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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

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Il primo fu il .....
Nulla obbligò a buttar giu il Conte 2, se non la .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Lavia giornalista
La gerarchia delle alleanze i partiti si scervellano, i liberaldemocratici si uniscono, Draghi governa

9/6/2021 - 10:48

La gerarchia delle alleanzeI partiti si scervellano, i liberaldemocratici si uniscono, Draghi governa



La riunione dei riformisti organizzata da Linkiesta è un passo avanti verso la costruzione di un rapporto tra il Partito democratico e l’area riformista. Intanto il centrodestra si incarta tra la federazione forzaleghista e i tentativi di arginare dall’interno Giorgia Meloni. L’unico che riesce ad andare per la sua strada è il Presidente del Consiglio

In politica, come a tennis, quando uno comincia a sbagliare l’altro comincia a giocare bene. Fallisce la federazione salviniana, e a sorpresa si comincia a parlare di federazione nel centrosinistra.

Ieri a Milano è successo qualcosa di nuovo, che è parso andare oltre le solite petizioni di principio, e cioè una riunione di tutti i riformisti pro Beppe Sala sostenuta da Linkiesta che ha fatto segnare un piccolo passo avanti nella direzione di un nuovo (inedito, anzi) rapporto fra il Partito Democratico e l’area riformista Azione-Italia viva-Base-Più Europa.

Da Roma ha commentato Andrea Marcucci, ex capogruppo dem: «Vedo con favore una federazione di centro sinistra, il Partito democratico ne inizi a ragionare con Azione, Italia viva, +Europa, Baseitalia. Incontro di Milano buon punto di partenza. Le amministrative diventino un banco di prova».

E il Movimento 5 stelle? Bisognerà vedere dove lo porterà un incerto Giuseppe Conte, ma la questione non si pone più, per nessuno, nei termini di prima, all’epoca dei fasti zingarettian-bettiniani di quella “alleanza strategica” che nel frattempo si è persa nell’iperuranio.

Lo ha spiegato a Milano Giorgio Gori forse chiudendo una discussione che ha assunto anche tratti ideologici, perché l’idea è quella di costruire una federazione riformista che poi alle elezioni si allea con il “nuovo” Movimento, evitando così – ha spiegato il sindaco di Bergamo – di essere «subalterni» come sarebbe inevitabilmente stato nella versione del Partito democratico di Nicola&Goffredo.
È insomma «una gerarchia delle alleanze» quella che Gori disegna e mette al servizio di una discussione interna che per la verità non è mai partita sul serio. Non sappiamo se sarà percorribile, ma è una strada concreta.

 

E già il fatto di vedere allo stesso tavolo Gori, Marco Bentivogli (Base Italia), Elena Bonetti (Italia Viva), Benedetto Della Vedova (+Europa), Marco Ghetti (Per l’Italia con l’Europa), Gianfranco Librandi (Lavoriamo per Milano), Matteo Richetti (Azione), Sergio Scalpelli (Base Milano), Laura Specchio (Alleanza Civica), Bruno Tabacci (Centro Democratico), beh non è poco.

La cosa, come detto, è planata a Roma. Si vedrà il grado di permeabilità del Nazareno gestione Letta.
Situazione fluida a sinistra mentre a destra la situazione è incartata, incartatissima, tutto bloccato sulla Federazione Lega-Forza Italia che Matteo Salvini pensava di avere in tasca. Non se ne farà niente, fino a nuovo ordine.

Silvio Berlusconi li ha fregati un’altra volta. Non si sa se per malizia o solo perché ci ha ripensato, fatto sta che il vecchio Cavaliere recluso a Arcore ha dimostrato di avere ancora le chiavi per qualunque operazione a destra. Ha il potere di fermare le macchine, ci dice Andrea Cangini, “carfagnano”: «I processi politici non si improvvisano né si calano dall’alto: perché funzionino vanno costruiti nel tempo e devono avere un senso che vada oltre le convenienze del momento».
È un piccolo Bignami della politica inviato a via Bellerio. Già, perché Salvini è furibondo: aveva messo a punto una precisa road map perfetta per presentarsi a cospetto di Mario Draghi nella veste di virtuale capo di una “cosa” forzaleghista, una roba del 30% e dunque ben superiore al dato della arrembante Giorgia, la quale aveva incontrato il premier la settimana scorsa: in entrambi i casi Draghi li ha imbambolati come ha voluto.

E la questione è esattamente questa. I partiti, a destra ma anche a sinistra, non riescono a inventarsi nulla che possa sottrarre spazio politico reale – non i cinque minuti al telegiornale – ad un presidente del Consiglio che mentre loro chiacchierano di alchimie più o meno cervellotiche governa e alla realizza le cose esattamente come voleva lui.
Ma è sorprendente che i grandi favoriti del centrodestra stiano dimostrando una totale assenza di regia politica. Tutto sembra affidato al caso, o meglio a come conquistare l’apertura sui giornali in omaggio al proprio narcisismo più che all’utile politico generale. E dunque è un susseguirsi di sgambetti di Salvini contro Meloni, di Berlusconi contro Salvini, di Meloni contro gli altri due.
Lei, che è accoccolata nella più comoda posizione dell’oppositrice senza macchia e senza paura, deve però stare attenta perché se è vero che oggi incassa il mezzo fallimento della federazione salviniana, domani potrebbe avere una pessima notizia da Roma (dove la trattativa sul candidato sindaco è bloccata).
Infatti si dice che Salvini e gli azzurri le stiano preparando un bel “piattino”: mandare in campo nella Capitale questo Enrico Michetti, “avvocato radiofonico” voluto da Fratelli d’Italia, vederlo soccombere e addossare la responsabilità della disfatta a Giorgia proprio nel momento in cui è in grande spolvero: una bella sconfitta a Roma per lei non sarebbe esattamente una medaglia. Questa è l’aria che tira a destra.
La realtà generale che stiamo vivendo ormai da mesi racconta questa frustrazione dei partiti che, ciascuno a suo modo, si dannano per comunicare all’opinione pubblica una propria identità, uno specifico progetto, un insieme di idee ma senza cavarne un ragno dal buco.
Tutti cercano di farsi notare: come alle feste, quando tutti gli occhi sono per la bella o il bello della situazione, e ognuno si mette vanamente in mostra ma senza risultati.

E così ecco spiegata l’estemporaneità delle proposte di Enrico Letta, ognuna slegata dalle altre, oggi la “dote” per i diciottenni domani “Bella ciao” per legge; ed ecco dall’altra parte gli arzigogoli politicisti di Salvini per contenere la Meloni, con un Cavaliere tornato a fare il bello e il cattivo tempo come 30 anni fa.

I partiti si scervellano, Mario Draghi governa. È una storia semplice, in fondo.





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