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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
"Dante, una terzina per volta"
di Stefano Benedetti
PAPI ALL’INFERNO

8/6/2021 - 17:21


PAPI ALL’INFERNO

Ogni super-eroe ha un nemico, ha un personaggio negativo contro cui lottare che rende a noi la misura precisa del male che c’è in giro per il mondo; ad esempio Superman come sappiamo ha Lex Luthor, Batman invece ha Joker e allora il nostro super-eroe Dante chi ha come nemico? 
Voi sareste tentati di rispondere il “Lucifero”, penso.

Niente affatto, il suo nemico numero uno, il suo uomo contro cui lottare e’ nientepopodimenoché un Papa!

Questo Papa e' Bonifacio VIII, contemporaneo di Dante, (al soglio pontificio dal 1294 al 1303) al secolo Benedetto Caetani, potentissimo rampollo della famiglia allora più potente di Roma e d'Europa, i Caetani, appunto.

Ma perché Dante ce l’ha tanto con lui? Per svariati motivi, il principale è quello che Bonifacio appoggiò in Firenze la fazione dei Guelfi Neri che grazie al suo contributo prevalsero sui Guelfi Bianchi a cui apparteneva Dante; ed a seguito di questa evoluzione politica quasi tutti i Bianchi, compreso ahimè il nostro Poeta, furono privati dei loro beni ed esiliati dalla città del Giglio.
Bonifacio, teneva in particolare modo al controllo di Firenze per un semplice motivo, per il fatto che Essa in quel periodo era la capitale finanziaria mondiale (se fosse già esistito il Fondo Monetario Internazionale, avrebbe avuto sede lungarno..).

Non a caso tutti i grandi Re e potenti del tempo, prima di intraprendere una qualche campagna o guerra che dir si voglia, passavano per Piazza della Signoria a firmar montagne di cambiali.
E il nostro "gran prete" era così sensibile al soldo a tal punto che nel 1300 si inventò l'Anno Giubilare, il primo giubileo in assoluto, non certo per una Santa Missione presso la Santa Romana Chiesa ma solo per attrarre a Roma migliaia di fedeli (si calcola furono almeno 350.000 e per l’epoca l’evento ebbe un effetto paragonabile ad una moderna Olimpiade in quanto a volume di affari).

La genialata assoluta di Bonifacio fu la vendita (badate bene, vendita) delle indulgenze, un mega affare colossale finanziario per il Papato, piu pagavi e meno da morto stavi eventualmente in Purgatorio, tu e i tuoi parenti, in pratica per soldi abbreviava la via per il Paradiso.
Ma Bonifacio, aveva fatto anche di peggio, ad esempio aveva fatto "dimettere" il suo predecessore Celestino V (il Papa del Gran Rifiuto), si dice vagando di notte per le stanze papali e urlando dentro un corno di bue, facendo finta di essere il demonio, al fine (riuscito) di impaurire il povero malcapitato Celestino che non resistette alle pressioni psicologiche del nostro ancora Cardinale Caetani.
Un bel soggettino quindi Messer Bonifazio.

E di sicuro c'è una parte d'Inferno pronta per lui e Dante ben la studia e ben la architetta.

Il Girone dei Papi Simoniaci, cioè quei Papi (la parola deriva da Simon Mago che offrì sfacciatamente dei soldi a San Pietro in modo da ricevere in cambio poteri taumaturgici da parte dello Spitito Santo!) che si vendettero per contanti, per i luridi sporchi denari.


E' il Canto XIX che li accoglie, e siamo nella terza bolgia dell'ottavo cerchio. Il contrappasso della pena è evidente, i papi stanno infilati a testa in giù dentro una buca infernale; questo, appunto, a ricordar loro che in vita avrebbero fatto meglio e guardar verso l’Alto, verso Dio e non verso il basso, verso cose troppo terrene e danarose.
Ma c'è un piccolo problema, anzi un problema non da poco!

Infatti come sappiamo Dante immagina vivere il momento della discesa agli inferi nel 1300 (proprio l'anno giubilare di Bonifacio VIII) e in quell'anno il nostro Papa è ancora vivente!!! (infatti morirà, ce lo dice la storia, nell'ottobre 1303).
E allora Dante, inventa un espediente, invece di tenere tutti i papi simoniaci infilati a testa in giù ognuno dentro una buca, fa si che invece la buca in questione sia una sola ed emergano da questa solo le gambe dell'ultimo papa simoniaco arrivato in ordine di tempo, in attesa che arrivi il successivo e si sostituisca a lui e spinga un po' più in basso tutta la (dannata) cordata dei predecessori.
E qui viene il bello.
L'ultimo Papa simoniaco morto è Nicolò III (altro bel tipino anche lui, pensate che la metà dei cardinali che nomino' erano tutti suoi nipoti...) e questi, mentre inizia a parlare con Dante, commette un equivoco:

Ed el gridò: "Se' tu già costì ritto,
se' tu già costì ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi mentì lo scritto.”
(Inf. XIX, 52,54)


Papa Niccolò III, essendo infilato a testa in giù nella buca e senza quindi poter vedere, scambia Dante per Bonifazio, stupendosi di aver sbagliato il tempo di attesa, prima che arrivasse il suo successore! 
Ecco Bonifacio atteso quindi all’Inferno!

Dante, quando vuole è vendicativo e non si lascia sfuggir il fatto di interrare all’inferno il Papa, suo nemico giurato, vivo e vegeto, tuttora in carica presso il soglio di Pietro.
I Supereroi sanno essere anche superperfidi.

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