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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
MARO' - Un pioniere della caccia subacquea

19/5/2021 - 16:49

    La prima volta che incontrai Marò fu alla fine degli anni '60 nella sua casa posta nel centro storico di Pisa.

 

Abitazione resa famosa perché " è riconoscibile da lontano: estate e inverno, in terrazza ci sono mute di neoprene ad asciugare"  come riporta in quarta di copertina il suo libro " Le prede sportive del sub" edito da Nistri-Lischi nella collana 'Il Tagliamare' diretta da Mauro Mancini.

 

A presentarmi la famiglia Betti fu mio cognato Giulio Ghelardoni, suo amico e appassionato anch'esso di pesca subacquea.

Ad inizio anni '70 unitamente ad altri amici fondarono a Pisa la sezione della F.I.A.S.: Federazione Italiana delle attività subacquee, fondata dai subacquei, per i subacquei. 

Nella premessa del volume sopra citato Marò scrive di dedicare il libro a " ... coloro che vedono nella caccia subacquea una attività elevata al grado di sport impegnativo e selettivo, ai fini fisici e psicologici  e che, pertanto, rifuggono dall'uso di complesse apparecchiature ausiliarie per il raggiungimento di certi risultati e ripudiano la ' mattanza', che degrada l'uomo subacqueo ad efferato distruttore".


Quindi il termine da usare con Marò sarà sempre caccia e non quello più generico e meno qualificante di pesca.
Per sorridere alcuni amici gli descrivevano, con ironia, il pescatore a canna sugli scogli seduto sulla sdraio con in testa il berretto, dotato di crema protettiva da spalmare sul corpo, radiolina accesa, panino imbottito e boccia del vino in fresco,  in attesa del suono del campanello annunciante che un pesce aveva abboccato !

Questo per sottolineare la totale diversità con la pesca fatta da un sub che invece equivale ad una vera e propria caccia fatta con preparazione, capacità, sforzo e notevoli rischi fisici.


Rodolfo ebbe un carissimo amico che lo iniziò ad amare il mare e che lo ribattezzò Marò per una sua precedente esperienza di subacqueo svolta a bordo della nave "Pompeo Magno" durante il servizio militare.
L'amico si chiamava Gianfranco Nannicini, che scomparve dopo una tragica immersione presso l'Isola del Giglio nel vano tentativo di portare aiuto ad un altro compagno di battuta, Marco Tito Fortunati.

Ricordo anch'io quel terribile evento in quanto avevo frequentato, pochi anni prima, la Quinta classe elementare con il fratello minore di Tito.


Così Marò descrisse cosa fece quando seppe della tragedia:

" ...Fu un colpo terribile, ma dovevo reagire al più presto!

Corsi a Marina, indossai la muta e mi gettai nel freddo abbraccio liquido, mentre la maschera mi si riempiva di lacrime..."


Nel 1973 trascorremmo, insieme alle nostre famiglie e ad un bel gruppo di amici, una splendida vacanza all'Isola del Giglio.

C'era con noi anche il papà di Tommaso Novi, esperto subacqueo e purtroppo mancato prematuramente.
Io accompagnavo spesso mio cognato in mare lungo la costa ma, non avendo mai messo la testa sott'acqua, rimanevo sul gommone ad osservare e custodire il pesce arpionato.

Avevo anche uno stiletto strinto alla caviglia destra per colpirlo ancora se saltellava troppo rischiando di ricadere in acqua.

 

"Attento però a non colpire la pedana ed affondare !" mi gridava Giulio. Che momenti: divertimento e gioia per il pescato che poi sarebbe stato subito cucinato dalle nostre mogli.
Un giorno ebbi anche l'onore di accompagnare Rodolfo ad una battuta di caccia, vincendo la numerosa schiera di pretendenti alla sua corte. Ebbene, fu una esperienza unica e irripetibile vederlo scender in apnea e risalire ad intervalli regolari per riprendere fiato.

In breve tempo mi consegnò due grossi pesci che a me, inesperto, sembrarono comunque i...DENTICI. 
 Nel breve tragitto mi parlò della sua attività e l'insegnamento che più mi colpì e che ricordo tutt'oggi è quando mi disse: " il vero cacciatore è quello che sa quando è il momento di risalire anche se la preda è ad un passo".


Marò, da giornalista e manager della Mares, era presente alle varie Fiere internazionali come al Salone di Genova dove lo rividi varie volte.. Sempre disponibile e preparato dispensava informazioni e suggerimenti ed era apprezzato da tutti gli addetti ai lavori.
Nel 1992  fu colpito dalla terribile tragedia della morte del figlio Marco, pilota di una aereo della 46^ Aerobrigata in missione umanitaria nel cielo della Bosnia. 
Reagì con forza e con ferrea volontà adoperandosi per la ricerca dei responsabili del massacro.


Alla sua morte nel 2007 la rivista APNEA MAGAZINE così scrisse:

"Una delle figure più carismatiche e significative del panorama subacqueo Nazionale, Rodolfo Betti in arte Marò, ci ha lasciato sabato scorso.

Pioniere della pesca in apnea, con quasi 60 anni di attività sulle spalle, ci ha fatto vivere emozioni incredibili ed indimenticabili attraverso i suoi racconti.

Uomo di un’intelligenza e di un carisma straordinario, il nostro amato Marò, porta con sè una gran parte dell’affetto della nostra comunità."   

Marò ha continuato fino all'ultimo a collaborare con una importante agenzia turistica di Pisa per organizzare soggiorni nei paesi esotici di tutto il mondo.

Per fare questo percorreva ogni giorno il tragitto tra Marina e Pisa in bicicletta per tenersi in forma..
Il mio ultimo ricordo è quello di una chioma, ancora brizzolata, di un distino signore sportivo che pedalava in scioltezza lungo il viale di Marina.


Ciao Marò, troverai anche in Paradiso le profondità del tuo mare.

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