki: Ricerche e Studi sui fossili degli schisti mioceni del Gabbro (1878), Nuove specie dei pesci fossili del Gabbro (1878), Carattere dell’ittiofauna e della stratigrafia dei piani a Congerie (1879), Cenni sopra l’ordinamento cronologico e la natura degli strati terziari superiori dei Monti Livornesi (1879), Nuove scoperte paleontologiche (1879), La formazione gassosa-solfifera e il secondo piano Mediterraneo in Italia (1879).
Da qui si può vedere come l'interesse di Bosniaski spaziasse su un ampia area del territorio toscano.
Nel 1881 Sigismondo ed Elisa si trasferirono nella villa appena terminata insieme alla dama di compagnia di Elisa, Aloisa de Magora Madan, contessa ucraina.
La villa prenderà il nome di Il Belvedere per il panorama che poteva essere ammirato dal Monte Castellare.
Ma la costruzione della Villa non fu cosa da poco.
De Bosniaski dovette affrontare due problemi che si presentavano complicati : portare la terra per riempire i terrapieni costruiti con terrazzamenti di pietrame e trovare la vitale acqua.
La terra venne portata con carri trainati da cavalli e asini e successivamente i circa cento operai che lavorarono per diversi anni alla villa, portarono la terra a spalle con le gerle, riempiendo così direttamente i terrazzamenti già predisposti.
Per l'acqua, invece, fu creata una rete di canali in laterizio che convogliavano l’acqua piovana in sette capienti cisterne scavate in parte nella roccia e in parte murate.
I coniugi trascorrevano il loro tempo nella villa indisturbati, ognuno curando le cose che più li attraeva: Elisa si occupava di letteratura, prosa e poesia, Sigismondo invece studiava, catalogava e collocava nelle stanze del seminterrato la sua collezione di fossili Carpatici arricchita da altri di provenienza italiana raccolti nel frattempo.
Dopo il 1881, essendo impegnato con i lavori nella villa Belvedere, furono pubblicati solamente tre scritti: Una pianta fossile del Verrucano del M. Pisano (1881), Flora fossile del Verrucano nel Monte Pisano (1890), Nuove osservazioni sulla flora fossile del M.Pisano (1894).
Nel 1885, in occasione del Congresso geologico tenutosi a Lucca, fu esposta nel Casino delle Terme di San Giuliano una notevole parte del materiale fossile paleontologico.
Nel frattempo era morto il Conte Tuszoska, marito di Elisa, e i due amanti si erano finalmente sposati: la cerimonia del matrimonio avvenne nell'Ambasciata austro-ungarica di Livorno, trasferita poi a Roma.
E aumentarono le attività imprenditoriali.
Nel 1888, grazie al grosso capitale ereditato dalla consorte dopo la morte del primo marito, De Bosniaski acquistò una villa a Viareggio che trasformò nel Gran Hotel Regina, un elegante e sfarzoso albergo all'inizio di viale Manin, a leggere i documenti dell'epoca, con la vista del porto-canale e del molo, venduto poi nel 1920 a Pietro Feroci.
Ma ormai stava sopraggiungendo la vecchiaia.
La Contessa Elisa si ammalò e i coniugi, insieme alla dama di compagnia Aloisa, decisero di trasferirsi nella casa a Bagni di San Giuliano dove avevano già alloggiato negli anni 1875/1880.
Il 22 giugno 1904 Elisa morì e fu seppellita nella cappella gentilizia, fatta costruire un po’ di tempo prima, nel Cimitero Suburbano di Pisa, dove successivamente troveranno posto anche le tombe di Sigismondo e Aloisa. Elisa lasciò tutta la sua eredità al marito Sigismondo.
De Bosniaski aveva ancora molti amici che andavano a trovarlo, ma accompagnato da una sempre maggiore tristezza. Nella casa c'era ancora Aloisa, ma si sentiva la mancanza di Elisa e ormai gli unici interessi erano quelli della fiorente azienda. Le uniche visite rimasero quelle del pievano Don Lorenzo Bandeschi e della famiglia Antonini, mentre non mancavano i contatti epistolari con ambienti polacchi, a cui concedeva notevoli elargizioni.
I momenti più sereni erano mentre ascoltava le musiche che salivano dal Kaffee Haus sopra le Terme durante le tiepide notti estive.
Nel 1914, De Bosniaski, essendo ormai anziano, malinconico e solo, vendette al Signor Federigo Bruguier la villa e l’azienda comprendente un vasto corpo di terreni in parte montuosi in parte oliveti, frutteti, vigne e altri fabbricati per uso colonico e agricolo, tinaio, coppaio e frantoio, per una somma totale di lire 70.000, che elargì a favore della causa Polacca.
Bruguier concesse l'usufrutto della Villa a Bosniaski ed Aloisa fino alla loro morte.
Ma, una volta venuta in loro possesso, i Bruguier abbandonarono presto la Villa, a causa della strada sconnessa e della mancanza di energia elettrica. Il vigneto, l'uliveto e gli alberi da frutta furono seguiti per un pò dalle famiglie del circondario. Poi anche loro abbandonarono la zona.
Nel 1920, Aloisa de Magora Madan, abbandonò la villa e andò a coabitare ad Asciano, presso la famiglia Antonini, dove rimase per nove anni fino alla morte avvenuta nel febbraio 1929.
Il 23 luglio 1921 alle ore 13.30, il Dottor Sigismondo de Bosniaski, all’età di 84 anni, passò a miglior vita, lasciando tutta la sua eredità a Serafino Antonini.
Per fortuna non si perse l'eredità scientifica di De Bosniaski.
Il 25 luglio 1932, il professore Giuseppe Stefanini sottopose al Magnifico Rettore dell'Università di Pisa la proposta di acquisto della ricca raccolta dei reperti archeologici esistenti nella villa, ereditati dai fratelli Antonini i quali erano disposti a cederli all'Università.
Il Rettore accolse la proposta e fu subito acquistata per 6500 lire la raccolta che attualmente si trova esposta nel Museo di Storia Naturale della Certosa di Calci.
Questa è la storia di un eminente cittadino di San Giuliano.
A buon titolo si aggiunge agli artisti, scrittori o scienziati che hanno vissuto nel nostro territorio e l'augurio è che si possa darne una informazione e divulgazione più puntuale.
Le foto sono di Lucarodriguez75, le panoramiche di G.P_